O forse non è una ventata, ma sono le radici della nostra terra?
Il fenomeno della violenza sulle donne è un dato di fatto e non è un dato recente, ma ha la sua storia . Con questo non si vuole affatto affermare che le donne non possano essere violente con i propri compagni o che tutti gli uomini siano violenti. Chi crede che, in questo blog, siamo convinti di queste cose si fermi nella lettura di questo articolo e cerchi altrove dove indirizzare le sue eventuali osservazioni in proposito perché qui sarebbero fuori tema.
La violenza è violenza indipendentemente dal genere, ma spesso se ne fa una questione di genere perché, ad esempio, in Italia una donna, ogni tre giorni, muore per mano del suo compagno e non mi risulta che un uomo, ogni tre giorni, muoia per mano della sua compagna. Non è la stampa a non riportare notizie di “maschilicidio”, queste notizie non si trovano perché il “maschilicidio” non esiste.
E’ recente la scoperta, riportata anche su Donne di Fatto, della clonazione di molti siti contro la violenza sulle donne nei quali si afferma, con un linguaggio piuttosto aggressivo, che i Centri Antiviolenza sono luoghi da evitare perché, all’interno di essi, si trovano pedofile, naziste e calunniatrici. Quanta rabbia contro il femminile si nasconde dietro a queste parole! Quale ferita nei confronti del femminile ci deve essere da parte del maschile, anzi di questo maschile (perché il maschile sa essere ben diverso), per affermare ciò?
Questa guerra tra i sessi è tale perché viene vissuta come una guerra, non perché necessariamente lo debba essere. In Al di là del bene e del male Nietzsche diceva che “le stesse passioni nell’uomo e nella donna hanno un tempo diverso: perciò uomo e donna non cessano di fraintendersi.
D’altronde non nascondo neanche la mia sorpresa nel vedere spesso i commenti dei lettori uomini sul nostro blog e quanta aggressività viene esplicitata. Si ha naturalmente il pieno diritto di avere una opinione diversa da quanto io e Nadia scriviamo, ma le modalità di comunicare il proprio punto di vista, a volte, sfiorano l’offensivo e, in questo modo, cade qualsiasi possibilità di un confronto costruttivo e di una riflessione che può anche eventualmente portare a riesaminare delle posizioni perché, fermo restando le nostre idee di base che hanno dato vita a questo spazio che quelle sono e quelle rimangono, non abbiamo la pretesa di avere il verbo divino.
Accantoniamo l’argomento “violenza sulle donne” e spostiamoci leggermente ai ruoli sociali e culturali che le donne rivestono e hanno rivestito. Il fatto che, in linea di massima, il sesso femminile sia meno retribuito sul lavoro, che costituisca il maggior numero di disoccupati, che quando si è incinta si possa perdere il lavoro, che tette e culi imperversino in televisione, che una donna con all’attivo molte relazioni con uomini scenda di livello sociale nell’immaginario collettivo, mentre un uomo con all’attivo molte relazioni con donne vi salga, che la grammatica sia strutturata nel preferire l’utilizzo del maschile al femminile, cos’è? Casualità?
Il processo storico-sociale della cultura occidentale è stato caratterizzato dall’imposizione di un sistema patriarcale fondato su una netta asimmetria nei rapporti sociali di genere, ponendo l’uomo come soggetto universale che ha il potere e la capacità di costruire il mondo e la realtà a partire da sé, ostacolando la possibilità della donna di trovare diverse modalità per autorappresentarsi. Il femminile ha così dovuto inevitabilmente limitare i suoi spazi di vita in relazione all’affermazione del potere maschile, venendo privato di molte delle sue potenzialità per esprimersi nel campo della sfera pubblica, della produzione della cultura, della politica.
Chi nega questo nega la storia e nega la realtà.
di Mario De Maglie