A causa di un problema tecnico il post era stato pubblicato senza interi periodi. Questa è la versione aggiornata.
Venerdì scorso sono stato ospite del NoveTeatro di Novellara, una bella cittadina in provincia di Reggio Emilia. Con Salvatore Borsellino in video conferenza abbiamo presentato il nostro libro e, successivamente, abbiamo parlato delle infiltrazioni mafiose nel Nord Italia, in particolare in Emilia Romagna. Con il mio solito codazzo di carte e sentenze, ho raccontato la storia della Tangenziale di Novellara, un caso da manuale della lotta tra il bene e il male, tra la mafia e l’antimafia, in cui, per adesso, la spuntiamo noi. Ve la ripropongo.
Iniziative Ambientali Srl è una società costituita da Sabar Spa, Enia Spa ed Unieco Scrl, grosse realtà imprenditoriali che in questa Srl si sono unite per la gestione dei rifiuti e lo smaltimento di materiali di scarto non più riutilizzabili. A fronte della gestione della discarica di Novellara tra il 2003 e il 2008, la Iniziative Ambientali si era impegnata a realizzare il terzo stralcio della tangenziale ricadente nel comune reggiano come opera di compensazione: avrebbe costruito, precisamente, il tratto che va dalla rotatoria S.P. nr. 42 all’intersezione con l’allacciante Cartoccio.
Nel 2009 la gara d’appalto viene vinta dalla Bacchi Spa di Boretto (RE), ditta che opera in quasi regime di monopolio da quattro generazioni nell’estrazione delle sabbie del Po. Bacchi vince offrendo un ribasso pari al 10,208 per cento sull’importo a base di gara.
A questo punto Iniziative Ambientali, come da procedura, scrive alla Prefettura di Reggio Emilia per avere l’informazione antimafia liberatoria nei confronti della ditta vincitrice; la documentazione viene inizialmente rilasciata senza alcun problema.
A seguito di un successivo accesso ispettivo, strumento previsto nel Pacchetto Sicurezza del 2010, Dia, Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza acquisiscono nuovi elementi che la portano la Prefettura, il 5 aprile 2011, a revocare il via libera e ad emettere un’interdittiva antimafia per la “sussistenza del pericolo di infiltrazioni mafiose”. Il provvedimento è devastante perché indica chiaramente che la potente Bacchi è condizionata dalla mafia, nella ridente Emilia e non a Corleone.
Nel Palazzo del Governo di corso Garibaldi dal primo settembre 2009 c’è l’agrigentina Antonella De Miro, che a Reggio Emilia ha la fama di essere un “Prefetto di ferro”, anche per la gavetta tra i fatti di mafia ad Agrigento. È arrivata a Reggio dopo la nomina nel 2006 come componente della Commissione per la gestione straordinaria del Comune di Castellammare del Golfo (TP), sciolto per infiltrazione mafiosa, e la guida della Prefettura di Benevento.
A seguito degli approfondimenti ordinati dalla De Miro, sulla Bacchi Spa emergono gravi criticità che denotano la vicinanza della ditta emiliana ad ambienti mafiosi. La prima “criticità” si chiama Floro Vito Giuliano. Nel cantiere che stava realizzando lo stralcio della Tangenziale, Giuliano trascorreva le sue giornate come operaio, un po’ più uguale degli altri: egli è infatti “cognato di Mattace Domenico presidente CDA della Tre Emme Costruzioni, detenuto per il delitto di usura e ritenuto organico alla famiglia di ndrangheta operativa in Cutro” si legge nell’interdittiva. Il Gip presso il Tribunale di Reggio Emilia lo aveva autorizzato a recarsi in cantiere, assunto proprio dalla Tre Emme. Una maestranza di cui il cantiere non poteva certamente fare a meno e la cui essenzialità ha convinto anche il Gip.
Poi ci sono le risultanze dell’indagine “Caronte” e “Pastoia” (prende il nome dal braccio destro di Bernardo Provenzano, Ciccio Pastoia, arrestato a Castelfranco Emilia e suicidatosi nel carcere di Modena): nella prima alcune ditte controllate da organizzazioni malavitose, in particolare cosa nostra e ‘ndrangheta, avrebbero “costretto” la Bacchi ad affidare loro subappalti nell’ambito dei cantieri ferroviari per l’Alta Velocità in Emilia Romagna; nella seconda indagine era emerso invece che la Bacchi Spa aveva affidato alcuni subappalti all’impresa C.G.A. Costruzioni Srl, ritenuta “rientrante a pieno titolo nell’orbita di Cosa nostra” scriveva la De Miro. Il titolare della CGA, Alfano Vincenzo, nativo di Villabate e residente a Monteprandone (AP), era stato condannato il 2 luglio 2009 della Corte d’Appello di Palermo per delitto associativo mafioso per avere messo a totale disposizione della famiglia mafiosa di Villabate (legata a Bernardo Provenzano, tanto da curarne la latitanza) le proprie società operanti nel settore delle costruzioni, al fine di acquisire appalti pubblici e di reinvestimento di ingenti somme di danaro di provenienza illecita.
