Storie vere – Da quando, un bel po’ di tempo fa, ormai, gli operatori ecologici dell’Ama, l’Azienda municipale ambiente di Roma, sono stati dotati di un nuovo micidiale strumento – io le chiamo ‘le lance’ – gli abitanti delle vie alberate della capitale hanno un cruccio in più e dormono sonni meno tranquilli: armati delle lance –o come correttamente si chiamino non so-, gli operatori ecologici ‘spazzano’ i marciapiedi di detriti d’ogni sorta e genere, foglie, cicche, cartacce, deiezioni canine (sono le cacche dei cani, quelle –e sono un sacco- non raccolte da quei pochi benedetti padroni che seguono la passeggiata del loro fido con paletta e secchiello).
Se ho capito bene, ma posso sbagliarmi, lo scopo delle lance sarebbe di ripulire i marciapiedi e gettarne le sozzerie in pasto a quelle macchine lente e rumorosissime che seguono i ‘lanciatori’ sulla carreggiata, come gli opliti seguivano i veliti, e che dovrebbero trangugiare l’ammasso di mondezza prodotto.
Solo che le lance, o per un qualche difetto strutturale, o per qualche imperizia degli operatori addetti, magari quelli giovani e meno esperti, chi lo sa, sortiscono effetti secondari quanto mai sgradevoli e inopportuni. Mal indirizzato dai getti, il ‘rudo’, cioè la sporcizia, invece di finire sullla carreggiata, s’infila sotto i portoni dei palazzi e ne invade gli androni. Così la mattina il percorso verso l’uscita, per andare al lavoro o dove si voglia, è tra detriti di ogni genere. E anche le griglie delle finestre dei seminterrati o delle cantine restano intasate di sporcizia.
Ci sono cittadini che, quando le lance s’annunciano di lontano, si piazzano come sentinelle di fronte ai portoni, per impedire lo scempio. Una volta, ho provato a mostrare all’operatore ecologico di turno l’effetto del suo passaggio: me n’è parso costernato, ma la volta successiva il danno s’è riprodotto. Adesso, poi, le lance e le loro micidiali macchine accompagnatrici passano di notte, almeno nel mio quartiere: e se scendi a presidiare il portone con il pigiamino estivo alle due del mattino rischi di passare per matto.
Così, le notti trascorrono nell’incertezza –verranno?, o non è il turno?- e nell’ansia di che cosa potrà mai accadere in autunno, quando le foglie cadute moltiplicheranno negli androni l’effetto perverso delle lance. Mica voglio fare il cantore del buon tempo anticipo e delle vecchie ramazze: quelle, si sa, scopavano poco e magari male, ma almeno non facevano danni. Però, magari, dopo questo post, qualcuno dell’Ama mi spiega la logica delle lance: l’androne sarà sempre sporco, ma io mi sentirò informato e ne avrò il cuore netto.