Cultura

‘O Rom, abbattere stereotipi e barriere grazie alla musica popolare

Il progetto è nato dall'incontro di musicisti napoletani e rumeni di etnia rom: "Alcuni di loro vivono nei campi da oltre 20 anni non per scelta, ma nella speranza di avere un'abitazione e una vita dignitosa". L'album si chiama "Vacanze romanes": "Un modo per ironizzare sui luoghi comuni"

di Daniele Sanzone

Ci sono gruppi musicali che vanno oltre il semplice fare musica. E’ il caso degli ‘O Rom, un progetto nato dall’incontro di musicisti napoletani e rumeni di etnia rom. “Alcuni di loro – spiega Carmine D’Aniello (voce del gruppo) – vivono nei campi da oltre 20 anni non per scelta o perché amanti della vita da campeggio, ma nella speranza di avere un’abitazione e una vita dignitosa”. Un manifesto interculturale capace, grazie alla forza della musica, di abbattere ogni tipo di barriera. L’album “Vacanze Romanes” (Terre in Moto, 2012) che parafrasa il celebre film con Audrey Hepburn, è un’esplosione di suoni tradizionali meridionali, rom e sinti cantati in Romanes. “Volevamo affrontare sarcasticamente gli stereotipi e i luoghi comuni legati ai rom”. La colonna sonora ideale per un film di Kusturica girato a Napoli.

D’Aniello, come nasce il progetto ‘O Rom?
Dopo la lunga attività con la musica balcanica di Carmine Guarracino (fondatore insieme a Lello Di Fenza ed Adnan Hozic dei Balkanija) e la mia esperienza nel campo della musica popolare dell’Italia meridionale, insieme al percussionista Amedeo Della Rocca si sentiva l’esigenza di creare un progetto che fondesse le due esperienze. Il progetto ha preso forma nel momento in cui Amedeo, nelle vesti di talent scout, ha conosciuto i due musicisti di strada rumeni Ion Tita e Ilie Zabnghiu. Successivamente c’è stato l’incontro con Ilie Pipica (violinista) e Carlo Licenziato (tecnico del suono) e la formazione si è completata sia dal punto di vista musicale che da quello umano.

Il disco è dedicato alla memoria di Adnan Hozic. Ci raccontate qualcosa di più?
Adnan Hozic è stato chitarrista e compositore dei Balkanjia, ma soprattutto un artista con la A maiuscola. Promotore della musica balcanica in Italia ancor prima di Bregovic negli anni Novanta. Da lui il gruppo trae ispirazione e raccoglie la sua esperienza. Quello che la parte napoletana del gruppo sa della musica balcanica e zingara, lo deve a lui.

Alle spalle avete un’intensa attività live: come vi accoglie il pubblico?
Il pubblico reagisce sempre con stupore e con curiosità. Una curiosità generata dalla diversità culturale che caratterizza la nostra unione. Il risultato trascinante e genuino della nostra musica è quasi sempre inaspettato e positivo. Avvicina le persone riducendo i pregiudizi. Ci auguriamo di suonare tanto, anzi sempre, anche per poter garantire ai componenti rumeni del gruppo maggiore sicurezza economica. Il sogno è di arrivare a chiunque, anche agli amici della Lega Nord!

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