Bigliettai, artisti e tecnici protagonisti al posto della solita sfilata di autorità. È questa l’immagine di copertina di una nuova era per il Teatro Regio di Parma, quella sotto la guida del sindaco Federico Pizzarotti.
Quando nel tempio della lirica di strada Garibaldi le luci si spengono sulla platea, affollata come a una prima d’opera, l’atmosfera che si respira è come quella prima di un debutto. E in effetti il sipario si alza su quella attesa da tutti come una novità: la presentazione ufficiale del Festival Verdi 2012 da parte del nuovo presidente della Fondazione Regio. Ma a prendere la parola sul palco dove solitamente si esibiscono i grandi nomi della lirica, non sono solo Pizzarotti e l’assessore alla Cultura Laura Ferraris, ma soprattutto coloro che al Festival lavoreranno materialmente, sotto i riflettori o dietro le quinte.
Al microfono si avvicendano Tina Viani, direttore di produzione del teatro, ma anche i responsabili della biglietteria, e soprattutto gli artisti che arricchiranno l’edizione della kermesse. “Abbiamo deciso di riscrivere le pagine della storia futura del nostro amato teatro all’insegna del cambiamento – ha esordito Pizzarotti, visibilmente emozionato – il Regio, infatti, deve ripercorrere una via fatta di condivisione e collaborazione”.
In un tempo di tagli alla cultura e di ristrettezze economiche per il Comune di Parma, a salvare il Festival Verdi e il Regio, come sottolinea l’assessore Ferraris, sarà “una nuova strategia di squadra, basata sulle responsabilità”. Che in altri termini si traduce nel taglio dei cachet e in scelte mirate nella programmazione: solo due opere (Battaglia di Legnano e Rigoletto al posto di Otello) e il concerto per il 199esimo compleanno di Verdi. Il primo a dare il buon esempio è stato il noto baritono Leo Nucci, cittadino onorario di Parma, che sarà protagonista in Rigoletto con un taglio di compenso del 20 per cento circa (13mila invece di 17mila euro). È lui a spiegare le ragioni del cambio di programma, che lo hanno portato a rifiutare la richiesta della vecchia amministrazione e dell’ex sovrintendente Mauro Meli di partecipare alla rassegna con l’Otello: “Sono in credito con il teatro e mi avevano promesso di saldare quanto mi dovevano, forse per convincermi a fare Otello e firmare il contratto prima del 30 giugno. Ho rifiutato, perché non sono un mercenario”. A convincerlo qualche mese dopo sono stati Pizzarotti e i suoi, che gli hanno proposto un cambio di titolo. “Non dei soldi, come qualcuno ha suggerito” precisa, tirando fuori dalla giacca un bonifico del Regio relativo alla passata stagione che mostra cifre ben inferiori a quelle dovute. “Ho trovato in questi ragazzi grande preparazione ed entusiasmo, quindi ho accettato, perché amo questa città e questo teatro”.
Non è la prima volta che Nucci “salva” il Regio o il Festival Verdi da emergenze dell’ultimo momento, come l’indisposizione di interpreti o la mancanza di fondi. E all’appello dei Cinque stelle dopo di lui, hanno risposto anche altri, tra cui il direttore Daniel Oren e il basso Michele Pertusi, altro protagonista caro ai parmigiani, che in Rigoletto tornerà con il personaggio di Sparafucile, ruolo con cui debuttò al Regio nel 1987: “Si riparte da zero come allora – ammette – si scrive una pagina bianca, sono contento di dare il mio contributo”. I delegati sindacali annuiscono, e tra gli entusiasti c’è anche una rappresentante dell’associazione internazionale “Viva Verdi”, arrivata appositamente dalla Germania.
Altra grande novità è che nella squadra ci sarà anche la Filarmonica Toscanini, che dal 1999 non lavorava più con il teatro lirico, sostituita dall’Orchestra del Teatro Regio. Una scelta allora politica più che artistica, dicono fonti interne all’ambiente, che aveva allontanato la compagine guidata dal presidente Maurizio Roi, accolto oggi con stupore dalla platea, e non senza qualche malumore. Manlio Maggio, dell’Orchestra del Regio, ha lamentato la scarsa trasparenza sulla decisione di escluderli dal Festival: “La comunicazione ci è arrivata solo stamattina – spiega – e per questo contesto la mancanza di trasparenza e di tempestività, anche perché l’Orchestra per il lavoro prestato la scorsa stagione non ha ricevuto un euro”. La Ferraris ha giustificato il cambio con questioni di natura economica, assicurando comunque la disponibilità a collaborare in futuro, in attesa che la situazione finanziaria del Regio si ristabilizzi.
Per una nuova era che comincia, le ombre comunque non mancano. Mediaset ha comunicato che non sarà più media partner del Festival, dal Cda della Fondazione è uscita la Camera di commercio dopo le dimissioni da vicepresidente Andrea Zanlari, e in aria ci potrebbe essere anche la dipartita di Fondazione Monte di Parma, assente in sala. Non c’è ancora la figura di un sovrintendente, da scegliere entro l’autunno, e ci sono i debiti con i fornitori da saldare e la programmazione della stagione lirica. Ma per la prima volta dopo tanti mesi il Regio sembra tornare a vivere. “Vi è stato un periodo di vuoto attorno a questo teatro, dovuto anche alle fasi politiche di transizione tra una amministrazione ed un commissariamento – conclude Pizzarotti, con il sorriso – Noi oggi vogliamo colmare quel vuoto: l’obiettivo è attuare scelte che mirino esclusivamente al bene della città”.
In terza fila c’è Carlo Gabbi, il presidente della Fondazione Cariparma uscita pochi mesi fa dal Cda del Regio, che però ha garantito il suo contributo economico. Quando sale sul palco, le sue parole ricalcano quelle del sindaco: “Siamo convinti che tutta Parma si debba riunire intorno a questo messaggio, indipendentemente da chi governa temporaneamente la città”. Gli applausi incorniciano un giorno importante per la cultura a Parma. Dal loggione neanche un fischio per Pizzarotti.