A questi elementi si aggiunge che nell’assegnazione dei subappalti alle ditte riconducibili ai Mattace, la Bacchi avrebbe eluso la legge antimafia. Quelle ditte, infatti, non avevano mai ottenuto la certificazione antimafia dalla Prefettura: entrambe sono state riconosciute a rischio di infiltrazione mafiosa e per questo sono state raggiunte da provvedimento interdittivo in data 4 maggio 2011, emesso dalla Prefettura di Parma e poi dichiarato legittimo con sentenza dal Tar Parma. Per aggirare l’ostacolo (l’autorizzazione antimafia è necessaria solo per subappalti di importo superiore ai 155 mila euro) la Bacchi aveva diviso in due il subappalto: 50 mila euro di lavori al Consorzio M2(di Gennaro Mattace) e 130 mila euro alla Tre Emme (di Domenico Mattace). I Mattace sono figli di Francesco ritenuto dalle forze dell’ordine contiguo alla famiglia mafiosa di Grande Aracri.
Ricevuto il provvedimento dalla Prefettura, il 7 aprile Iniziative Ambientali Srl dispone la sospensione dell’aggiudicazione dei lavori e l’efficacia del contratto di appalto. Stesso provvedimento adotta la Provincia di Reggio Emilia, che nel 2008 aveva appaltato i lavori di “ordinaria e straordinaria manutenzione delle strade provinciali del Reparto Nord” ad un’associazione temporanea di imprese, di cui capogruppo era la Turchi Cesare Srl e componente la Bacchi Spa.
Quest’ultima presenta subito ricorso al Tar contro la decisione e nel luglio del 2011 il Tribunale amministrativo dà ragione all’impresa perché le conclusioni della Prefettura sarebbero “imperniate su circostanze non correttamente conosciute e rappresentate, interpretate in modo parziale e fuorviante, irrilevanti ai fini della valutazione ‘prognostica’ di pericolosità”.
A questo punto, vista la determinazione della De Miro, tutti attendono che la Prefettura presenti ricorso al Consiglio di Stato, e invece ecco la sorpresa: nell’agosto del 2011 l’Ufficio territoriale del Governo prepara una nuova interdittiva di 89 pagine, al netto degli allegati, accogliendo in pieno le richieste del Tar. La Iniziative Ambientali e la Provincia fermano nuovamente Bacchi Spa. Il nervosismo sale, le amministrazioni comunali e provinciali sono spazientite da questa partita a ping pong ma ufficialmente esprimono sostegno al Prefetto. In realtà temono danni all’economia, ritardi nei lavori, ulteriori spese per le esangui casse pubbliche. La tensione è palpabile.
Per i legali della Bacchi la nuova interdittiva sarebbe una fotocopia della prima tranne alcune “marginali e irrilevanti integrazioni” dicono. Per questo presentano un nuovo ricorso al Tar. Nell’aprile 2012 però il Tribunale amministrativo regionale dà ragione al Prefetto De Miro, ridimensionando anche la bocciatura precedente. “Risulta evidente come la Prefettura si sia attenuta pedissequamente alle indicazioni fornite dalla Sezione in sentenza tant’è che lo stesso Collegio giudicante che ha ritenuto inadeguata la precedente interdittiva del 5 aprile 2011, ha viceversa ritenuto, sebbene in sede del sommario esame tipico della fase cautelare, complessivamente plausibili le conclusioni cui è giunta la Prefettura in riedizione del potere, configurando gli elementi acquisiti al procedimento e le valutazioni operate dall’Amministrazione un quadro indiziario tale da rivelare la sussistenza del pericolo che i comportamenti e le scelte dell’impresa rappresentino un veicolo di infiltrazione delle organizzazioni criminali negli appalti pubblici”.
Questa volta il lavoro della Prefettura è inattaccabile da ogni punto di vista: “Si tratta di un quadro indiziario articolato e complesso, fatto di rapporti familiari che si intrecciano con rapporti societari e di affari esposto con compiutezza e specificità di riferimenti e di collegamenti in massima parte assenti nella precedente informativa del 5 aprile 2011, che mal si presta alla minuziosa ed analitica parcellizzazione alla quale vorrebbe sottoporlo la difesa di parte ricorrente al fine di sostenere come ogni singolo punto, preso a sé stante, non rivesta specifici connotati di pericolosità. È vero invece il contrario” sentenzia il Tar. I legali della Bacchi per il Tribunale amministrativo non sono riusciti a fornire alcuna “argomentazione idonea a smentire nel complesso il grave quadro indiziario risultante dall’informativa da cui emerge come la Bacchi Spa si sia radicata negli anni sul territorio emiliano, inserendosi nel settore degli appalti pubblici e intrattenendo rapporti commerciali e di affari con imprese gestite prevalentemente da calabresi e siciliani colpiti da provvedimenti penali e contigui, se non diretti esponenti, della malavita organizzata”.
