E va bene, l’Olimpiade è un evento fighissimo. E la cerimonia di apertura di Londra, nonostante le carenze musicali dei commentatori Rai (non conoscevano le canzoni), ha un costo e un valore. L’avranno vista tre miliardi di persone, dicono. Lo sport fa bene, a tutto, aggiungono. Persino il Quirinale pensa che qualche medaglia, preferibilmente d’oro, possa lenire lo spread, il famigerato tasso alcolemico dei nostri conti che ci allontana dai tedeschi. Avremo un mese di tregua, forse anche l’afa resterà a casa a guardarsi la pallavolo e il tiro con l’arco. O forse no, chissà. Non siamo equipaggiati, meglio augurarsi trenta giorni di inni nazionali e feste collettive che un crollo di piazza Affari o una politica in agitazione. Perché se questo pandemonio dovesse malauguratamente accadere, e noi ci auguriamo di no, il telespettatore non saprebbe nulla. Zero. I telegiornali Rai non esistono più, tranne Rai3, accorciati o incapsulati nel romanzo olimpico. Sky martella il pubblico per dodici canali in alta definizione e uno addirittura in tecnologia tridimensionale. Quanto a Mediaset, già Mediaset, non vi aspettate speciali in prima serata per seguire un noiossimo bilaterale di Mario Monti. Magari lo pescherete su La7, ma anche Enrico Mentana e Telecom dovranno riposarsi. Questa rubrica, tale e quale direbbe Luciano De Crescenzo, è pronta per essere pubblicata ancora fra quattro anni oppure fra due, durante i Mondiali di calcio o fra qualche mese per il Festival di Sanremo.
Stranamente fra giugno e settembre arriva l’estate, e un bel carico (comprensibile) di ozio, eppure ogni estate la televisione si fa trovare impreparata. Cos’è questo caldo appiccicoso e cosa sono quei lettini in spiaggia? Boh. Ogni anno crediamo che le notizie per un mese o più vadano sotto l’ombrellone assieme ai nostri rovelli, e invece il pallone gira e l’informazione non produce. Ne capitano di robette interessanti. L’Italia l’hanno rifatta a settembre, l’otto, è vero, ma prima dell’otto c’era agosto. La Rai, stile moviola, ha fatto una finta a cui si stava quasi per abboccare. A un certo punto, pensando di riparare una gomma non forata bensì squarciata, l’ex dg Lorenza Lei, a giugno, ha prolungato i turni di lavoro di Bruno Vespa e Gianluigi Paragone (ora non state qui a criticare, facendo gli schizzinosi). Viale Mazzini voleva dimostrare che qualche fatterello utile ai cittadini si può rintracciare anche mentre il termometro impazzisce con il ciclone di nome Caronte. Peccato che in Rai non ci siano i soldi neppure per garantire una giornata extra ai parrucchieri, figuratevi a una redazione larga e corposa come quella di Ballarò (che ovviamente non è tornato più in onda). Questa estate, poi, era facile programmare un palinsesto. Bastava un pochino di prevenzione, come portarsi le catene in auto, a gennaio per la settimana con gli scarponi a Madonna di Campiglio. Facile perché Mario Monti teme la crisi agostana: noi italiani dormiamo, gli speculatori ci affossano. E i partiti, sfruttando il silenzio di ferragosto, sono pronti ad attovagliarsi per riformare la legge elettorale. In tv ne sapremo poco. Pazienza. Viva l’Eros. Olimpico.
Il Fatto Quotidiano, 29 luglio 2012