Prelato, e truffatore. Questo dice la sentenza di primo grado contro l’ex vescovo di Salerno, don Gerardo Pierro. Alle prime avvisaglie dell’inchiesta giudiziaria il prelato scrisse una lettera aperta in cui annunciava ai fedeli di “voler morire povero”, poi è finito alla sbarra per una vicenda tutt’altro che povera: la trasformazione di un bene della Curia, una ex colonia per i bimbi indigenti, in un albergo per clienti facoltosi. Grazie a milioni di euro di fondi regionali, chiesti e ottenuti per ristrutturare il Villaggio del Fanciullo e farlo diventare a tradimento un hotel, l’Angellara Home: camere singole e doppie dotate di minibar, tv satellitare, lcd, aria condizionata, internet point, con sala ristorante, sala congressi fino a 450 persone e spiaggetta privata. Se navigavi sul web, trovavi tariffe e offerte. Almeno fino al 15 luglio 2008, quando i finanzieri misero i sigilli alla struttura dopo un anno di indagini coordinate dal pm di Salerno Roberto Penna.

Due anni di udienze si sono concluse con una sentenza mite rispetto alle richieste del sostituto procuratore, che in requisitoria aveva sollecitato 11 condanne per reati che spaziavano dalla truffa al falso all’abuso d’ufficio al peculato, fino all’abuso edilizio. Il Tribunale presieduto da Maria Teresa Belmonte ne ha sentenziate soltanto tre, e solo per truffa sui finanziamenti pubblici e per un abuso edilizio più leggero rispetto a quello contestato: 10 mesi per Pierro (rispetto ai due anni chiesti dal pm), un anno per Giovanni Sullutrone, già presidente del consiglio regionale della Campania ma imputato nella veste di presidente della Onlus “Villaggio San Giuseppe”, e un anno per il cerimoniere della Curia, don Comincio Lanzara, assolto però dalle pesantissime accuse di peculato per la presunta appropriazione di più di 300.000 euro dalla vendita di un immobile della Curia, dopo che il sequestro giudiziario dell’8 per mille a loro destinato consentì di scoprire un giro di circa 30 assegni tra Lanzara e il suo autista-factotum. Il pm aveva chiesto per lui cinque anni e ora leggerà con attenzione le motivazioni per valutare un più che probabile appello.

Con la sentenza l’albergo è stato dissequestrato ed è tornato nella disponibilità della Curia. La Regione Campania si è costituita parte civile e potrebbe recuperare parte del maltolto. Il Comune di Salerno invece no, e peraltro si è beccato gli strali del sostituto procuratore, che nel corso dell’ultima udienza ha parlato di “una totale consapevole accondiscendenza degli uffici comunali verso le illegittime richieste dell’Arcidiocesi di Salerno”. Senza la quale probabilmente l’abuso non si sarebbe formato o sarebbe stato stoppato in tempo.

Intanto Pierro non è più il Vescovo di Salerno. E’ stato avvicendato al termine dell’estate del 2010 e da allora vive in provincia di Salerno. Non lontano dai luoghi dove due anni fa autorizzò l’installazione di una maxistatua di quattro metri raffigurante se stesso, nel giardino del seminario di Pontecagnano. Dono di alcuni sacerdoti della diocesi in occasione del suo 75simo compleanno.

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