Risorgere dalle proprie ceneri come l’araba fenice o sprofondare nelle tenebre. Il destino del Teatro Regio di Parma è a un bivio. Le promesse di rinnovamento del sindaco a Cinque stelle Federico Pizzarotti faticano a imporsi sulle scelte che per anni hanno fatto del tempio della lirica cittadina il simbolo della “capitale della musica” che spendeva centinaia di migliaia di euro per incarichi dirigenziali a scapito dei precari storici e delle casse in rosso del teatro. Perché, come ogni dramma che si rispetti, anche nell’intricata trama del Regio non mancano i colpi di scena.
L’ultimo è la notizia delle dimissioni dal Cda del Regio del vicepresidente Andrea Zanlari, fresco di nomina da appena due settimane. Dopo la prima riunione dell’organo direttivo che ha il compito, tra le altre cose, di decidere chi sarà il nuovo sovrintendente che prenderà il posto di Mauro Meli, fuori dai giochi dal 30 giugno, il presidente della Camera di Commercio Zanlari ha preso la sua decisione, riportata dal quotidiano Gazzetta di Parma. Per ora però nessuna spiegazione precisa e soprattutto nessuna comunicazione ufficiale al presidente della Fondazione Teatro Regio Pizzarotti. “Ci siamo sentiti telefonicamente dopo aver appreso la notizia dalla stampa – spiega il sindaco – Ma la nota scritta non è ancora arrivata, forse per disguidi postali”.
Contattato da ilfattoquotidiano.it, Zanlari ha riferito tramite il suo ufficio stampa di trovarsi fuori città per lavoro e di preferire per ora non approfondire l’argomento, in attesa di sviluppi. Ma fonti interne al teatro attribuiscono l’origine del gesto proprio alla dipartita definitiva di Meli. Il commissario Mario Ciclosi durante la sua reggenza in Comune aveva lasciato scadere il contratto dell’ex sovrintendente, indicendo un nuovo bando per l’incarico. Ma una volta alla guida dell’amministrazione e del Regio, Pizzarotti e il Movimento 5 stelle, che in campagna elettorale si erano mostrati decisi a proseguire la strada tracciata dal commissario, avevano preso tempo, mantenendo il massimo riserbo sul futuro del teatro e sulla sua guida.
“Decideremo in sede di Cda” ripeteva il sindaco a pochi giorni dalla prima riunione ufficiale al Regio con il consiglio al completo delle due nomine comunali (l’assessore Laura Ferraris e il commercialista Marco Alberto Valenti), del vicepresidente Zanlari per la Camera di commercio e di Pier Luigi Gaiti per Fondazione Monte di Parma. Ma la decisione su Meli e il nuovo sovrintendente era stata rimandata a una seconda riunione, in programma questa settimana. Peccato che ancora prima dell’appuntamento, il Cda nuovo di zecca abbia già perso un pezzo. “Zanlari avrà le sue ragioni e sicuramente la sua è una scelta forte, di cui terremo conto – ha commentato l’assessore alla Cultura Ferraris – Solo due settimane fa Zanlari ha accettato la vicepresidenza, probabilmente saranno sopraggiunte altre motivazioni di cui non siamo a conoscenza”.
Il timore ora è che la Camera di Commercio di Parma decida di uscire addirittura dai soci fondatori, come già aveva fatto nei mesi scorsi la Fondazione Cariparma. “Una cosa non automatica, anche dopo la scelta di Zanlari”, tiene a precisare l’assessore. Ma se succedesse, per il teatro sarebbe un grave colpo. A quel punto soci della Fondazione rimarrebbero solo Comune e Fondazione Monte, che potrebbe seguire la scia degli altri. Una perdita non da poco per il teatro che dovrebbe tenere alto il nome di Parma a livello internazionale, soprattutto in vista del Bicentenario verdiano del 2013. E soprattutto una perdita di fondi, visto che a marzo Ciclosi aveva dato il via libera alla ricapitalizzazione del Regio che prevedeva 3 milioni di euro da parte del Comune di Parma dilazionati in tre anni e un impegno finanziario anche da parte degli altri soci.
Intorno al Teatro Regio si giocano gli equilibri della città e le scelte non si possono certo fare senza prima guardarsi in tasca. La sfida è tra il vecchio e il nuovo, tra i poteri forti che più di dieci anni fa vollero Meli a Parma e la volontà di voltare pagina, richiesta anche da lavoratori e sindacati, che hanno assicurato il loro appoggio a Pizzarotti nel caso sia deciso ad andare verso il rinnovamento. Ma che a gran voce chiedono anche che vengano pubblicati i verbali della relazione sulla gestione Meli che il commissario ha lasciato in eredità alla giunta Cinque stelle.
Il cerchio si stringe intorno al sindaco, in corsa contro il tempo per salvare il Festival Verdi di ottobre, insieme ovviamente al Teatro Regio, che per la città rappresenta anche vetrina e preziosa risorsa per il turismo. In strada Garibaldi, paradiso dei melomani, gira voce che il cartellone della kermesse autunnale, già ridotto all’osso per la mancanza di fondi e presentato ad aprile, sia cambiato negli ultimi giorni: Rigoletto al posto dell’annunciato Otello. E le conseguenze, visto che i tour operator hanno già promosso la manifestazione all’estero, sarebbero gravi anche per l’immagine della città. “I cambiamenti ci sono stati anche lo scorso anno e sabato sarà presentato il programma definitivo – rassicurano sindaco e assessore – La nostra volontà era quella di mantenere quanto fosse stato fatto, qualora fosse stato fatto, ma non si poteva fare diversamente. Il Festival si farà in modo responsabile soprattutto grazie alla serietà dei lavoratori”. E la certezza, per ora l’unica, è che entro l’inaugurazione del Festival Verdi arriverà anche il nome del nuovo sovrintendente.