Dopo il sisma si sono accampati in giardino ed hanno continuato le attività di un tempo. Sfollati nel cortile del Palazzo Bentivoglio, in una delle piazze più belle d’Italia, i ragazzi del Teatro Sociale di Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia, hanno deciso di non fermare la rassegna estiva e di cercare di andare avanti, nonostante quell’accidente di terremoto del 29 maggio 2012.
Da quelle parti lo chiamano il teatrino, quel piccolo gioiello nascosto tra le mura di Palazzo Bentivoglio, dietro una porta a grate di ferro e un grande catenaccio. I primi a scoprirlo, un gruppo di ventenni precari, che nel 2006 cercava uno spazio per ripetere il proprio spettacolo teatrale. Il comune li ha lasciati fare, forse pensando che non sarebbero durati tanto. Ora, dopo tre anni di spettacoli e rassegne auto organizzate, tra sponsor privati, bandi occasionali e aiuti locali, i giovani del Teatro Sociale di Gualtieri devono fare i conti con il terremoto che ha reso inagibile la struttura. Per i mesi di giugno e luglio, gli spettacoli sono continuati all’aperto in quello che hanno chiamato “Teatro Sfollato”, nella piazza del centro cittadino, là dove un tempo c’era il giardino del palazzo. A fare paura ora è l’arrivo dell’inverno.
Il progetto del Teatro Sociale di Gualtieri è nato tre anni fa, quando il Teatro Valle di Roma o il Teatro Coppola di Catania, esperienze di cultura dal basso e auto finanziata, erano ancora lontane dalla cronaca locale. La storia è semplice quanto unica. Sei ragazzi della bassa reggiana, ventenni precari e studenti, scoprono l’esistenza di un teatro nel palazzo storico del Comune di Gualtieri, a pochi passi dal famoso museo dedicato al pittore Antonio Ligabue, e decidono di andarlo a visitare. Se ne innamorano e chiedono al comune di poterlo gestire e mettere a posto, in pratica di poterlo adottare. È l’inizio di un progetto culturale che in breve tempo ha fatto il giro dell’Italia, nato da uno scherzo che avrebbe potuto, dicono, essere uscito da un film di Totò.
“Siamo entrati qui”, racconta Riccardo Paterlini, uno dei soci fondatori, “che il teatro era chiuso da trent’anni. Immaginatevi l’emozione di scoprire un posto del genere, abbandonato da tempo. È così che, con un po’ di polemica, abbiamo deciso di organizzare un’asta pubblica, un gioco che ben presto ci è scappato di mano e che ha trasformato quell’iniziativa nel nostro primo spettacolo tra queste mura”. I ragazzi del Teatro Sociale di Gualtieri, nel 2006 hanno cominciato a distribuire volantini per le strade del paese annunciando la vendita della struttura e in una sera d’estate hanno dato vita ad un’asta pubblica con 300 persone accorse anche da lontano per aggiudicarsi il posto. Il teatro quella sera non era in vendita, ma ha conquistato visitatori venuti da lontano e cittadini, che grazie allo scherzo polemico si sono accorti del tesoro nascosto tra le mura di Palazzo Bentivoglio.
È un teatro unico che non ha fatto che affrontare ostacoli e difficoltà, nato a cavallo tra ‘600 e ‘700, è stato vittima prima di un incendio alla fine dell’ottocento e poi, nel 1951, ha dovuto far fronte alla storica alluvione del Po. Infine il silenzio, fino al 2006 quando un gruppo di studenti precari decide di adottarlo. Al teatrino si recita alla rovescia, si dice in paese. Gli spettatori seduti là dove un tempo c’era il palco e gli attori direttamente sulla scena allestita tra loggioni e platea. Un teatro al contrario dove sono i giovani a prenderne la direzione e il pubblico se ne sta sul palco semplicemente ad ascoltare.
Un’idea innovativa che aveva cominciato a conquistare cittadini ed amministrazione comunale, con un unico solo problema: la mancanza di fondi. “Sapeste quante cose potremmo fare – ha aggiunto Riccardo- con i soldi che di solito danno ad un teatro comunale. Noi ci siamo sempre auto organizzati, tra sponsor e un’amministrazione comunale che ci ha dato una fiducia immensa, purtroppo a mancare sono i fondi”. Il Teatro Sociale di Gualtieri però, tra rifiuti e momenti duri, ha sempre continuato con il suo progetto, animato da uno spirito d’iniziativa capace di stupire ogni volta.
“Quest’anno ad esempio – dice Nicolò Cecchella, un altro dei soci fondatori – ci siamo trovati senza un soldo e con il bisogno di restaurare la struttura. E allora ci siamo inventati un cantiere aperto: abbiamo immaginato il teatro come una nave in secca che si ferma per lavorare. Lo abbiamo chiamato “Teatro in rada” e abbiamo lanciato un appello: venite a darci una mano”. Il risultato? La prima sera di lavori non c’erano abbastanza utensili per tutti: spettatori, cittadini e amici sono arrivati da tutte le zone dell’Emilia e non solo, semplicemente per ricostruire un teatro, un progetto culturale nato dal basso, da mani giovani che non sembrano volersi fermare.
Ora il terremoto, l’ultimo ostacolo, anche se i giovani precari, artisti e teatranti del Teatro Sociale di Gualtieri, non si arrendono: “Continueremo a cercare fondi e a lottare per difendere il nostro progetto- hanno concluso Nicolò Cecchella e Riccardo Paterlini, soci fondatori insieme a Rita Conti, Davide Davoli, Federico Monica, Sara Loreni, – l’impressione è che non ci sia spazio per i progetti nuovi. Anche solo farci ascoltare è una fatica, ma noi non ci arrendiamo”.