Nel nuovo provvedimento la Prefettura aveva presentato delle novità che forniscono la prova inequivocabile della vicinanza della Bacchi ad ambienti e personaggi in odor di mafia e, soprattutto, la continuità di tali rapporti: “- i contratti di trasporto con la ditta Fenoaltea Aurelio e l’affitto dell’abitazione di Bacchi Lorenzo allo stesso Fenoaltea, noto pregiudicato autorizzato dal Gip di Palermo a vivere a Boretto (…); – la vendita di materiali a Mattace Marisella di Cutro nell’anno 2003, in rapporti familiari con noti malavitosi; – il subappalto dei lavori di realizzazione della strada provinciale 467 Pedemontana, nel Comune di Sassuolo, alla ditta Baraldi Spa, colpita da interdittiva antimafia emessa dal Prefetto di Modena il 6 giugno 2011; – l’apertura di un procedimento penale a carico dei legali rappresentanti della Bacchi Spa, della Tre Emme Costruzioni Srl e del Consorzio Edile M2 per la contravvenzione di cui all’art. 21 della L. 646/1982 (che punisce chi dà lavori in subappalto o a cottimo senza le necessarie autorizzazioni, Ndr); – la comunicazione dei Carabinieri di Bergamo dell’11 ottobre 2002, contenente notizia di reato a carico di Bacchi Aladino e Soncini Franca, unitamente a Baraldi Claudio per associazione a delinquere e turbata libertà degli incanti (gli indagati verranno poi assolti, Ndr)” spiega il Tar.
A nulla serve l’ultima disperata accusa della Bacchi Spa al lavoro della Prefettura, definito “espressione di una cultura del mero sospetto”: per il Tribunale amministrativo “anche l’insieme dei rapporti di amicizia e interpersonali tra i componenti della famiglia Bacchi e noti malavitosi vicini alla ‘ndrangheta trasferitisi al Nord, denota una trama di rapporti squisitamente elettivi, dunque non occasionati dalle inevitabili contiguità derivanti dalla conterraneità o dalla convivenza sullo stesso territorio, bensì scelti consapevolmente”. Per queste ragioni il Tar respinge il ricorso della Bacchi, confermando in toto l’impianto dell’interdittiva prefettizia.
A Novellara ho chiuso il mio intervento dicendo che l’economia non viene prima della legalità. Perché quando ciò accade si tratta di un’economia malata, per pochi, tossica per gli altri. Spesso cerchiamo un giudice a Berlino, a volte basta un Prefetto a Reggio Emilia.
Benny Calasanzio Borsellino
Giornalista, blogger e scrittore
Economia & Lobby - 30 Luglio 2012
Novellara, la tangenziale della mafia
A causa di un problema tecnico il post era stato pubblicato senza interi periodi. Questa è la versione aggiornata.
Venerdì scorso sono stato ospite del NoveTeatro di Novellara, una bella cittadina in provincia di Reggio Emilia. Con Salvatore Borsellino in video conferenza abbiamo presentato il nostro libro e, successivamente, abbiamo parlato delle infiltrazioni mafiose nel Nord Italia, in particolare in Emilia Romagna. Con il mio solito codazzo di carte e sentenze, ho raccontato la storia della Tangenziale di Novellara, un caso da manuale della lotta tra il bene e il male, tra la mafia e l’antimafia, in cui, per adesso, la spuntiamo noi. Ve la ripropongo.
Iniziative Ambientali Srl è una società costituita da Sabar Spa, Enia Spa ed Unieco Scrl, grosse realtà imprenditoriali che in questa Srl si sono unite per la gestione dei rifiuti e lo smaltimento di materiali di scarto non più riutilizzabili. A fronte della gestione della discarica di Novellara tra il 2003 e il 2008, la Iniziative Ambientali si era impegnata a realizzare il terzo stralcio della tangenziale ricadente nel comune reggiano come opera di compensazione: avrebbe costruito, precisamente, il tratto che va dalla rotatoria S.P. nr. 42 all’intersezione con l’allacciante Cartoccio.
Nel 2009 la gara d’appalto viene vinta dalla Bacchi Spa di Boretto (RE), ditta che opera in quasi regime di monopolio da quattro generazioni nell’estrazione delle sabbie del Po. Bacchi vince offrendo un ribasso pari al 10,208 per cento sull’importo a base di gara.
