Non basta la situazione di altissima tensione sui mercati finanziari, con lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi che raggiunge il record negativo da quando è in carica il presidente del Consiglio Mario Monti, le Borse europee che chiudono in negativo e Piazza Affari che sprofonda per il secondo giorno consecutivo. Tutto questo, infatti, accade nella stessa giornata in cui Madrid (che ha problemi di spread più gravi dell’Italia: oggi ha chiuso a 638) pare aver tentato una sorta di “bluff”. Nel primo pomeriggio, infatti, il governo spagnolo ha diffuso una nota, spacciandola per “congiunta” con Italia e Francia, che aveva toni molto decisi e si rivolgeva direttamente a Bruxelles. Il senso era: “L’Ue si sbrighi ad applicare le misure decise all’ultimo consiglio”, scudo anti-spread compreso naturalmente. Peccato che l’esecutivo italiano e quello francese dopo poche ore hanno spiegato di non sapere niente di quel comunicato e che sono rimasti “a bocca aperta”, come ha detto una fonte del governo Ayrault all’Ansa.
E’ invece davvero un comunicato congiunto quello diffuso in serata dai ministri dell’Economia di Germania e Spagna, Wolfgang Schaeuble e Luis De Guindos che oggi si sono incontrati a Berlino: “Il livello dei tassi sui bond spagnoli non corrisponde nè ai dati fondamentali economici della Spagna, nè al suo potenziale di crescita, nè alla sostenibilità del suo indebitamento statale” rassicurano i rappresentanti dei due governi.
La nota “congiunta” che congiunta non è. La dichiarazione unitaria di Francia, Spagna e Italia (nata e morta in tre ore) era un vero e proprio appello all’Ue per “l’applicazione immediata” degli accordi presi al consiglio europeo di fine giugno (quello della “vittoria” di Monti) e tra questi anche l’introduzione di un meccanismo anti-spread con tanto dell’utilizzo del verbo “esigere”. “La rapidità è una condizione essenziale del successo di tutte le azioni europee – aveva anche dichiarato il segretario di stato spagnolo per l’Unione europea Mendez de Vigo, citato nel comunicato – e c’è un divario preoccupante tra le decisioni prese dal Consiglio europeo e la loro applicazione”.
Ma anche se non ufficialmente uno dopo l’altro il governo francese e poi quello italiano si sono smarcati. Una fonte autorevole del governo francese citata dall’Ansa senza mezzi termini ha spiegato che “è una pura invenzione, non esiste”. Tanto che a Parigi come a Roma sono rimasti “a bocca aperta” dopo la nota rilasciata dal governo spagnolo. “E’ una balla fantasmagorica, una grande sciocchezza”, è sbottata la fonte di Parigi, sottolineando che il ministro francese per gli Affari europei, Bernard Cazeneuve, ha sentito in proposito il suo omologo italiano, Enzo Moavero. Alla domanda se la Francia intendesse smentire la notizia, la fonte ha risposto: “Non possiamo smentire perchè si tratta di una cosa che non esiste. Non si smentisce una cosa che non esiste”. Pochi minuti e una fonte non ufficiale ma autorevole di Palazzo Chigi ha espresso “lo stupore del Governo italiano” per l’iniziativa comunicata dal ministero degli Esteri spagnolo della quale “il Governo italiano non è al corrente”.
Il risultato è che nel tardo pomeriggio dal sito internet del governo spagnolo è scomparso il comunicato. Secondo alcuni osservatori, la Moncloa ha fatto rimuovere la nota dopo un’esplicita richiesta della Francia.
La Catalogna chiede aiuti. Cosa sia successo per arrivare a un incidente del genere non è dato sapere. E’ certo però che la Spagna si trova sempre di più con l’acqua alla gola. A simbolo di un’intera vicenda nazionale il caso della Catalogna, una delle regioni più ricce del Paese, che oggi ha ufficializzato che chiederà l’aiuto del governo centrale. Si tratta della terza regione, dopo la Comunità Valenciana e quella di Murcia, a sollecitare il salvataggio al fondo da 18 miliardi messo a disposizione dallo Stato delle regioni con problemi di insolvenza. “La situazione attuale – ha spiegato il responsabile dell’Economia della Regione Andreu Mas-Colell – è che la Catalogna non dispone di altra banca che il governo spagnolo”.
