Arriva il primo via libera all’impiego di detenuti per la ricostruzione post-sisma. È stato siglato oggi un protocollo d’intesa tra Regione Emilia Romagna, il dipartimento di amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia e il Tribunale di sorveglianza. Accordo che prevede il l’impegno di una quarantina di persone, provenienti dai diversi istituti penitenziari della regione, in attività di volontariato nei comuni distrutti dal terremoto.

Diventa così operativo, a circa 2 mesi dal secondo terremoto, il progetto lanciato dal ministro della Giustizia, Paola Severino. Nonostante le polemiche, arrivate in particolare dai leghisti. “Invece dei carcerati è meglio far rientrare i nostri soldati italiani dalle missioni all’estero” aveva detto qualche settimana fa Roberto Calderoli.

L’idea era stata proposta direttamente dal Guardasigilli, pochi giorni dopo la seconda, devastante scossa del 29 maggio. “Mi è venuta in mente mentre visitavo la Dozza – disse all’inizio di giugno, intervistata dal Fatto Quotidiano – Uno dei detenuti si è avvicinato e mi ha chiesto come potesse rendersi utile, mi ha chiesto di poter andare a lavorare tra le macerie. Io ho lanciato un’idea, ma la mia idea lì nasce e si ferma, in questo il ministro non ha competenze, servono i giudici, i direttori delle carceri, le coop sociali, gli accordi con gli enti locali”.

L’intesa firmata oggi prevede l’inserimento di cittadini detenuti in attività di volontariato nelle zone colpite dal terremoto, valorizzando il ruolo delle associazioni che già operano nell’ambito della ricostruzione. Gli interventi saranno definiti in una serie di protocolli che saranno firmati con i comuni sede delle carceri (Bologna, Modena, Ferrara Reggio Emilia e Castelfranco dell’Emilia). Circa una quarantina di detenuti, tutti di sesso maschile e già in semilibertà, sarebbero già pronti per cominciare le attività. La maggior parte di loro arriverà dalla Dozza di Bologna, dal carcere di Castelfranco Emilia e da quello di Ferrara. Mentre più ristretto è il gruppo detenuto a Modena.

“Si tratta di un intervento importante che ci permette di consolidare una capacità di relazione e collaborazione tra le istituzioni – ha detto l’assessore alle Politiche sociali Teresa Marzocchi -.Portiamo a termine un percorso avviato all’indomani del sisma e lavoreremo ancora insieme perché sempre più persone possano fare della propria esperienza in carcere anche un’esperienza di ricostruzione di sé e del proprio rapporto con la società”.

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