Il "Signore degli Anelli" che ha dominato la scena mondiale negli anni Novanta nella ginnastica artistica: "Per risolvere la crisi servono riforme serie: meritocrazia, cuneo fiscale, liberalizzazioni e ricerca. Così una nuova e migliore Europa potrebbe partire da noi"
Ginnasta, Jury Chechi è soprannominato il Signore degli Anelli, dopo aver dominato la scena mondiale nella specialità degli anelli per tutti gli anni Novanta. Alle Olimpiadi di Atlanta 1996 ha vinto la medaglia d’oro. Nel suo palmares anche uno storico bronzo olimpico conquistato al rientro da un terribile infortunio ad Atene 2004, edizione dei Giochi in cui è stato portabandiera degli azzurri, oltre a cinque ori e due bronzi ai Mondiali, quattro ori e due bronzi agli Europei oltre a tre ori alle Universiadi e ai tredici ori ai Giochi del Mediterraneo. Si chiama Jury in onore del cosmonauta russo Jurij Gagarin, il primo uomo che viaggiò nello Spazio.
Nome?
Jury.
Età?
42.
Dove vivi?
Prato.
Professione?
Libero professionista.
Cantante e/o canzone preferita?
Ascolto un po’ di tutto.
Film, attrice e/o attore preferiti?
Non ci resta che piangere, come attore Robert Redford.
Uno sportivo che ammiri del passato?
Muhammad Alì.
Uno sportivo che ammiri del presente?
Roger Federer.
La persona che stimi di più in assoluto?
Mia moglie.
Programma tv preferito?
Non guardo la tv, solo lo sport.
Che giornali leggi?
Sono abbonato a Corriere e Gazzetta dello Sport.
Il libro che stai leggendo, o l’ultimo letto?
L’ultimo libro di Robert Ludlum. E Il quaderno di Maya, di Isabel Allende.
Il sito internet che visiti di più?
La borsa, purtroppo.
Dio esiste?
Non sono un credente, sono ateo.
Allah esiste?
No, per lo stesso motivo di prima.
Destra o sinistra?
Mangio con la destra e scrivo con la sinistra. Attualmente non ho direzioni.
Sei favorevole ai matrimoni omosessuali?
Direi di sì, non vedo quale possa essere il problema.
Cosa pensi del governo Monti?
Ha iniziato benino e sta continuando meno bene.
E’ stato giusto o sbagliato rinunciare alla candidature per Roma 2020?
E’ stato sbagliato. Pur condividendo le preoccupazioni del Presidente del Consiglio credo potesse essere un’ottima opportunità per fare dell’Italia un paese migliore. Ci voleva più coraggio.
Nello sport la crisi si sente?
Sì, assolutamente
Nel tuo sport si sente?
E’ sempre stato uno sport povero, quindi si sente di meno. Ma vivendo dei finanziamenti del Coni ne risente anche la ginnastica.
Ti preoccupa la crisi?
Sì
Per i tuoi figli?
Solo per loro, per i miei figli e per i giovani. Per me oramai le cose sono abbastanza organizzate, anche se spero vengano giorni migliori.
Una soluzione per la crisi?
Credo che l’Italia possa ambire a essere uno dei paesi protagonisti nel cercare di risolvere l’attuale crisi con delle riforme serie: spesa pubblica, meritocrazia, cuneo fiscale, liberalizzazioni e ricerca. Sarebbe anche un segnale per gli altri paesi. Una nuova e migliore Europa potrebbe partire da noi.
Fai la raccolta differenziata?
Assolutamente sì, con grande determinazione.
Prendi i mezzi pubblici?
Ci provo.
Pratichi ancora sport?
Appena posso.
Hai sacrificato qualcosa della vita per lo sport?
Assolutamente sì: la famiglia soprattutto, e poi il cibo. Ma rifarei le stesse cose.
Cosa hai vinto?
Tanto, tantissimo. Da piccolo avevo il sogno di diventare campione olimpico e l’ho coronato. Sono anche una persona più forte, consapevole e determinata grazie allo sport.
La tua vittoria indimenticabile?
Scontata, ma devo dire l’oro alle Olimpiadi di Atlanta ’96.
La sconfitta più brutta?
Il non aver potuto partecipare a due Olimpiadi per due infortuni molto gravi.
La vittoria di qualcun’altra/o che avresti voluto tua?
La maratona di Atene vinta dal mio amico Stefano Baldini ad Atene nel 2004: la gara regina dei Giochi conclusa nello stadio in cui è nata l’Olimpiade.
Al tempo facevo sesso prima delle gare?
Quando ce la facevo sì, volentieri. Non credo che l’astinenza serva, basta non esagerare.
Esiste il doping?
Purtroppo sì. Nella ginnastica non credo, ci ho vissuto 30 anni e non credo.
Più adesso o prima?
Sicuramente adesso molto meno. Si è fatto moltissimo, soprattutto negli sport più inquinati. Però non ne siamo ancora liberi e non so se ce ne liberemo mai.
Hai mai pensato di aver perso perché un tuo avversario si dopava?
No, non credo. E anche se fosse non me ne sarebbe fregato nulla.
Il tuo ricordo delle Olimpiadi?
Essere l’alfiere, il portabandiera dell’Italia ad Atene 2004. Il ricordo più vivo ed emozionante: gioia pura, totale.
Cosa è cambiato da allora ad oggi?
Da Atene ad oggi sicuramente poco.
Cosa è cambiato negli atleti?
C’è sempre una gran voglia di fare bene, non è cambiato molto.
Cosa ti aspetti da Londra 2012?
Principalmente che l’Italia possa essere protagonista come è sempre stata: con serietà e determinazione. Per quanto mi riguarda, come commentatore Sky il poter far vivere allo spettatore nuove emozioni.