In 30 anni di onorata carriera al servizio del clan Angelo Simeoli sarebbe diventato il riciclatore della camorra, del potente clan Polverino, egemone nell'area a nord di Napoli, un monopolio nel traffico di stupefacenti, estorsioni a tappeto e soldi da ripulire. A disposizione anche dei Mallardo di Giugliano. Ma i suoi rapporti si spingevano fino alle istituzioni locali
Soldi a palate da riciclare, ma anche rapporti con la politica, una famiglia imprenditoriale che sostiene sindaci mentre pulisce il denaro sporco. Dalla mega-operazione della direzione distrettuale antimafia di Napoli, realizzata nei giorni scorsi, ora emergono i rapporti con la politica. Non era un semplice cassiere, ma in 30 anni di onorata carriera al servizio del clan Angelo Simeoli sarebbe diventato il riciclatore della camorra, del potente clan Polverino, egemone nell’area a nord di Napoli, un monopolio nel traffico di stupefacenti, estorsioni a tappeto e soldi da ripulire. A disposizione anche dei Mallardo di Giugliano.
La lavatrice era lui, secondo l’inchiesta della procura di Napoli e l’ordinanza del gip Pietro Carola. Le fiamme gialle hanno ricostruito la traccia dei soldi, seguendo i ‘piccioli’ della malavita hanno scovato intestatari fittizi, scatole cinesi, e prestanome di Simeoli, sequestrando un impero economico, un miliardo di euro il valore dei beni messo sotto sigillo dal Gico partenopeo agli ordini del colonnello Roberto Prosperi. Un’operazione scattata giorni fa e che dedica un capitolo alla politica perché Simeoli serviva il clan e aveva rapporti con sindaci e assessori. Il nome che viene richiamato nell’ordinanza è quello di Salvatore Onofaro, Pdl, non indagato, attuale sindaco di Qualiano, comune in provincia di Napoli. Eletto nel 2008, all’inizio sostenuto anche dall’Idv prima che il partito di Di Pietro si sfilasse dalla maggioranza.
Simeoli, già in carcere dal gennaio scorso per concorso esterno (ora ai domiciliari per motivi di salute) è definito “il braccio economico dei gruppo di criminalità organizzata operanti nel maranese, ovvero il clan Nuvoletta ed il clan Polverino”. Un capitolo è dedicato ai rapporti con amministratori pubblici intrattenuti dai figli di Simeoli, Carlo e Vincenzo, indagati per aver svolto il ruolo di prestanome del padre con l’aggravante di aver favorito i clan. Vengono riportate le dichiarazioni di un pentito, Salvatore Speranza, che nel giugno 1998, quando Onofaro era assessore in quota Alleanza Nazionale, spiegava di aver pensato ad una ritorsione contro l’assessore per mandare un messaggio a Simeoli : “A loro dissi di non toccare più mio nipote perché altrimenti avrei ucciso Onofrio (Onofaro, ndr), attuale assessore ai lavori pubblici di Qualiano, e uomo dei Simeoli. Di Onofrio ho già parlato. Per l’ultima campagna elettorale anch’io su sua richiesta ho fatto la campagna elettorale per lui procurandogli molti voti”.
Nel luglio del 1998, Speranza continua: “Sono stato componente del clan camorristico di Nappo Pietro (…) posso dire che i Simeoli si sono interessati per le elezioni dell’Assessore Onofrio di Qualiano. Quando parlo di Simeoli mi riferisco a don Simeoli Angelo , detto “bastone”, fratello di Mattia Simeoli. Questi è colui che dirige per conto dell’intero gruppo Nuvoletta, tutte le grosse attività edilizie”. Il sindaco Onofaro, contattato dal fattoquotidiano.it, precisa di aver conosciuto Speranza: “Visto che mio padre era avvocato penalista, ma a Speranza non chiesi voti per la campagna elettorale”. Non solo il passato, ma anche le ultime elezioni. Il gip Pietro Carola scrive: “Dalle intercettazioni telefoniche si rileva che il gruppo familiare Simeoli avrebbe contribuito all’elezione del predetto alla carica di sindaco del comune di Qualiano nonché a quella di Antonio De Rosa (gruppo La Destra) a consigliere comunale dello stesso comune”.
“Ma quando mai – ribatte il sindaco – loro sono di Marano, io, invece, di Qualiano. E’ vero conosco i Simeoli, ma non ho mai sospettato di nulla. Conosco i figli visto che non hanno mai avuto problemi, un’amicizia che non ho mai nascosto. Ero collega di Giuseppe, figlio defunto di Angelo, ci siamo laureati insieme nei primi anni novanta in architettura”. Oggi, i figli sono indagati, il padre è considerato il riciclatore del clan: “Mai sospettato nulla – precisa il primo cittadino – e siamo nella fase delle indagini”. A Vincenzo Simeoli, figlio di Angelo, il 18 aprile 2008, dopo il successo di Onofaro, arriva un sms: “Grazie per aver contribuito per la strepitosa vittoria di Onofaro sindaco del popolo di Qualiano. Francesco Panico”. Poi ci sono le intercettazioni che riguardano il primo cittadino. Al telefono, nell’aprile 2008, Onofaro commenta proprio con Vincenzo Simeoli, il risultato elettorale: “…Meno male potete dirlo che tenete finalmente un amico sindaco…”. Simeoli risponde: “Ma noi più per questo lo abbiamo fatto credimi guarda perché se no qua non teniamo nessun amico proprio amico amico amico sindaco […] per vantarci di avere un amico sindaco…”. Il Gip prosegue: “Quindi Onofaro, in tono scherzoso, aggiunge che – in considerazione del suo ruolo pubblico – la loro amicizia è da considerasi conclusa. A tal proposito, Vincenzo Simeoli fa presente:”…ma sai perché non può essere finita? Perché noi ci siamo conservati tutte le riprese di tutte le zingarate fatte insieme……[ ] …. appena non sei più amico nostro che non ti fai vedere le pubblichiamo, li mandiamo per televisione….”. Una amicizia di vecchia data, Onofaro si sente ripetutamente con l’altro figlio di Angelo, Carlo, con il quale parla degli impegni politici e di affari privati oltre a fissare un periodo di ferie insieme. Un capitolo quello dei legami con la politica che riguarda assessori e consiglieri anche di altri comuni, l’impero dei Simeoli oltre il mattone e i soldi era fatto anche dei rapporti con le istituzioni.