Cambia la contestata norma sui farmaci “griffati” contenuta nel decreto sulla spending review. Il maxi emendamento del governo prevede che il medico “ha facoltà” di indicare nella ricetta il farmaco di marca e tale prescrizione è vincolante per il farmacista se essa è motivata dal medico. Il maxi-emendamento conferma la prima parte del comma contestato: “Il medico che curi un paziente, per la prima volta, per una patologia cronica, ovvero per un nuovo episodio di patologia non cronica, per il cui trattamento sono disponibili più medicinali equivalenti è tenuto ad indicare nella ricetta del Sistema sanitario nazionale la sola denominazione del principio attivo contenuto nel farmaco”.
Ma il maxi-emendamento aggiunge una clausola: “Il medico ha facoltà di indicare altresì la denominazione di uno specifico medicinale a base dello stesso principio attivo; tale indicazione è vincolante per il farmacista ove in essa sia inserita, corredata obbligatoriamente di una sintetica motivazione, la clausola di non sostituibilità”, prevista dal decreto sulle liberalizzazioni. La modifica sarà votata dall’Aula del Senato domani. Non cambierebbe la sostanza di quanto già stabilito dalla Commissione Bilancio riguardo la stretta sui farmaci griffati. Rimane però l’obbligo per il medico di famiglia di indicare sulla ricetta il principio attivo. Secondo l’Adnkronos Salute da fonti parlamentari, il decreto stabilisce però che il camice bianco ha facoltà di indicare sulla ricetta il nome del farmaco giustificando la scelta con una sintetica motivazione scritta. L’indicazione del medico – si precisa nel testo del maxiemendamento – è vincolante per il farmacista. Una modifica peggiorativa, secondo il segretario della federazione di medici di famiglia, Giacomo Milillo: “Ostacola infatti ancora di più l’attività prescrittiva del medico, determinandone un aggravio del lavoro” afferma. In sostanza, rispetto all’emendamento iniziale, “non cambia nulla, anzi la situazione peggiora”.
L’altra notizia del giorno è il blocco delle tasse universitarie per i prossimi tre anni per gli studenti in corso con un reddito familiare Isee medio o basso, cioè di 40mila euro. Confermati invece i forti aumenti delle tasse per tutti gli studenti fuori corso, fino al cento per cento.
Il Governo ha posto oggi la fiducia in Senato sul maxi-emendamento che comprende i decreti sulla spending review e quello sulla dismissione del patrimonio pubblico. L’annuncio è stato dato dal ministro Piero Giarda. La discussione sulla revisione della spesa è ripresa alle 20 e domani, alle 9, l’Aula riprenderà il lavoro con le dichiarazioni di voto mentre la prima chiama inizierà alle 10. L’ennesima questione di fiducia ha spinto la Lega Nord a protestare: “Sulla spending review il Governo ha posto l’ennesima fiducia: è vergognoso che ancora una volta il dibattito in Aula venga soffocato e siano calpestati i diritti dell’opposizione. Il Capo dello Stato tanto solerte a inviare richiami e moniti su queste questioni ai tempi del precedente esecutivo, in queste ore si sta distinguendo per un assordante silenzio” ha dichiarato il capogruppo al Senato, Federico Bricolo.