Un muro che nessuno vuole, neanche i residenti che dovrebbero godere della sua funzione: respingere il rumore dei treni che portano da Roma al mare. Centinaia di cittadini ad Ostia combattono da mesi contro le ruspe dell’Atac, l’azienda di trasporti capitolina, per impedire la realizzazione di una barriera fonoassorbente, un muro di cemento e vetro alto più di 5 metri e lungo 5 chilometri, per smorzare il chiasso del trenino che collega la capitale con il mare. Non sono certo dei masochisti: vorrebbero sicuramente vedere quantomeno attutito il rumore dei trenini fatiscenti che passano vicino le loro abitazioni ma non al prezzo di essere praticamente murati vivi, con un ‘nuovo muro di Berlino’ che taglierebbe in due il popoloso quartiere romano. Il costo dell’operazione non è irrilevante: la Regione per una prima parte del lavoro ha già impegnato 6 milioni di euro; per tutti i 5 chilometri ne servono circa 14.
“Le abitazioni interessate – spiega Roberto Costantini, coordinatore dei comitati cittadini in rivolta – distano dai 5 ai 10 metri dal punto in cui dovrebbe essere eretto il muro. I residenti ora hanno davanti alberi maestosi che da decenni ombreggiano le loro case e possono godere delle brezza che arriva dal mare. Con il muro gli abitanti del primo e del secondo piano non potranno neanche respirare. E’ un’opera mastodontica, solo la prima tranche dei lavori costa 6 milioni di euro, soldi stanziati dalla Regione Lazio. Tra l’altro verranno anche abbattuti centinaia di alberi: pini e quant’altro”. “A me non dà fastidio il rumore del treno, ma visto che effettivamente bisogna intervenire, perché non si agisce prima sulle cause del problema – si chiede Costantini – utilizzando nuovi binari termosaldati, sostituendo i vecchi treni o almeno le loro ruote cigolanti?”.
Sabato, per la quarta volta in poche settimane, grazie al presidio degli abitanti di Ostia, i lavori sono stati sospesi, ma i cittadini denunciano forzature e pressioni degli addetti ai lavori: “Il 17 luglio hanno fatto una specie di blitz in fretta e furia – denuncia Adriana Fornaro, comitato Amici della Madonnetta – tant’è che il cantiere non aveva né la segnaletica dovuta né il cartello dei lavori con tutte le informazioni del caso. E’ stata gettata una massicciata per far passare i mezzi pesanti, rovinando per sempre l’unica duna naturale presente sul lido di Ostia. Siamo soli in questa battaglia, i rappresentanti del nostro municipio sono latitanti. Questa mattina poi (sabato, ndr) gli operai hanno rotto il muro di cinta di una scuola media per riprendere i lavori, spaventando tra l’altro la custode della scuola che non era stata neanche avvertita”.
Non solo i residenti saranno penalizzati dal “muro di Ostia”, ma anche gli studenti della scuola media: “La pista di atletica leggera dell’istituto verrà tagliata praticamente in due dal muro” denuncia un insegnante che ha preparato un appello “per tutti i colleghi della scuola: altrimenti cosa penseranno i ragazzi quando torneranno dalle vacanze e si troveranno la loro pista inutilizzabile. Cosa gli racconteremo noi docenti?”
E le barriere fonoassorbenti non sembrano neanche risolvere realmente il problema del rumore del passaggio dei treni. “Dallo studio sull’impatto acustico – spiega Nando Bonessio, presidente dei Verdi nel Lazio – il problema potrebbe non essere risolto. Comunque dal terzo piano in poi, c’è il rischio, con il muro, di amplificare il rumore del treno. Anche il microclima di Ostia subirà delle modifiche, visto che questa barriera mastodontica impedirà alla brezza marina di arrivare nell’entroterra. E’ inconcepibile che la Regione spenda tutto quel denaro, quando le stazioni sono fatiscenti, i treni sono da terzo mondo ed il servizio Ostia-Roma è pessimo”. In effetti il “trenino del mare” è balzato più volte agli onori della cronaca per i suoi disservizi.
La Regione peraltro prima di approvare il progetto non ha consultato i cittadini che chiedono da mesi di essere ascoltati. “Il 99% dei residenti è contrario al muro – dichiara Roberto Costantini – ma questo ‘dettaglio’ è stato ignorato dalle istituzioni”.
Angelo Bonelli, presidente dei Verdi e consigliere regionale del Lazio, ha presentato un esposto alla Procura tre mesi fa e un’interrogazione alla Polverini due mesi fa. La governatrice non ha ancora dato risposta. “Non si possono spendere tutti questi soldi – spiega Bonelli – quando riducendo semplicemente di 3 chilometri orari la velocità si risolverebbe il problema dell’inquinamento acustico. Oltre a spendere milioni di euro che potrebbero essere utilizzati in altro modo, si tagliano indiscriminatamente decine e decine di alberi sani. Questi cittadini sono i partigiani della legalità. Qui siamo in presenza di irregolarità gravi, oggetto di un esposto da parte nostra. Hanno aperto un cantiere senza mettere i cartelli di inizio lavori, creando una strada sterrata con detriti mischiati a plastica e ferro. Ci aspettiamo una sanzione dai vigili urbani del lido”.
Il capocantiere sabato si è trincerato dietro un no comment e Vincenzo Saccà, responsabile del Servizio Clienti di Atac, risponde che questo è il progetto approvato e che da parte di Atac c’è la piena disponibilità a condividere il progetto con i residenti, ma per migliorarlo, non per metterne in discussione la realizzazione. I lavori sono ripresi oggi, ma con qualche problema. C’è chi ha parcheggiato davanti al cancello principale del cantiere, infatti, ma i vigili urbani non hanno potuto fare multe visto che non esiste un divieto di sosta. Tanto che operai e mezzi pesanti sono dovuti passare nell’area di lavoro aprendo un varco laterale.
Anche il Corpo Forestale, che la scorsa settimana ha sospeso i lavori per 48 ore, vuole vederci chiaro. “Al momento stiamo ancora valutando la situazione – dichiara Carlo Costantini, Comandante del Corpo provinciale di Roma – Stiamo verificando se vi sono tutte le autorizzazioni necessarie per i lavori; fra qualche giorno sapremo l’esito delle verifiche. Andremo comunque a fare un nuovo sopralluogo durante la settimana”. Ed anche i cittadini, grazie ai quali i lavori non sono riusciti ancora a partire a pieno regime, hanno deciso di vigilare la situazione, decidendo di istituire un presidio diurno permanente finché le ruspe non se ne andranno.