A questo punto Iniziative Ambientali, come da procedura, scrive alla Prefettura di Reggio Emilia per avere l’informazione antimafia liberatoria nei confronti della ditta vincitrice; la documentazione viene inizialmente rilasciata senza alcun problema.
A seguito di un successivo accesso ispettivo, strumento previsto nel Pacchetto Sicurezza del 2010, Dia, Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza acquisiscono nuovi elementi che la portano la Prefettura, il 5 aprile 2011, a revocare il via libera e ad emettere un’interdittiva antimafia per la “sussistenza del pericolo di infiltrazioni mafiose”. Il provvedimento è devastante perché indica chiaramente che la potente Bacchi è condizionata dalla mafia, nella ridente Emilia e non a Corleone.
Nel Palazzo del Governo di corso Garibaldi dal primo settembre 2009 c’è l’agrigentina Antonella De Miro, che a Reggio Emilia ha la fama di essere un “Prefetto di ferro”, anche per la gavetta tra i fatti di mafia ad Agrigento. È arrivata a Reggio dopo la nomina nel 2006 come componente della Commissione per la gestione straordinaria del Comune di Castellammare del Golfo (TP), sciolto per infiltrazione mafiosa, e la guida della Prefettura di Benevento.
A seguito degli approfondimenti ordinati dalla De Miro, sulla Bacchi Spa emergono gravi criticità che denotano la vicinanza della ditta emiliana ad ambienti mafiosi. La prima “criticità” si chiama Floro Vito Giuliano. Nel cantiere che stava realizzando lo stralcio della Tangenziale, Giuliano trascorreva le sue giornate come operaio, un po’ più uguale degli altri: egli è infatti “cognato di Mattace Domenico presidente CDA della Tre Emme Costruzioni, detenuto per il delitto di usura e ritenuto organico alla famiglia di ndrangheta operativa in Cutro” si legge nell’interdittiva. Il Gip presso il Tribunale di Reggio Emilia lo aveva autorizzato a recarsi in cantiere, assunto proprio dalla Tre Emme. Una maestranza di cui il cantiere non poteva certamente fare a meno e la cui essenzialità ha convinto anche il Gip.
Poi ci sono le risultanze dell’indagine “Caronte” e “Pastoia” (prende il nome dal braccio destro di Bernardo Provenzano, Ciccio Pastoia, arrestato a Castelfranco Emilia e suicidatosi nel carcere di Modena): nella prima alcune ditte controllate da organizzazioni malavitose, in particolare cosa nostra e ‘ndrangheta, avrebbero “costretto” la Bacchi ad affidare loro subappalti nell’ambito dei cantieri ferroviari per l’Alta Velocità in Emilia Romagna; nella seconda indagine era emerso invece che la Bacchi Spa aveva affidato alcuni subappalti all’impresa C.G.A. Costruzioni Srl, ritenuta “rientrante a pieno titolo nell’orbita di Cosa nostra” scriveva la De Miro. Il titolare della CGA, Alfano Vincenzo, nativo di Villabate e residente a Monteprandone (AP), era stato condannato il 2 luglio 2009 della Corte d’Appello di Palermo per delitto associativo mafioso per avere messo a totale disposizione della famiglia mafiosa di Villabate (legata a Bernardo Provenzano, tanto da curarne la latitanza) le proprie società operanti nel settore delle costruzioni, al fine di acquisire appalti pubblici e di reinvestimento di ingenti somme di danaro di provenienza illecita.
A questi elementi si aggiunge che nell’assegnazione dei subappalti alle ditte riconducibili ai Mattace, la Bacchi avrebbe eluso la legge antimafia. Quelle ditte, infatti, non avevano mai ottenuto la certificazione antimafia dalla Prefettura: entrambe sono state riconosciute a rischio di infiltrazione mafiosa e per questo sono state raggiunte da provvedimento interdittivo in data 4 maggio 2011, emesso dalla Prefettura di Parma e poi dichiarato legittimo con sentenza dal Tar Parma. Per aggirare l’ostacolo (l’autorizzazione antimafia è necessaria solo per subappalti di importo superiore ai 155 mila euro) la Bacchi aveva diviso in due il subappalto: 50 mila euro di lavori al Consorzio M2(di Gennaro Mattace) e 130 mila euro alla Tre Emme (di Domenico Mattace). I Mattace sono figli di Francesco ritenuto dalle forze dell’ordine contiguo alla famiglia mafiosa di Grande Aracri.
Ricevuto il provvedimento dalla Prefettura, il 7 aprile Iniziative Ambientali Srl dispone la sospensione dell’aggiudicazione dei lavori e l’efficacia del contratto di appalto. Stesso provvedimento adotta la Provincia di Reggio Emilia, che nel 2008 aveva appaltato i lavori di “ordinaria e straordinaria manutenzione delle strade provinciali del Reparto Nord” ad un’associazione temporanea di imprese, di cui capogruppo era la Turchi Cesare Srl e componente la Bacchi Spa.