Il portavoce del governo regionale catalano, Francesc Homs, ha poi sottolineato che saranno utilizzati tutti gli strumenti a nostra disposizione per raggiungere sul fronte del flusso di cassa e della liquidità” ha detto il portavoce, ma la richiesta di salvataggio appare ineluttabile. Il governo di Barcellona, ha spiegato Homs, punta ad accedere “a ogni linea di credito che agevoli la nostra tesoreria”, evitando così di ricorrere al termine “salvataggio”. Il governo catalano guidato dal partito nazionalista moderato Convergència i Uniò deve affrontare nella seconda metà di quest’anno la scadenza di debiti per oltre 5,7 miliardi di euro, secondo i calcoli dei media spagnoli. Ma l’indebitamento totale della regione autonoma è di circa 42 miliardi di euro. Il governo Rajoy ha creato nelle scorse settimane un fondo di salvataggio temporaneo denominato Fondo di liquidità per le autonomie, con una dotazione di 18 miliardi di euro, al quale possono scegliere volontariamente di accedere le comunità autonome in difficoltà con il pagamento dei loro debiti.
Continuano le proteste a Madrid. Continuano intanto a Madrid le proteste dei dipendenti pubblici contro i tagli delle tredicesime contenuti nella maxi-stangata da 65 miliardi approvata dal governo spagnolo. Concentrazioni e blocchi stradali volanti sono stati effettuati da lavoratori degli ospedali La Paz, Gregorio Maranon e Ramon y Cajal, e cortei di protesta hanno interessato, ieri ed oggi, alcune delle arterie centrali della Capitale, come la Castellana, la Gran Via e Puerta del Sol, informano fonti del sindacato della funzione pubblica Csif. Perfino i lavoratori del Palazzo del Governo della Moncloa hanno manifestato ripetutamente negli ultimi giorni davanti alla sede dell’esecutivo.
Per frenare le proteste, il governo ha avvertito i funzionari che sono tenuti a dare preavviso e chiedere autorizzazione scritta per qualunque mobilitazione in orario di lavoro. Nell’ultima circolare, citata dai media, si ricorda che, secondo quanto stabilito nello Statuto base dei lavoratori e nel contratto collettivo unico per il personale statale, le proteste devono essere effettuale al di fuori dell’orario di lavoro e dopo preavviso di 24 ore all’amministrazione, “e sempre che non danneggino la prestazione del servizio”. Intanto, sui social network è partito negli ultimi giorni un nuovo appello a manifestazioni spontanee di massa per i prossimi 26 e 27 luglio nella capitale e in altre città iberiche.
Dallo scorso 11 luglio, quando il premier Mariano Rajoy ha annunciato il taglio delle tredicesime, dei permessi invernali e sindacali per i dipendenti della funzione pbblica, le proteste dei lavoratori della pubblica amministrazione – soprattutto poliziotti e pompieri, i cui sindacati calcolano un taglio di 300 euro netti sugli stipendi per le manovre di austerità – sono praticamente quotidiane. L’esecutivo, sottolineano i media, tenta di evitare una “ellenizzazione” dell’immagine del Paese, che evidenzierebbe quella che i sociologi chiamano la “fatica da austerità”, ovvero l’ormai superata tolleranza della società nei confronti dei tagli.
“La Grecia avrà bisogno di nuove misure”. Ma l’ennesima giornata terribile per la crisi europea non è finita qui. Secondo fonti dell’Unione Europea la Grecia non riuscirà a rispettare gli obiettivi di riduzione del debito concordati con la Ue e il Fondo Monetario Internazionale e sarà quindi costretta a varare nuove misure di ristrutturazione del debito. Almeno 6 Paesi si oppongono però a un’estensione del piano di assistenza ad Atene e questo può diventare un serio problema politico.
Proprio oggi la troika Ue-Bce-Fmi è arrivata ad Atene, dove giovedì sarà anche il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso, per fare il check-up dei conti greci. Ma secondo le fonti europee interpellate, si può già dire quali saranno le conclusioni della verifica. E non sono certo incoraggianti.
