Nin avendo nulla da fare, i partiti lo fanno. Non avendo nulla da dire, i partiti lo dicono. Nel disastro generale il loro mantra, il loro automatismo biologico è: “Elezioni subito!”, sì, avanti verso le urne. Anche se non si sa quale sia la ragione così impellente che li spinge, quale il progetto. Né quale ponte abbiano in mente per portarci in salvo dal baratro.

È il panico da stordimento che li guida. Come certi terremotati che durante le scosse cercano la cosa più inutile, un pettine o le chiavi di casa, mentre tutti gli specchi vanno in frantumi e la casa crolla. Sulla crisi che sta mandando a fondo gli Stati e in malora le vite, neanche una parola, meno che mai un programma.

In passato l’America ha inventato il New Deal, l’Unione sovietica i piani quinquennali, la Germania nazista la guerra, la Svizzera gli orologi a cucù. E oggi? Nessuno che ci dica se questo modello di sviluppo – il Pil, la crescita, le Borse, lo spread, le agenzie di rating, i consumi, il lavoro, la vita a debito – ha alternative oppure se la volontà divina delle banche è insondabile, insormontabile, indiscutibile. E se lo è che scopo hanno i partiti? E se non hanno scopo, che senso hanno le elezioni?

Il Fatto Quotidiano, 25 Luglio 2012

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