Il lancio del disco del deficit, la corsa verso il fondo del baratro, il salto del lavoro e quello della proprietà immobiliare, il sollevamento dei problemi: sono alcune specialità della manifestazione antiolimpica che si è tenuta a poche centinaia di metri dallo stadio olimpico
Il lancio del disco del deficit. La corsa verso il fondo del baratro. Il salto del lavoro e quello della proprietà immobiliare. Il sollevamento dei problemi. Queste e altre specialità sono state al centro degli Austerity Games, manifestazione in puro spirito antiolimpico che si è tenuta nei giorni scorsi nel parco degli Hackney Marshes, a poche centinaia di metri dallo stadio olimpico e dal villaggio dove dormono gli atleti. Sotto un sole cocente, la prima vera giornata calda dell’estate londinese, una ventina di atleti si sono sfidati per protestare e per far sentire la loro voce. “Mentre a poca distanza da qui hanno speso qualche decina di miliardi di sterline, noi diciamo che è giunta l’ora di cambiare il passo”. Una protesta dalle idee molto chiare, organizzata da Youth fight for jobs, un gruppo di giovani che lotta per il diritto al lavoro e all’educazione e che si organizza principalmente in università e centri sociali del Regno Unito.
“Siamo qui perché le Olimpiadi che partiranno venerdì dimostrano tutta la contraddizione interna ai giochi e al sistema britannico. Da una parte hanno speso un’enormità per l’organizzazione e soprattutto per la sicurezza, dall’altra non ci sono soldi per la gente comune, per il lavoro, per le case, per lo studio e per l’assistenza ai più bisognosi“, spiega Paul Cannanan, mezzo irlandese e mezzo inglese, leader nazionale di Youth fight for jobs. “Questa è l’Olimpiade delle multinazionali e del profitto – continua – ed è giunto il momento di far capire a chi ci governa che noi ci siamo e abbiamo le nostre necessità”. Attorno a Callanan, televisioni francesi, catalane, persino una radio argentina. Una decina di giornalisti per un evento che ha catalizzato l’attenzione soprattutto di gente locale.
Come Zee, di origine turca e madre di due bambine, che nel tempo libero distribuisce volantini contro le big corporation. “Qui nel Regno Unito il problema delle multinazionali che ci governano è ancora più forte che in altri paesi – dice – e lo si è visto soprattutto con queste Olimpiadi. Hanno costruito un parco a uso e consumo degli sponsor e noi che abitiamo a poca distanza non lo potremo mai usare. Per questi giochi hanno pure rovinato gli Hackney Marshes, facendo passare cavi, chiudendo ampie zone del parco e dicendoci ‘durante le Olimpiadi evitate di uscire se non volete rischiare’. Questi personaggi stanno giocando con la nostra pelle e al nostro quartiere sarebbero bastati anche solo quei 27 milioni di sterline spesi per la cerimonia di apertura di venerdì prossimo”.
Intanto, mentre gli sportivi ‘alternativi’ gareggiano e vengono premiati, sotto alcuni gazebo vengono distribuite bibite fresche, fette di cocomero e giornali dei socialisti britannici, in un paese dove la parola ‘comunista’ è quasi bandita. Claire Laker-Mansfield è una studentessa e insieme ad alcuni amici ha organizzato gli Austerity Games. “Questo di oggi è puro sport, perché a noi piace la competizione e lo spirito dell’attività fisica. Ma questa di oggi è anche protesta contro le false priorità di un governo che consente una disoccupazione giovanile del 20 per cento. Comprare casa per una giovane coppia è impossibile. Le tasse universitarie sono a livelli indecenti, ormai a 9mila sterline all’anno, e, anche se esiste il sistema dei prestiti bancari, sono comunque soldi che prima o poi bisogna rendere. Nessuno vuole investire in educazione oggi, c’è la volontà di tenerci non istruiti e poveri, questa è la verità”.
Meno drastico Ed, dipendente di una associazione benefica che aiuta disabili e bambini in difficoltà, e Craig, web designer. Entrambi sono accorsi qui ad Hackney Marshes per praticare “un po’ di sano sport, perché noi crediamo nello sport ed è un peccato che queste Olimpiadi siano state organizzate in questo modo. Potevano infatti essere gestite dalle comunità locali, dalla gente di Londra, dai veri londinesi. E non dalle multinazionali del profitto capitalistico”, dice il secondo. Ed invece aggiunge: “Voi italiani parlate sempre di corruzione, di mafia, di malaffare. Certo, forse voi ne avete di più, ma qui il problema è che, nonostante questi fenomeni esistano, non se ne parla proprio. Anche gli scandali, pure quelli grossi, restano sui giornali pochi giorni e poi via, si passa ad altro. Dio solo sa che cosa tutto c’è dietro queste Olimpiadi”.