Chi meglio di Frank Lisciandro, amico fraterno benché a volte critico verso il problematico singer, poteva difendere il lascito di un artista da sempre ingigantito dai media e così poche volte compreso nella sua complessità artistica e nell’integrità umana?
Una splendida mostra di immagini di Jim e dei Doors alle prese con la registrazione del loro ultimo, leggendario album L.A.Woman, è in esclusiva italiana al festival Trasimeno Blues, nella cornice cinquecentesca di Palazzo della Corgna a Città della Pieve, Umbria fino al 29 luglio (info www.alivemusicfestival.it).
Blues che trasuda dalle canzoni di quel famoso disco di cui quest’anno è uscita un’edizione speciale per il quarantennale, e un festival blues di fama crescente, nel bel mezzo dello stivale, rappresentava la miglior location per l’evento.
E in Italia Frank si sente a casa, lui nato a Brooklin e diplomato alla UCLA di Los Angeles proprio con Morrison (e altre stelle come Francis Ford Coppola); un amore che i due amici condividevano anche per i film italiani di Antonioni e Pasolini. Frank ha molti amici in Italia e ha trovato in Giuseppe Sterparelli, promoter culturale mosso da grande passione, un fidato corrispondente e una mente creativa con cui confrontarsi per concepire nuovi eventi. Scambiando quattro chiacchiere con Frank si percepisce il suo essere speciale, un uomo concreto e pieno di entusiasmo,amante della vita e della cultura che ha scelto con grande slancio una location italiana per la sua esposizione esclusiva e la presentazione del suo nuovo libro.
1 • Prima di essere fotografo e operatore cinematografico per i Doors eri amico di Morrison: come vi siete conosciuti?
Ho incontrato Jim Morrison e Ray Manzarek alla UCLA, l’Università di California. Eravamo studenti del corso di cinema, come Francis Coppola, che seguiva gli stessi corsi, ma fu lì un anno prima di noi.
2 • Pazzo ubriaco, hippie drogato, infine sex-symbol: perché i media si sono intestarditi a dipingerlo ricorrendo a bugie e mezze verità?
E’ una vecchia storia, vendi più giornali e riviste con gli scandali e il sesso, piuttosto che raccontando la verità dei fatti, oppure di arte e di cultura.
3 • Cosa ne pensi del film di Oliver Stone?
Obiettivamente Oliver Stone ha realizzato un film potente, ma il suo non fu un film sugli anni sessanta, oppure su Jim Morrison; non c’è nulla della rivoluzione sociale e culturale che stava accadendo negli Stati Uniti in quei giorni. Il film di Stone non è che una versione hollywoodiana della vita di una rockstar.
4 • Il recente documentario “When you’re strange” va in un’altra direzione oppure no?
Il biopic When you’re Strange contiene molte immagini d’archivio davvero stupende ma anch’esso non va in profondità riguardo alla vera identità di Jim e alle opere che ha realizzato. Inoltre il documentario comprende pezzi di “HWY”, un film sperimentale che Jim e io girammo nel 1969, in forma frammentaria e tagliata. Non è questo il modo di trattare il lavoro di un artista.
5 • La musica dei Doors era realmente ciò che lui voleva suonare oppure era filtrata dalle imposizioni discografiche?
Le canzoni dei Doors furono concepite in massima parte da Jim senza alcun riguardo per l’eventuale successo commerciale oppure i desideri della compagnia discografica, la Elektra, peraltro molto aperta verso i propri artisti. Vi furono però dei pezzi più “pop” che furono scritti dal chitarrista Robby Krieger.
6 • Dopo 6 album in studio e centinaia di concerti è possibile ritenere che nel 1970 la carriera di Morrison fosse ad un bivio?
Sì, nel 1970 Jim era pronto per un cambiamento. Voleva essere un artista creativo, ma in un altro campo; forse la poesia, o probabilmente il cinema. Un vero artista deve costantemente reinventare se stesso; e lui lo era.
7 • Alla luce di questo, quale puo’ essere secondo te il reale significato di una canzone che Jim registrò, ma che non uscì mai nei dischi dei Doors, come “rock is dead”?
La frase “Rock is dead” che Jim usò in quella jam session parlava degli obiettivi e dei sogni della nostra era, carpiti dai movimenti giovanili e trasformati in commercio e avidità. Gli eventi del 1968, le morti di Robert Kennedy e di Martin Luther King, l’inoltrarsi della guerra in Viet Nam, come molte altre cose, uccisero le nostre speranze e fermarono, almeno per un po’, il progresso della vera libertà.
8 • Esistono libri, testi, ai quali fare riferimento per conoscere la reale poetica di Jim Morrison?
Jim ha pubblicato due libri di poesia quando era vivo: The Lords (I Signori) e The New Creatures (Le Nuove Creature). Dopo la sua morte ho pubblicato due altri libri con i suoi scritti: Wilderness (Deserto) e The American Night (Notte Americana). Sono tutti disponibili in Italiano. In “Jim Morrison Diario fotografico” (Giunti 2012), accanto alle foto di diversi momenti di vita dei Doors e di Jim, tento una rapida analisi di alcune tematiche presenti nelle sue liriche.
9 • Possiamo dire che sei tu il difensore di un’eredità artistica così importante eppure spesso offuscata dai media e da fini commerciali?
Io ero amico di Jim. Vorrei vedere la gente emozionarsi di fronte ai doni meravigliosamente creativi che ci ha lasciati; canzoni, poesie e altri scritti, film, performance. Questo non è legato al successo commerciale, ma alla difesa delle opere di un artista così fantasioso e avanti rispetto al proprio tempo.
L’intervista si conclude non prima di aver ringraziato Frank Lisciandro e Giuseppe Sterparelli per la disponibilità e la piacevole collaborazione.
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