Tecnici del comune di Carpi e Castelfranco Emilia creavano bandi pubblici ad hoc e avvertivano per tempo aziende che formavano ‘cartelli’ per fagocitare le commesse a rotazione, con l’offerta al massimo ribasso. In tutto sono sette gli indagati con accuse di corruzione, turbativa d’asta, truffa e falso
Oggi gli agenti hanno catturato anche il quarto indagato raggiunto da ordinanza di custodia cautelare ma irreperibile da cinque giorni: si tratta di Mario Silvestri, amministratore di fatto della ditta Nuova Segnaletica Modenese. Le ipotesi di reato, anche per gli altri 7 indagati a piede libero, sono a vario titolo di corruzione, turbativa d’asta, truffa e falso. Secondo l’accusa l’ingegnere Rispoli creava bandi pubblici ad hoc e avvertiva per tempo aziende che formavano ‘cartelli’ per fagocitare le commesse a rotazione, con l’offerta al massimo ribasso.
Lo stesso avrebbe fatto a Carpi Marco Prisciandaro, cui viene contestata una gara falsata. Il costruttore Giovanni Speria, principale aggiudicatario, è accusato di aver corrotto il capo dell’ufficio tecnico di Castelfranco effettuando gratuitamente lavori di ristrutturazione, per 30mila euro, nella sua casa di Reggio Emilia. Il gip Domenico Truppa ha anche disposto il sequestro per equivalente sui conti correnti degli arrestati per 50mila euro. Nell’inchiesta sono coinvolte almeno cinque imprese modenesi ma anche lombarde e venete che versavano ai dipendenti pubblici il 5% del valore degli appalti, dissimulando appunto le tangenti con favori in tempi non sospetti. In sostanza ciò che l’ex pm di Mani Pulite Antonio Di Pietro definisce ‘l’ingegnerizzazione della mazzetta’. Nel mirino degli investigatori della prima sezione della Mobile e della direzione centrale anticrimine della Questura sono finiti 25 capitoli di appalto per circa un milione di euro, con importi variabili da un minino di 14mila ad un massimo di 140mila euro ciascuno, la maggioranza nel Comune di Castelfranco. Il gip ha anche emesso tre misure interdittive di divieto temporaneo di esercitare uffici direttivi nei confronti dei legali rappresentanti della Andrei segnaletica stradale di Brescia, della Fila sas di Verona e di Progetto segnaletica srl di Modena.
“L’attività investigativa ha fatto emergere il profitto ricavato dai partecipanti all’illecita gestione degli appalti nel portare avanti il progetto delittuoso – si legge nelle carte giudiziarie – individuato per la ditta coinvolta nel garantirsi l’assegnazione dei lavori a scapito di altre aziende titolate e per il rappresentante del Comune (di Castelfranco Emilia, nda) nel ricevere indebitamente somme di denaro quale corrispettivo per i ‘favori’ garantiti e nel far sì che i lavori di ristrutturazione di un appartamento acquistato a titolo personale, venissero realizzati dalla ditta favorita senza percepire alcun compenso”. Quanto al modus operandi del sistema, effetto dei pre-accordi, il giudice evidenzia quattro tipi di anomalie: “la violazione delle norme in tema di pubblicità del bando”, non diffuso per evitare la partecipazione di ditte extrasistema, “l’utilizzazione indebita della categoria ‘urgenza’ per l’affidamento della commessa”, “il sistematico utilizzo della procedura negoziata” e la “reiterazione ingiustificata dell’affidamento, senza espletamento di nuove procedure per la scelta del nuovo contraente”.
L’inchiesta condotta dal pm Francesca Graziano è partita a seguito di alcune segnalazioni di imprenditori che si dicevano danneggiati, e in particolare dall’esposto di un subappaltatore dei lavori di segnaletica. Come sempre accade nelle indagini per reati contro la pubblica amministrazione, in assenza di ‘gole profonde’, risulta determinante lo strumento delle intercettazioni ambientali e telefoniche. Nonostante i molteplici accorgimenti posti in essere dagli indagati, come parlare in modo criptico, dopo le perquisizioni effettuate in aprile presso i Comuni e gli uffici privati delle imprese sono stati raccolti elementi utili. Gli investigatori hanno sequestrato alcuni appunti con annotati importi presumibilmente riconducibili agli appalti cogliendo alcune reazioni come quella del costruttore Giovanni Speria.
Il titolare della Edil Giò infatti si rivolge alla sua impiegata, intercettato dalla microspia piazzata sull’ auto, intimandole di “strappare tutto”. Il procuratore aggiunto Lucia Musti ha sottolineato l’importanza dei sequestri nei procedimenti per reati contro la pubblica amministrazione: ”La nuova frontiera è l’aggressione patrimoniale non solo per la mafia ma anche per gli episodi di corruzione, che arrecano un danno alla libera concorrenza e alla collettività. Per questo sono importanti, oltre alla responsabilità penale degli Enti, i sequestri per equivalenti, che rappresentano un parziale risarcimento”. Speria e Prisciandaro hanno chiesto la liberazione mentre Rispoli presenterà l’istanza di scarcerazione contestualmente alla consegna di un corposo memoriale. Tutti e quattro, compreso l’ultimo arrestato Silvestri, negano gli addebiti. Nel frattempo divampa la polemica politica. Lega Nord, Sel e Federazione della Sinistra chiedono pulizia all’interno delle pubbliche amministrazioni, il Pdl invoca direttamente le dimissioni del sindaco di Castelfranco, l’avvocato Stefano Reggianini, che risponde: ”Ci tengo a non entrare nel merito degli affidamenti, perchè il mio ruolo è politico e non tecnico. Peraltro in questo caso si tratta di piccoli importi che seguono procedure semplificate, cioè trattative in cui si negozia (…). Qualora si dovesse arrivare ad un processo assisterebbe il Comune che è pronto a costituirsi parte civile”.
Il segretario provinciale del Pd Davide Baruffi invita a non accostare gli ultimi casi a quello più grave di Serramazzoni: “A Serramazzoni il Pd aveva dapprima chiesto all’amministrazione precise risposte a quanto sembrava delinearsi e, poi, non avendole ottenute, di fronte a un sistema che si rivelava sempre più opaco e non coerente con quello che è il nostro modo di essere, non abbiamo esitato a prendere le distanze dall’amministrazione uscente e, soprattutto, a contrastare la candidatura di Sabina Fornari. A Castelfranco e Carpi – ricorda Baruffi – nessuno dei fatti contestati può essere ricondotto ad amministratori, ad un sistema di governo o, tantomeno, ad un partito politico”. A spiazzare è però l’intervento di Roberto Vezzelli, dal 2004 al 2011 al timone di Legacoop, passato recentemente dal Pd a Sel: ”Non è giustificabile che un sindaco o un assessore si lascino sfuggire di mano situazioni come quelle che si stanno profilando. Il concetto di responsabilità suggerirebbe, al minimo, una richiesta pubblica di scuse ai cittadini e, se i fatti fossero accertati, il dovere di rassegnare le dimissioni. I comportamenti alla Formigoni – sottolinea l’ex presidente di Legacoop – sono inaccettabili soprattutto da chi si dichiara diverso