Quest’ultima presenta subito ricorso al Tar contro la decisione e nel luglio del 2011 il Tribunale amministrativo dà ragione all’impresa perché le conclusioni della Prefettura sarebbero “imperniate su circostanze non correttamente conosciute e rappresentate, interpretate in modo parziale e fuorviante, irrilevanti ai fini della valutazione ‘prognostica’ di pericolosità”.
A questo punto, vista la determinazione della De Miro, tutti attendono che la Prefettura presenti ricorso al Consiglio di Stato, e invece ecco la sorpresa: nell’agosto del 2011 l’Ufficio territoriale del Governo prepara una nuova interdittiva di 89 pagine, al netto degli allegati, accogliendo in pieno le richieste del Tar. La Iniziative Ambientali e la Provincia fermano nuovamente Bacchi Spa. Il nervosismo sale, le amministrazioni comunali e provinciali sono spazientite da questa partita a ping pong ma ufficialmente esprimono sostegno al Prefetto. In realtà temono danni all’economia, ritardi nei lavori, ulteriori spese per le esangui casse pubbliche. La tensione è palpabile.
Per i legali della Bacchi la nuova interdittiva sarebbe una fotocopia della prima tranne alcune “marginali e irrilevanti integrazioni” dicono. Per questo presentano un nuovo ricorso al Tar. Nell’aprile 2012 però il Tribunale amministrativo regionale dà ragione al Prefetto De Miro, ridimensionando anche la bocciatura precedente. “Risulta evidente come la Prefettura si sia attenuta pedissequamente alle indicazioni fornite dalla Sezione in sentenza tant’è che lo stesso Collegio giudicante che ha ritenuto inadeguata la precedente interdittiva del 5 aprile 2011, ha viceversa ritenuto, sebbene in sede del sommario esame tipico della fase cautelare, complessivamente plausibili le conclusioni cui è giunta la Prefettura in riedizione del potere, configurando gli elementi acquisiti al procedimento e le valutazioni operate dall’Amministrazione un quadro indiziario tale da rivelare la sussistenza del pericolo che i comportamenti e le scelte dell’impresa rappresentino un veicolo di infiltrazione delle organizzazioni criminali negli appalti pubblici”.
Questa volta il lavoro della Prefettura è inattaccabile da ogni punto di vista: “Si tratta di un quadro indiziario articolato e complesso, fatto di rapporti familiari che si intrecciano con rapporti societari e di affari esposto con compiutezza e specificità di riferimenti e di collegamenti in massima parte assenti nella precedente informativa del 5 aprile 2011, che mal si presta alla minuziosa ed analitica parcellizzazione alla quale vorrebbe sottoporlo la difesa di parte ricorrente al fine di sostenere come ogni singolo punto, preso a sé stante, non rivesta specifici connotati di pericolosità. È vero invece il contrario” sentenzia il Tar. I legali della Bacchi per il Tribunale amministrativo non sono riusciti a fornire alcuna “argomentazione idonea a smentire nel complesso il grave quadro indiziario risultante dall’informativa da cui emerge come la Bacchi Spa si sia radicata negli anni sul territorio emiliano, inserendosi nel settore degli appalti pubblici e intrattenendo rapporti commerciali e di affari con imprese gestite prevalentemente da calabresi e siciliani colpiti da provvedimenti penali e contigui, se non diretti esponenti, della malavita organizzata”.
Nel nuovo provvedimento la Prefettura aveva presentato delle novità che forniscono la prova inequivocabile della vicinanza della Bacchi ad ambienti e personaggi in odor di mafia e, soprattutto, la continuità di tali rapporti: “- i contratti di trasporto con la ditta Fenoaltea Aurelio e l’affitto dell’abitazione di Bacchi Lorenzo allo stesso Fenoaltea, noto pregiudicato autorizzato dal Gip di Palermo a vivere a Boretto (…); – la vendita di materiali a Mattace Marisella di Cutro nell’anno 2003, in rapporti familiari con noti malavitosi; – il subappalto dei lavori di realizzazione della strada provinciale 467 Pedemontana, nel Comune di Sassuolo, alla ditta Baraldi Spa, colpita da interdittiva antimafia emessa dal Prefetto di Modena il 6 giugno 2011; – l’apertura di un procedimento penale a carico dei legali rappresentanti della Bacchi Spa, della Tre Emme Costruzioni Srl e del Consorzio Edile M2 per la contravvenzione di cui all’art. 21 della L. 646/1982 (che punisce chi dà lavori in subappalto o a cottimo senza le necessarie autorizzazioni, Ndr); – la comunicazione dei Carabinieri di Bergamo dell’11 ottobre 2002, contenente notizia di reato a carico di Bacchi Aladino e Soncini Franca, unitamente a Baraldi Claudio per associazione a delinquere e turbata libertà degli incanti (gli indagati verranno poi assolti, Ndr)” spiega il Tar.
