L'imprenditore è stato indagato più volte associazione mafiosa e impiego di denaro di provenienza illecita, ma è sempre scattata l'archiviazione. Per gli inquirenti avrebbe favorito Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. La sua ditta in 10 anni ha incrementato il fatturato del 400%
Colpo “grosso” della Guardia di finanza di Palermo, in una sola operazione hanno sequestrato beni per oltre 450 milioni di euro a un imprenditore in odore di mafia. Le Fiamme gialle hanno provveduto al sequestro di prevenzione su beni mobili e immobili nella disponibilità del “re dei detersivi” del capoluogo siciliano. Tutti i punti vendita della Ferdico Giuseppe & C., case, due terreni, 13 appartamenti e altre sei società attive nella grande distribuzione alimentare, riconducibili all’imprenditore, si trovano in amministrazione giudiziaria per ordine della sezione misure di Prevenzione del tribunale di Palermo, in accoglimento della proposta avanzata dalla procura. Il 28 novembre si terrà l’udienza su questo provvedimento, deciso contestualmente alla terza richiesta di archiviazione per le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio. “Un provvedimento di sequestro che appare debole – afferma il legale Luigi Miceli dell’imprenditore – a fronte della nuova richiesta di archiviazione. Restiamo fiduciosi”
Gli inquirenti sono convinti che Ferdico abbia intrattenuto rapporti con le famiglie mafiose del mandamento di Tommaso Natale-San Lorenzo e che, grazie alle sue attività imprenditoriali, abbia favorito il riciclaggio di proventi di estorsioni, traffico di stupefacenti ed altre attività illegali riconducibili ai boss Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. Tutte le volte però che hanno provato a portarlo a processo, i magistrati hanno dovuto archiviare le accuse. Nel 2006 è stato indagato per associazione mafiosa e impiego di denaro di provenienza illecita (aggravato dal favoreggiamento mafioso), come emerso dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e dalla corrispondenza riservata sequestrata ai boss Provenzano e Lo Piccolo. Secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Angelo La Manna, l’imprenditore aveva operato utilizzando anche risorse finanziarie di Claudio Lo Piccolo, figlio del boss Salvatore e di altri esponenti della famiglia di Partanna Mondello. Di analogo tenore le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Angelo Fontana.
Il gruppo imprenditoriale negli anni ha conosciuto una notevolissima crescita, incrementando in 10 anni il fatturato del 400%. Pentiti come Manuel Pasta e Maurizio Spataro hanno raccontato come la notevole espansione economica delle società dell’imprenditore era in parte legata al finanziamento occulto dei Lo Piccolo. Gli approfondimenti economico – patrimoniali svolti dalle Fiamme gialle, corroborate da una consulenza contabile disposta dalla procura, hanno evidenziato, a partire dalla seconda metà degli anni novanta, “una notevolissima quanto ingiustificata crescita delle società riferibili all’imprenditore, in cui sono stati nel tempo assunti parenti o soggetti comunque legati ad ambienti mafiosi”.