La figlia del Cavaliere è stata cointestataria dei conti da cui sarebbero partiti i bonifici (milionari) sospetti verso il senatore del Pdl. Alla presidente di Monadaori però sono stati chiesti lumi su solo due bonifici. L'ipotesi della Procura è che il denaro sarebbe servito al Cavaliere per comprare il silenzio del senatore o per finanziare la mafia
I magistrati di Palermo hanno interrogato la figlia del Cavaliere, Marina Berlusconi, nell’ambito dell‘indagine per estorsione all’ex premier da parte del senatore (Pdl) Marcello Dell’Utri. La presidente di Fininvest infatti è cointestataria con il padre di un conto bancario da cui sarebbero arrivati dei “prestiti” al cofondatore di Forza Italia. Marina Berlusconi sarebbe sentita come persone informata dei fatti e forse anche come parte lesa.
In totale si parla di decine di milioni di euro, oltre a una villa pagata forse anche il doppio del valore reale. I conti correnti dell’amico storico del presidente del Pdl, d’altronde, secondo gli accertamenti dell’Uif, l’Unità di analisi finanziaria della Banca d’Italia, sono stati spesso in profondo rosso. Secondo quanto riportato da alcuni quotidiani in certi casi l’esposizione superava anche i tre milioni di euro. Tanto che nel 2008 da un conto di Berlusconi è partito un milione e mezzo verso quello del senatore siciliano per ricomporre la situazione.
In particolare il procuratore Francesco Messineo, l’aggiunto Antonio Ingroia e i Pm Paolo Guido, Lia Sava e Nino Di Matteo hanno chiesto lumi alla figlia dell’ex presidente del Consiglio, su due bonifici da 362mila e da 775mila euro fatti a titolo di prestito infruttifero, nel 2003, dal conto di cui è stata cointestataria. Quindi nel colloquio di oggi si è parlato solo di una piccola parte dei circa 40 milioni che Dell’Utri, secondo gli inquirenti, avrebbe ricevuto in 10 anni da Berlusconi. L’ ipotesi fatta dalla Procura è che il fiume di denaro sarebbe servito al Cavaliere per comprare il silenzio del senatore o che, attraverso il parlamentare, come già accaduto negli anni Settanta, l’ex premier abbia fatto arrivare soldi a Cosa nostra per assicurarsi la protezione delle cosche.