L'uomo, di cui inizialmente non si conoscevano le generalità, è stato preso in ostaggio in una strada vicino alla rappresentanza diplomatica italiana nel quartiere di Hadda (nel sud-ovest della Capitale), riaperta solo da qualche mese
Il ministro degli Interni yemenita esclude la pista terroristica, nel rapimento di Alessandro Spadotto, 29 anni, di San Vito al Tagliamento (Pordenone), in forza al 13/o battaglione di Gorizia. L’addetto alla sicurezza all’ambasciata di Sanaa è stato preso in ostaggio da membri di tribù locali, che chiedono un indennizzo per la detenzione di un loro parente e la restituzione di terreni che sostengono essere di loro proprietà nella capitale yemenita. I servizi di Sicurezza sono impegnati a ottenere “la liberazione dell’ostaggio il più rapidamente possibile”. Il ministero comunica inoltre che il carabiniere è stato rapito dalla tribù degli Al-Jalal e in particolare da Ali Nasser Hariqdane, ricercato per il suo coinvolgimento in atti di banditismo.
L’Unità di crisi della Farnesina ha attivato tutti i canali in loco e mantiene “il più stretto riserbo” per favorire “una positiva soluzione della vicenda”. L’uomo era stato preso in ostaggio in una strada vicino alla rappresentanza diplomatica italiana nel quartiere di Hadda (nel sud-ovest della Capitale), riaperta solo da qualche mese dopo la fase convulsa vissuta dal Paese con il braccio di ferro tra l’opposizione yemenita e l’allora capo dello Stato, Ali Abdullah Saleh.
Il rapimento risale al 29 luglio, in una giornata particolarmente drammatica per la città yemenita: un centinaio di uomini armati, appartenenti a varie tribù, avevano preso d’assalto la sede del ministero degli Interni (a Sanaa), chiedendo di essere arruolati nelle forze di polizia, come gli era stato promesso. Il commando ha poi preso in ostaggio alcuni impiegati e li ha rilasciati alcune ore dopo. I combattenti delle tribù yemenite hanno lottato a lungo a fianco delle truppe governative nell’offensiva, sostenuta dagli Usa, contro i militanti di al Qaida. Il mese scorso l’offensiva ha portato i ribelli fuori dalle città in vaste zone del sud del Paese. Molti uomini di altre tribù erano invece stati al fianco dell’ex presidente Ali Abdullah Saleh, deposto da una rivolta popolare.