A nulla serve l’ultima disperata accusa della Bacchi Spa al lavoro della Prefettura, definito “espressione di una cultura del mero sospetto”: per il Tribunale amministrativo “anche l’insieme dei rapporti di amicizia e interpersonali tra i componenti della famiglia Bacchi e noti malavitosi vicini alla ‘ndrangheta trasferitisi al Nord, denota una trama di rapporti squisitamente elettivi, dunque non occasionati dalle inevitabili contiguità derivanti dalla conterraneità o dalla convivenza sullo stesso territorio, bensì scelti consapevolmente”. Per queste ragioni il Tar respinge il ricorso della Bacchi, confermando in toto l’impianto dell’interdittiva prefettizia.
A Novellara ho chiuso il mio intervento dicendo che l’economia non viene prima della legalità. Perché quando ciò accade si tratta di un’economia malata, per pochi, tossica per gli altri. Spesso cerchiamo un giudice a Berlino, a volte basta un Prefetto a Reggio Emilia.
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Roma, 29 dic. (Adnkronos) - "Chi sta usando i farmaci sotto prescrizione medica può tranquillamente guidare. Come faceva l'anno scorso". Così Matteo Salvini in una diretta social. "Ovviamente ci sono farmaci che impediscono di guidare nelle ore successive, però esattamente come l'anno scorso chi prende dei farmaci oncologici. Abbiamo istituito un tavolo tecnico proprio per andare incontro alle centinaia di migliaia di pazienti che dietro somministrazione medica usano dei farmaci".
Roma, 29 dic. (Adnkronos) - “Costruttivo, senza pregiudizi, determinato, ma sempre improntato ad un dialogo costante con il governo per fare davvero gli interessi dei lavoratori. Il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, in questi anni ha avuto il merito di confrontarsi con le istituzioni, criticando e proponendo allo stesso tempo soluzioni, senza però mai cercare, a differenza degli altri sindacati, il pretesto dello scontro e dell’istigazione alla rivolta sociale. A lui va il mio apprezzamento e il sincero ringraziamento di come ha svolto la sua delicata e fondamentale funzione, sempre e solo dedicata a tutelare davvero chi lavora”. Così, la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli.
Roma, 29 dic. (Adnkronos) - "Ringraziamo Luigi Sbarra per il grande e costruttivo contributo che, alla guida della Cisl, ha dato alla tutela degli interessi dei lavoratori in Italia ed al mondo delle relazioni industriali. Ha guidato il sindacato con una vera visione strategica e con la consapevolezza che il dialogo tra le parti sociali e’ la chiave per rendere il sistema produttivo sempre più equo, dinamico e sostenibile. Lo ha fatto rispettando il ruolo e l’autonomia sindacale, senza mai trasformare la Cisl nell’appendice di una parte politica. Abbiamo sottoscritto la sua proposta di partecipazione dei lavoratori agli utili dell’azienda e continueremo a sostenerla politicamente in Parlamento. Auguriamo a Luigi Sbarra di continuare a contribuire, con la stessa dedizione, al bene dell’Italia”. Lo afferma il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi.
Roma, 29 dic. (Adnkronos) - "Avere ridotto del 25 per cento, dal 14 al 28 dicembre, nei primi quindici giorni del nuovo Codice della strada, il numero di morti sulle strade è qualcosa che dovrebbe rendere orgoglioso me e voi". Lo dice Matteo Salvini in una diretta social.
"Mi faccio carico volentieri se c'è qualche polemica, ho le spalle larghe, ho rischiato 6 anni per aver bloccato immigrati clandestini. Quindi figurarsi se per salvare vite umane non mi faccio carico di qualche polemica e degli attacchi di Vasco o di radical chic di sinistra".
Roma, 29 dic. (Adnkronos) - “Come dice Renato Brunetta sul Sole24Ore ‘in un carcere sovraffollato, luogo di isolamento, umiliazione, malattia e morte, la pena rischia di perdere la certezza dell'esempio, che è la vera fonte di legittimazione della potestà punitiva, per trasformarsi invece in certezza della recidiva’. È vero, e non conviene a nessuno un modello di pena che incentiva i detenuti a tornare a delinquere o a cominciare a farlo se detenuti ingiustamente. La sua proposta di indulto parziale, per il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, merita attenzione e una iniziativa parlamentare trasversale. Sarebbe infatti positivo che anche nella maggioranza la proposta di Brunetta, che ha alle spalle una lunga militanza nel centrodestra, venisse raccolta e rilanciata. La situazione nelle carceri è incivile ed inaccettabile, quindi bisogna agire con urgenza”. Lo afferma il deputato di +Europa Benedetto Della Vedova.
