Basta con la donna-oggetto nelle réclame, dice Rimini. La Giunta del sindaco Pd Andrea Gnassi ha firmato un accordo con pubblicitari, agenti di comunicazione, mass media o chi per loro per dire addio ai cosiddetti “nudi senza senso”. Il Comune lo chiama “protocollo d’intesa per l’attività di sensibilizzazione sulla parità e non discriminazione tra i generi nell’ambito della pubblicità”. L’idea è costituire un precedente a livello nazionale: dunque, farsi un po’ di buona pubblicità mettendo al bando quella cattiva (o presunta tale).
Il tutto proprio nella capitale della riviera e, come si dice, del “divertimentificio”- che si tratti di quello delle sale da ballo o dei viali sul lungomare. Niente a che vedere, insomma, con le taglie extra large delle ipertrofiche protagoniste del Libro dei sogni felliniano: qui sono chiamate in causa le trivialità vere. E pazienza se le accuse di bigotteria sono dietro l’angolo.
Il ‘bavaglio’ di Gnassi è confezionato dal suo assessore alle Politiche di genere; ovviamente una donna, di nome Nadia Rossi. Il contesto è quello delle azioni di contrasto alle discriminazioni portato avanti dal Comune con il suo Sportello ad hoc e con le azioni anti violenza e stalking, diffuse insieme con la Provincia nelle scuole. Al di là della materia di competenza delle forze dell’ordine, qui c’è bisogno di un’azione culturale: “Dobbiamo tutti ricostruire il senso comune per abbattere gli stereotipi”, suona la carica Rossi.
L’accordo è stato firmato con protagonisti locali della pubblicità come Colpo d’occhio, Edita, Expansion, Newdada, Relè, Confraternita Santa Maria Ausiliatrice, Comunità Aperta, Iniziative Editoriali, Multimedia Editoriale, Ondalibera, Cooperativa editoriale giornali associati, Gambarini e Muti. Cammin facendo potranno inserirsi altri soggetti. Tutti si sono impegnati a rispettare una serie di regole di comunicazione: bandite le immagini di violenza (manifestata o incitata) sulle donne, le offese sessiste, le provocazioni volgari.
Gli spot considerati lesivi della dignità femminile verranno segnalati dal Comune (che conta anche sull’aiuto dei singoli cittadini) all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria di Milano, un organo in grado di vincolare anche giuridicamente gli ideatori delle campagne ‘scorrette’. In prospettiva, poi, si valuterà se modificare anche il regolamento sulle pubbliche affissioni.
Il protocollo “rappresenta un’iniziativa dal carattere innovativo, poiché, oltre a recepire le indicazioni della normativa europea in materia ed a dare seguito alle delibere provinciali e comunali del 2010, per la prima volta coinvolge gli operatori privati del settore in un accordo”, sostiene il Comune. Testualmente, l’impegno delle parti è quello di “una comunicazione attenta e responsabile, che non utilizzi i corpi o le immagini di genere in modo degradante, perpetuando, così, gli stereotipi ed i luoghi comuni ad esse collegati; il protocollo mira a tutelare i generi, contrastando, quindi, ogni comunicazione che contenga anche elementi di omofobia e transfobia”.