“Atene fuori rotta”. “La Grecia è ampiamente fuori rotta”, hanno osservato le fonti, e i risultati dell’analisi sulla sostenibilità del debito saranno “abbastanza terribili”. A pesare sulla situazione ellenica ci sono soprattutto due fattori: una contrazione dell’economia superiore alle previsioni e la ‘pausà di tre-quattro mesi causata nell’azione di risanamento dal doppio appuntamento elettorale.
In queste condizioni, secondo gli interpellati, l’obiettivo di portare il rapporto Pil-debito pubblico dal 160% al 120% entro il 2020 non potrà essere raggiunto e il Fmi potrebbe quindi chiamarsi fuori dalla seconda operazione di salvataggio. A questo punto all’Eurozona non resterà che scegliere tra due opzioni: o la cancellazione di una parte del debito che potrebbe costare alla Bce 40 miliardi di euro o la concessione ad Atene di un orizzonte temporale più ampio entro il quale rispettare gli obiettivi del programma di rientro. Prospettive che vedrebbero già l’opposizione di almeno sei Paesi. Uno scenario destinato a rilanciare il dibattito sulla permanenza di Atene nell’euro e a rendere ancora più ‘caldà un’estate che per i mercati si annuncia già a alta tensione.
Spread mai così in alto con Monti. Tutto questo, come già detto, in un’altra giornata di passione per il differenziale tra titoli di stato italiani e tedeschi. Lo spread ha abbattuto di nuovo la barriera dei 530 punti base dopo meso, toccando un picco di 537, dopo la difficile giornata di ieri. Si tratta del livello massimo del 2012 e soprattutto da quando è iniziato il mandato di Mario Monti. I Btp decennali sono tornati a pagare un rendimento del 6,5% per la prima volta dallo scorso gennaio.
Ancora male Piazza Affari. Alla nuova performance negativa dello spread si è aggiunta anche la prestazione di Piazza Affari, sprofondata al -3 per cento, con l’indice Ftse-Mib che ha registrato il record negativo dalla nascita dell’euro. La Borsa di Milano ha concluso la giornata a -2,7 per cento.
Piazza Affari ha chiuso in deciso ribasso (Ftse Mib -2,7 e Ftse All Share -2,2%). Forti le vendite sulle banche, mentre spicca il rally di Pirelli (+5,38%), grazie al giudizio positivo di Morgan Stanley che ha ribadito la raccomandazione “overweight”, con un prezzo obiettivo a 12 euro. Maglia nera a Mediobanca (-6,75%). Durante la giornata si è verificata una raffica di sospensioni, specie dopo il crollo a -3%, con gli indici che hanno ampliato le perdite. Tra i titoli fermati in asta di volatilità Mediolanum, Mediobanca, Mediaset, Generali, Enel, Mps, Bper e A2A.
L’indice Ftse Mib ha per giunta toccato un record negativo di 12.299,99 punti, il minimo dal lancio dell’euro. E’ quanto emerge dai dati Thomson Reuters. Il precedente minimo storico, a 12.332,00 punti, era stato toccato nel marzo 2009.
Negative anche le altre Borse europee. Le borse europee chiudono negative al termine di un’altra seduta fortemente condizionata dal timore che la Spagna sia costretta a chiedere un piano di aiuti, con i rendimenti sui Bonos saliti ai massimi storici. A indossare la maglia nera è quindi Madrid, con l’Ibex che cede il 3,58% a 5.965,3 punti. I ribassi, rispetto alla giornata di ieri, appaiono però diffusi in modo abbastanza uniforme su tutti i settori e non solo sul comparto bancario. Pesante anche Milano, con l’Ftse Mib che cede il 2,71% a 12.362,51 punti, dopo aver toccato i minimi dal lancio dell’euro. Cali più moderati per il Dax di Francoforte, giù dello 0,45% a 6.390,41 punti, il Cac 40 di Parigi, che arretra dello 0,87% a 3.074,68 punti, e l’Ftse 100 di Londra, che perde lo 0,63% a 5.499,23 punti.