La Provincia di Frosinone era, con quella di Latina, tra le uniche province del centro Italia che rientravano nell’area di azione della Cassa del Mezzogiorno (1950-1992). Grazie agli interventi della Cassa del Mezzogiorno e alla costruzione dell’Autostrada del Sole che attraversa tutta la Ciociaria, la Provincia di Frosinone conobbe una fase di industrializzazione molto rilevante, con alcuni poli di notevole peso, quello metalmeccanico a Cassino (Fiat) e quello chimico ad Anagni.
Nel 1968 fu fondata ad Anagni (FR) la Ergon, società italiana produttrice di elettronica. Dopo qualche anno la società venne venduta al gruppo francese Thomson e fu rinominata Videocolor. La Videocolor è stata a lungo uno dei più grandi produttori mondiali di cinescopi televisivi e aveva un centro di ricerca e sviluppo interessante.
L’arrivo delle nuove tecnologie digitali e l’avvento degli schermi LCD e al plasma hanno spiazzato la Videocolor che era legata alla tecnologia precedente dei tubi catodici. Il gruppo Thomson aveva deciso di liberarsene.
Nel 2005 la Videocolor viene ceduta al gruppo indiano Videocon, una multinazionale che opera in molti settori tra i quali la produzione di componenti elettroniche.
La Videocon è guidata da Venugopal Dooth, un curioso imprenditore indiano, molto scaltro.
Dooth in verità aveva già fatto operazioni in Italia. Nel 1998 infatti aveva acquisito l’85 per cento della Necchi, società di Pavia. Ma poco dopo l’acquisto, Dooth (che pure aveva promesso investimenti per il suo rilancio) aveva iniziato a minacciare di vendere o di chiudere gli impianti italiani. Dopo varie trattative, Dooth firmò un accordo con il ministro dell’industria italiano, il 5 maggio 2000, in base al quale riceveva 25 milioni di euro per il rilancio della Necchi. Rilancio che non avrà mai luogo.
A novembre del 2006 la Videocon si impegnava a sostenere investimenti per 307 milioni ad Anagni e in altre località italiane per attività industriali e di ricerca a questi fondi si sarebbero aggiunti 46 milioni di sussidi pubblici (36 dal ministero dello sviluppo e il resto dalla Regione Lazio).
Ma l’accordo decade perché di lì a poco gli indiani decidono di non investire ad Anagni.
La produzione rallenta, fino a fermarsi per due anni, i 1.300 dipendenti italiani vanno in Cassa integrazione. A giugno di quest’anno la Videocon presenta i libri in tribunale e dichiara fallimento con un buco di 100 milioni di euro.
Svanisce il sogno di un rilancio produttivo. Il gruppo indiano era in realtà interessato soprattutto a rilevare il marchio italiano per poterlo poi usare in India e in Cina, come puntualmente ha fatto. Del resto, c’era già stato l’esempio Necchi.
Chiude un pezzo di manifattura ciociara.
I sussidi pubblici dati senza condizioni e senza politiche territoriali sono inutili. Ma questa storia dovrebbe essere utile per ragionare su scenari possibili del futuro immediato. Marchionne da tempo ha dichiarato che c’è un eccesso di capacità produttiva nel settore automobilistico europeo e che in Italia in particolare potrebbe porsi la necessità di chiudere uno stabilimento. Molti si aspettano che sia l’impianto di Cassino quello destinato alla chiusura.
E allora è questo il momento di ragionare su cosa fare. Nello stabilimento di Cassino lavorano circa 5.000 dipendenti e nella zona si è creato un distretto automotive, con decine di piccole e medie aziende fornitrici.
Circolano voci che la Volkswagen sarebbe interessata ad acquistare il marchio Alfa Romeo e con esso ad acquisire lo stabilimento di Cassino.
Cosa dice la politica locale? Sta lavorando a politiche di contesto per scongiurare la chiusura dello stabilimento e la distruzione del distretto? Ci sono idee? O ci si sveglierà solo all’ultimo minuto, quando sarà troppo tardi? La lezione Videocon è stata studiata?