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Usa, pistole e kalashikov da comprare online. Anche senza porto d’armi

Pure James Holmes, killer della strage di Denver, si era rifornito di ordigni ed esplosivi in rete. Internet infatti, in molti stati americani, consente acquisto e scambio senza alcun tipo di documento. Se in armeria bisogna fornire una lunga serie di credenziali, sul web basta contattare il venditore e darsi appuntamento in un parcheggio

I federali che gli hanno messo sottosopra la casa gli hanno trovato seimila munizioni per fucile d’assalto, lo stesso usato probabilmente per ammazzare dodici persone nel cinema di Aurora. James Holmes quelle munizioni le aveva comperate su internet. Per ricevere proiettili via posta, avvertono i siti che vendono armi online, non c’è nemmeno bisogno della Federal Firearms Licence, necessaria per commerciare in armi. Le leggi federali prescrivono che le armi comperate sul web bisogna farsele spedire in un’armeria o presso un conoscente in possesso della licenza, un po’ come avviene in Italia dove l’art. 17 della legge 110/75 vieta la compravendita di armi per corrispondenza e dove di solito il privato che vende spedisce tramite la sua armeria di fiducia a quella di chi acquista. Ma, negli Usa come da noi, per scavalcare la legge non serve molto: internet è un gigantesco ipermercato in cui si acquistano con facilità armi di tutti i tipi, da guerra comprese. Bastano pochi click del mouse.

Il 14 dicembre 2011, tre giorni dopo che Peter Figoski, ufficiale di polizia, venne freddato con tre colpi di pistola al volto, il sindaco Bloomberg rese noti i risultati di un’indagine condotta dall’amministrazione di New York sulla compravendita di armi. I 15 investigatori incaricati del caso non avevano fatto altro che collegarsi a 10 siti internet, tra cui Glocktalk.com, Armlist.com e persino Craigslist.com, per concludere affari in brevissimo tempo con 125 venditori sparsi in 14 stati. Venne fuori che tra i siti monitorati Craigslist, il portale che chiunque vada a New York consulta per cercare casa o trovare lavoro, era il luogo dove era più facile comprare una pistola o un fucile, con l’82% dei rivenditori contattati tramite le sue pagine. Facile, facilissimo. Ma perché? Grazie ad una vacatio legis in virtù della quale in moltissimi stati americani è possibile smerciare armi su internet senza alcun tipo di documento. Se si va in armeria bisogna fornire una lunga serie di credenziali, su internet no: basta contattare il venditore, darsi appuntamento in un parcheggio e si torna a casa con una semiautomatica Glock-23, un Kalashnikov o un fucile di precisione Barrett M107 calibro 50, in grado di abbattere un elicottero. Questo perché il villaggio globale è troppo vasto per gli angusti limiti in cui operano le leggi dei singoli Stati. Nei siti specializzati si trova dal fucile da caccia all’arma da guerra.

Gunbroker.com è uno dei più forniti al mondo. Sulla homepage si autodefinisce “sito di caccia e sport” e propone tutta una serie di armi che rientrano nella categoria. Ma poi basta fare una ricerca nel database e sullo schermo si apre un nuovo universo: digitando “Uzi”, mitra da guerra, appaiono “775 articoli”. Le note legali sottolineano che gli acquisti possono essere effettuati solo da chi ha il porto d’armi e gli articoli possono essere trasportati solo da personale autorizzato. Ma poi si lascia all’acquirente ogni responsabilità legale. Per non avere problemi alla dogana è preferibile comperare armi a pezzi. L’offerta è sterminata, migliaia di siti consentono di ordinare parti di fucili e pistole, o meglio fucili e pistole smontati fino all’ultima vite, da riassemblare nel garage di casa. Ad una semplice ricerca su Google con la chiave “gun parts” tra i primi risultati esce www.gunsnparts.com. La sua filosofia campeggia già sulla homepage: “Abbiamo migliaia di pezzi in stock – si legge – per ordinare contattateci via telefono, mail e o fax. Accettiamo Visa, Mastercard e Discover. Spediamo tutto via UPS”. I professionisti navigano in acque più profonde, quelle del deep web, che ospitano il più grande bazar di armi da guerra della rete. Nato come sezione del più famoso The Silk Road, noto anche come “l’Amazon delle droghe”, a marzo The Armory è diventato un portale a sé. Non lo si trova su Google, neanche digitando la sua url – ayjkg6ombrsahbx2.onion – è possibile raggiungerlo: per accedervi bisogna scaricare un software, Tor, che consente di entrare in maniera anonima e irrintracciabile, e gli acquisti si effettuano in Bitcoin, moneta digitale del valore di circa 3 euro e 70 cent.

Su ‘The Armory’ gente da ogni angolo del mondo si offre per spedirti a casa dalle granate, costo 50 bitcoin l’una, ai bazooka, passando per i fucili Bushmaster M4, usati dalle forze speciali Usa in Afghanistan. Una piccola comunità, quella di ‘The Armory’, ma simbolo di un web sul quale chiunque può armarsi, dal cacciatore al potenziale stragista. Ma la Storia, si sa, non è magistra vitae, specie negli Usa dove il II Emendamento, che garantisce la libertà di difesa personale e soprattutto i giganteschi introiti della lobby dei produttori di armi, pare una montagna impossibile da scalare: “Anche Lee Harvey Oswald – ha raccontato Ray Kelly, capo della polizia di New York il giorno della conferenza stampa del sindaco Bloomberg – comperò via posta il fucile con cui nel 1963 a Dallas uccise il presidente Kennedy“.