Roma, 29 dic. (Adnkronos) - “Una manovra nella quale emerge la totale mancanza di visione economica del governo Meloni: competitività, occupazione, giovani, sanità, ambiente, riduzione del debito pubblico e concorrenza sono state le note a margine di una legge di bilancio in cui la parte più consistente è stata occupata dalle mancette elettorali dei partiti di maggioranza. Tutto questo è stato fatto calpestando la democrazia parlamentare, riducendo al minimo non solo le possibilità di modifica ma anche di dibattito”. Lo afferma il segretario di Più Europa Riccardo Magi.
“Per fortuna, grazie alle poche modifiche fatte alla Camera, è stato possibile introdurre alcune cose positive. Attraverso un nostro emendamento, con buona pace dei pro-vita, è stato rafforzato il fondo per corsi di informazione e prevenzione rivolti a studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado, relativamente alle tematiche della salute sessuale e dell’educazione sessuale e affettiva; inoltre è stato confermato e rafforzato il bonus psicologo ed è stato istituito il Fondo per il servizio di sostegno psicologico in favore delle studentesse e degli studenti. Sono piccoli ma importanti passi avanti, nonostante - conclude Magi - un governo oscurantista e antiscientifico”.
Roma, 29 dic. (Adnkronos) - Se l'obiettivo del 2024 era quello di rafforzare il Pd e blindare la leadership, Elly Schlein può chiudere l'anno con un bilancio positivo. I dem sono nettamente il primo partito dell'opposizione e chi vince, si sa, difficilmente viene messo in discussione. Se a questo, però, la segretaria sperava di aggiungere anche l'avvio di un nuovo centrosinistra da contrapporre alla destra di Giorgia Meloni, le cose non sono andate per niente bene. La coalizione ancora non c'è, un'alternativa solida e credibile nemmeno e gli esiti dello sforzo 'testardamente unitario' di Schlein tutti da verificare. Sarà la sfida cruciale del 2025. E le insidie non mancano.
IL MANTRA DELL'UNITA', SCHLEIN E L'INEDITA PAX DEM - All'assemblea nazionale Pd di metà dicembre, Schlein ha presentato la nuova tessera dem per il 2025. Dopo gli occhi di Enrico Berlinguer del 2024, sarà uno slogan indicativo a segnare la direzione dell'anno che sta per iniziare: 'Unità'. "E' una parola bellissima e impegnativa ma soprattutto un programma, un metodo, un approccio alle cose”, ha spiegato la segretaria. Un messaggio rivolto ad alleati riottosi ma anche all'interno. Con Schlein si è realizzata una inedita pax dentro il Pd. Complice l'approccio unitario di Stefano Bonaccini, il perdente al congresso. Hanno pesato anche i continui appuntamenti elettorali del 2024: un voto quasi ogni mese è stato argine alle polemiche interne. E un Pd insolitamente poco litigioso è stato premiato nei consensi riportando i dem stabilmente ben sopra il 20 per cento e accorciato la distanza da Fdi di Meloni. Schlein riuscirà a mantenere la pax anche nel 2025?
DAL TIMORE DEL SORPASSO M5S ALLE EUROPEE AL PD PIGLIATUTTO - Se c'è un dato di chiarezza che il 2024 ha portato nel campo delle opposizioni è quello sui rapporti di forza. Il Pd chiude l'anno in uno stato di salute che era difficile prevedere. Era aprile, mancavano appena due mesi alle europee, quando tutti i sondaggi davano il Movimento 5 Stelle a una incollatura dai dem. Il timore del sorpasso serpeggiava tra i capanelli Pd in Transatlantico. Dopo due mesi di campagna elettorale in cui Schlein ha battuto il Paese insistendo su pochi temi chiave - la difesa della sanità pubblica, lavoro e salari innanzitutto -, è finita con quasi 15 punti di scarto tra i due partiti: 24,1 il Pd e 9,9 i 5 Stelle. Una caratterizzazione che ha premiato. Insieme alla potenza di fuoco, squadernata in termini di preferenze, dal 'partito degli amministratori': Stefano Bonaccini, il recordman del Sud Antonio Decaro, Dario Nardella, Giorgio Gori, Matteo Ricci, l'ex-presidente Nicola Zingaretti.
Un trend che si è confermato anche con le vittorie 6 a 0 nei capoluoghi di regione a giugno. E poi in autunno nelle regionali in Emilia Romagna e Umbria: con Michele De Pascale, sindaco di Ravenna, il Pd vola al 42,9% e arriva al 30,2% con Stefania Proietti, sindaca civica di Assisi. E pure in Liguria dove la vittoria è sfuggita di un soffio ad Andrea Orlando, il Pd è comunque primo partito con il 27,6%, doppiando quasi Fdi. Ma accanto al successo dem, ci sono i 5 Stelle in caduta libera, la quasi scomparsa a livello regionale delle formazioni centriste. Schlein riuscirà a dar vita a una coalizione competitiva?
