Cultura

L’Aquila, 7 ottobre: storici dell’Arte e ricostruzione civile

Aggiornamento del 16 settembre 2012

“L’Aquila 7 ottobre” annuncia il rinvio della manifestazione al 5 maggio 2013

L’Aquila 7 ottobre: storici dell’arte e ricostruzione civile avrà luogo domenica 5 maggio 2013. Ad annunciarlo sono Italia Nostra, Anisa, AAA/Italia, Comitato per la Bellezza, Cunsta, Eddyburg.it, Patrimonio Sos, TQ, promotori della giornata. Le ragioni del rinvio vanno ricercate nell’agenda della città: il prossimo 7 ottobre all’Aquila verrà, infatti, inaugurato l’Auditorium di Renzo Piano. La presenza del Presidente della Repubblica, di cui si è avuta certezza solo nelle ultime ore, imporrà misure di sicurezza tali da rendere assai impervio l’accesso alla città di altre centinaia di persone, oltre a quelle che si recheranno all’Auditorium.

Il senso di responsabilità e la determinazione a non aggravare ulteriormente le già difficilissime condizioni di vita dei cittadini aquilani hanno imposto dunque all’organizzazione un sofferto rinvio al 5 maggio 2013.

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Il prossimo 7 ottobre gli storici dell’arte italiani sono chiamati a riunirsi all’Aquila. È la prima volta che si incontrano tutti: senza distinzioni tra insegnanti di scuola, professori universitari, funzionari del Ministero per i Beni culturali o di altri enti, studenti, dottorandi, laureandi, pensionati.

Lo faranno all’Aquila, perché nell’abbandono del centro monumentale della città devastato dal terremoto la Repubblica italiana tradisce se stessa, rinunciando radicalmente a «tutelare il patrimonio storico e artistico della nazione» (articolo 9 della Costituzione). Lo stato terribile dell’Aquila, divisa tra monumenti annullati e new town di cemento, è una metafora perfetta di un Paese che affianca all’inarrestabile stupro edilizio del territorio la distruzione, l’alienazione, la banalizzazione del patrimonio storico monumentale, condannando così all’abbrutimento morale e civile le prossime generazioni.

Gli storici dell’arte vogliono dire con forza che è giunto il momento di ricostruire: ricostruire, restaurare e restituire alla vita quotidiana dei cittadini il centro dell’Aquila; ricostruire il tessuto civile della nazione; ricostruire il ruolo della storia dell’arte come strumento di formazione alla cittadinanza e non come alienante ancella dell’industria dell’intrattenimento culturale.

L’idea è nata nella comunità scientifica degli storici dell’arte italiani, e ha subito trovato il sostegno di alcune delle più importanti associazioni che operano per la tutela, e non solo (Associazione nazionale Archivi di architettura contemporanea, Associazione nazionale insegnanti di storia dell’arte, Comitato per la Bellezza, Consulta universitaria di storia dell’arte, Eddyburg.it, Italia Nostra, Patrimoniosos e TQ).

La giornata del 7 ottobre sarà articolata in due parti. La mattina gli storici dell’arte faranno il loro mestiere: guarderanno con i propri occhi i luoghi simbolo del patrimonio monumentale colpito dal sisma e abbandonato a se stesso. Ma non sarà solo un sopralluogo: la dimensione collettiva conferirà a questa visita il carattere di una sorta di corteo di silenziosa denuncia. Nel pomeriggio gli storici dell’arte si riuniranno in Piazza del Duomo. L’assemblea si articolerà in tre gruppi di interventi: la voce dell’Aquila; la testimonianza dell’Emilia, egualmente colpita dal terremoto nel suo patrimonio; e infine tre riflessioni generali sul senso della storia dell’arte in relazione alla scuola, alla tutela, alla ricerca. La lettura di brani fondamentali della letteratura artistica italiana accompagnerà questa articolazione, collegando i nodi del presente ad una identità secolare. La giornata sarà chiusa dalla voce più alta dell’impegno civile della storia dell’arte italiana di oggi: quella di Salvatore Settis.

Le autorità sono fortemente invitate ad essere presenti: non a portare saluti inevitabilmente rituali, ma ad ascoltare. E speriamo che in quell’occasione visiterà l’Aquila anche il ministro Lorenzo Ornaghi, che finora non ha trovato il tempo per farlo.

‘Aquila 7 ottobre’ vuol avere un duplice significato. Il primo è immanente e strettamente legato alle esigenze concrete della ricostruzione della città storica. Dopo l’esperienza tragica del commissariamento, gli aquilani stanno riprendendo in mano il destino delle loro case e dei loro monumenti, ed è urgente discutere dei mezzi materiali e culturali necessari a farli risorgere. La ricostruzione deve essere preceduta da un censimento scientifico del patrimonio danneggiato, e deve essere accompagnata capillarmente dalla presenza vigile di storici dell’arte: alla Direzione generale abruzzese dei Beni culturali e alle Soprintendenze saranno assicurati i mezzi per fare tutto questo?

Ma l’assemblea degli storici dell’arte vuole avere anche un significato morale generale. Nel 1309 la costituzione di Siena diceva che il compito dei governanti è quello di proteggere «massimamente la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini». Negli stessi anni, Dante scriveva che accanto alla lingua delle parole, in Italia ce n’è un’altra: quella di Cimabue e Giotto. Oggi gli storici dell’arte hanno un disperato bisogno di riscoprire questa dimensione comune, civile, politica nel senso più alto di una disciplina che ha finito per identificarsi con il lusso, l’evasione leggera e il ‘tempo libero’.

Se c’è un luogo in cui è tragicamente evidente a cosa serve, davvero, la storia dell’arte, ebbene quel luogo è il centro dell’Aquila.