Dopo due giorni di gloria piena la scherma stavolta non porta in dote medaglie. Nella spada la migliore delle azzurre alla fine è stata Rossella Fiamingo, catanese classe ’91, battuta nei quarti solo all’ultima stoccata (14-15) dalla forte cinese Sun Yujie. Nello judo la Quintavalle non replica il successo di Pechino
Sembra una vita fa e invece sono passate neanche 24 ore. Ieri sera Federica Pellegrini affondava in vasca nella disciplina più amata e odiata, i 400 stile del record del mondo e degli attacchi di panico. Quinta senza mai essere in gara per una medaglia, delusa fino a parlare – chissà poi se per davvero – di una pausa di riflessione dal nuoto.
Ma oggi, per fortuna sua ed anche nostra, è un altro giorno. Miglior tempo assoluto al mattino in batteria. E in serata è arrivata la qualificazione per la finalissima: si aggiudica la sua semifinale con qualche patema di troppo nei primi 100 metri e un’ottima progressione nell’ultima vasca. Il cronometro non è esaltante (1’ 56’’ 67, quarto tempo di qualificazione), ma rassicura l’autorevolezza con cui ha controllato la gara e le avversarie. Domani ai blocchi di partenza sarà una delle favorite, su questo non c’è dubbio. E allora la grande amarezza di ieri è già dimenticata. Insieme alla buona prestazione in acqua, infatti, è arrivata puntuale anche la marcia indietro su quanto detto a proposito di un possibile ritiro: “Non mi fermerò completamente, voglio solo riposarmi un po’ di più: Domani lotterò fino alle fine” promette.
È la storia molto umorale delle Olimpiadi della Pellegrini. Campionessa forte e fragile al contempo, vittima di un’attenzione mediatica di cui non riesce a fare a meno. E che spesso si trasforma in pressione, insostenibile se i risultati non arrivano. L’importante è che ci sia lieto fine. Abbiamo bisogno di Federica. In futuro e più che mai oggi, in questi Giochi. Dove dopo un inizio scoppiettante le medaglie conquistate diminuiscono progressivamente: 5 sabato, due ieri, appena una oggi. Pellegrini a parte, infatti, il bilancio della giornata è in chiaroscuro. C’è Giulia Quintavalle, oro quattro anni fa a Pechino, che non riesce a ripetersi nella categoria 57 kg del torneo di judo femminile. Finisce quinta, un risultato difficile da valutare. Da una parte le prestazioni altalenanti delle ultime stagioni e il nono posto nel ranking mondiale lasciavano intendere qualche dubbio sulle sue reali possibilità. Dall’altra, in qualità di campionessa in carica, restava una delle atlete di punta della nostra spedizione. Probabilmente il podio era alla portata, ma è sfumato nello spareggio contro la statunitense Malloy.
C’è la scherma, che dopo due giorni di gloria piena stavolta non porta in dote medaglie. Anche se la spada femminile è tradizionalmente la disciplina meno favorevole all’Italia. La migliore delle azzurre alla fine è stata Rossella Fiamingo, catanese classe ’91, battuta nei quarti solo all’ultima stoccata (14-15) dalla forte cinese Sun Yujie. La delusione, semmai, porta il volto di Bianca Del Carretto: forte del secondo posto nella classifica mondiale, si presentava a Londra con ambizioni da podio; e invece è uscita quasi subito, già nei sedicesimi, sconfitta dalla tedesca Heidemann, dopo aver dilapidato un vantaggio di tre stoccate nei venti secondi finali.
L’emozione più grande è venuta allora dal tiro a segno. Dove in mattinata Niccolò Campriani ci ha regalato un’altra medaglia, secondo argento in questa disciplina dopo quello di Luca Tesconi. Cecchino perfetto, il 25enne fiorentino del gruppo delle Fiamme Gialle. O quasi. Perché quella medaglia avrebbe potuto davvero essere di un metallo più prezioso. Era d’oro fino a tre colpi dalla fine. Poi la flessione, in una gara interminabile e mentalmente logorante. Gli otto finalisti uno fianco all’altro, silenzio tombale e cuore in gola. In questo sport conta la mira e forse ancor di più i nervi. Quelli del nostro Niccolò hanno avuto un piccolo cedimento nel momento decisivo. Dopo una sfilza impressionante di dieci, è arrivato il passaggio a vuoto fatale: 9.9 all’ottavo colpo e soprattutto 9.4 al nono, addio medaglia d’oro.
Ha vinto chi ha gestito meglio la tensione. Alin George Moldoveanu, romeno glaciale e imperturbabile: sempre ultimo a sparare, sempre preciso quasi l’emozione riguardasse solo gli altri, comuni mortali. Per sei decimi di punto si laurea campione olimpico. Campriani è felice comunque: ha scacciato i fantasmi di Pechino, quando un errore all’ultimo colpo gli negò il podio. Dal 12esimo al secondo posto il progresso è evidente. Anche se molti – forse lui per primo – si aspettavano la vittoria: da numero 1 del ranking, campione d’Europa nel 2009 e campione del Mondo nel 2010 era davvero il favorito. Per ora basta l’argento. Ha soli 25 anni e tutta la vita davanti. Il tempo è galantuomo: quando vuole mette a posto tante cose. A volte anche in maniera straordinariamente rapida. Come per Federica Pellegrini: ieri delusa, quasi a un passo dall’addio. Domani favorita nei 200 stile, per quello che sarebbe il suo secondo oro olimpico. Non resta che attendere, appena qualche ora.