SCHLEIN LA ZEN E LE TENSIONI CON I 5 STELLE - "Il mio avversario è la destra di Meloni, non dirò mai una sola parola contro le altre forze di opposizione". Schlein la Zen. E' questo il segno che la segretaria del Pd ha dato ai rapporti, spesso molto difficili, con i 5 Stelle e Giuseppe Conte nel corso dell'anno che si sta chiudendo. Sono state soltanto due le volte, in cui Schlein ha rotto la linea che si è autoimposta. La prima quando in un incontro alla Camera, Conte le disse in faccia che il Pd è un partito "bellicista". Dopo 24 ore e con i dem in subbuglio, arrivò la replica: "Dal M5S esigo rispetto, basta con i continui attacchi e le mistificazioni che non servono a costruire l’alternativa. Se Conte attacca più noi che il governo Meloni sbaglia strada".
La seconda quando Conte annullò le primarie per le comunali a Bari alla vigilia dei gazebo. “Non ci sono più le condizioni per svolgere seriamente le primarie”, disse il leader M5S a seguito di alcune inchieste giudiziarie. Sulla 'questione morale', non ci fu Zen di sorta a tenere Schlein. La segreteria andò a Bari e dal palco la replica a Conte fu durissima in difesa dell'onorabilità del Pd e con l'accusa ai 5 Stelle di slealtà. “Ritirarsi dalle primarie a tre giorni dal voto è uno schiaffo alle persone perbene. Una scelta unilaterale che rappresenta un favore alle destre”. Fu rottura e alla fine a vincere a Bari è stato il candidato dem, Vito Leccese, al secondo turno con il 70%. Da allora, la segretaria ha ripreso la linea Zen. Nonostante un fine anno teso con i 5 Stelle che, pure dopo la vittoria di Conte su Grillo alla Costituente, restano riottosi all'alleanza: 'progressisti indipendenti', la definizione del leader M5S. Che ha fatto vacillare la pazienza di Schlein. "So bene che i processi di maturazione richiedono pazienza ma allo stesso tempo -ha detto la segretaria all'assemblea nazionale di metà dicembre- non possiamo passare il prossimo anno ognuno a farci gli affari propri, pensando rinviare alla vigilia delle politiche la sintesi e la costruzione dell'alternativa che dobbiamo alla nostra gente". Riuscirà Schlein a stringere un'alleanza organica con i 5 Stelle?
IL CENTRO E I SUOI FEDERATORI - "Il rischio è quello di avere una Quercia addirittura senza cespugli, ma solo circondata dall'erba". Parola di Romano Prodi dopo le regionali in Emilia Romagna e Umbria. Un rischio sentito da molti nel Pd, specie da chi avverte la mancanza di una gamba centrista alla coalizione che si cerca di costruire. Diversa dal fu Terzo Polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda. In questi mesi si è parlato di possibili federatori: da Beppe Sala per un'area liberale e riformista a Ernesto Maria Ruffini con un taglio più cattolico-democratico. Al momento i lavori sono in corso ma il successo è tutt'altro che scontato. Schlein, da parte sua, sulle ipotesi in campo non ha proferito parola. C'è chi sostiene che un eventuale federatore del centro potrebbe diventarlo dell'intera coalizione 'scippando' a Schlein la candidatura a palazzo Chigi. Riuscirà Schlein a conquistare la premiership della coalizione?
DE LUCA, ARMI E SALVA MILANO, I PRIMI NODI DEL 2015 - Nell'anno che sta per aprirsi, ci sono almeno due o tre nodi che Schlein troverà già ad attenderla. Due sono materie parlamentari: la questione dell'Ucraina e delle armi e quella del cosiddetto Salva Milano. Su entrambe le questioni ci sono diverse sfumature tra i dem e su entrambe il Pd è sotto il fuoco amico di M5S e anche di Alleanza Verdi e Sinistra. Il rischio di una spaccatura delle opposizioni è quasi una certezza. A gennaio poi è attesa la sentenza della Consulta sul referendum contro l'autonomia. Se fosse ammissibile potrebbe al contrario rappresentare l'occasione per una battaglia unitaria di tutte le opposizioni. E sempre a gennaio, entro il 10, il governo dovrà decidere se impugnare o meno la legge De Luca per il terzo mandato. Schlein non ne vuol sapere di ricandidare il presidente campano e lui non ne vuol sapere di non ricandidarsi. La decisione di Meloni sarà determinante. Riuscirà Schlein a tenere la Campania a guida centrosinistra?