‘Mi candido alle primarie quale candidato premier per il centrosinistra”. E l’annuncio di Nichi Vendola, leader di Sinistra Ecologia e Libertà, nel corso di una conferenza stampa nella sede del partito. “Lo faccio sulla base di una spinta larga – spiega – che non viene solo da parte del mio partito”. “Sel non si fa annettere da alcun partito” e aggiunge anche di registrare con favore che l’iniziativa di Bersani fa tornare “il centrosinistra come tema fondamentale”.
Vendola ha assicurato che il segretario del Pd Pierluigi Bersani è stato al corrente fin dal primo momento della sua intenzione di scendere in campo per la leadership del centrosinistra. “Bersani lo ha sempre saputo -ha spiegato il leader di Sel – certo, poi c’è la realtà e la rappresentazione della realtà…”. Pur non essendo ancora chiara la data della competizione né chi vi parteciperà Vendola fa comunque un elogio del leader Pd e sfoggio di fair play. “Ho grande stima per Bersani e lo considero un vero leader di partito. Spero che sarà una bella contesa”. Quanto all’outsider Matteo Renzi, nessun problema. “Renzi? Non sono molto preoccupato dalla sua presenza”.
Il primo a commentare è proprio Antonio Di Pietro: ”La candidatura di Vendola alle primarie? Mi pare rispettabile, come tante altre” dice l’ex magistrato in conferenza stampa a Montecitorio. “Le coalizioni si fanno solo sulla condivisione dei programmi, non sulle parole. Un accordo tra Vendola e Buttiglione – ha aggiunto – lo vedo assai poco probabile sui diritti civili e dei lavoratori, mentre noi presenteremo a Vasto a Settembre il nostro programma e invitiamo fin d’ora Bersani e Vendola a intervenire. Voglio vedere – ha concluso Di Pietro – quando tra poco si voterà in Sicilia se sarà più giusto allearsi con Lombardo e Cuffaro o con il programma di legalità dell’Idv”.
In un lungo documento Sel ha poi definito i punti che vuole proporre all’attenzione: il contrasto di “tutte le mafie”, una legislazione “che contrasti lo strapotere della finanza speculativa a partire dalla tassa sulle transazioni finanziarie, rendendo permanente il divieto di vendita allo scoperto e attaccando vigorosamente i paradisi fiscali”, la “rinegoziazione dei trattati che non stanno salvando né l’euro né il modello di vita dei cittadini europei”. “La sinistra combatte senza esitazione gli sprechi e la spesa pubblica improduttiva”. “Le tasse sono troppo onerose per chi le paga, sia che sia un lavoratore dipendente che – si legge nel documento – autonomo, ma è incredibile non rilevare che più dell’80% del gettito venga da lavoratori dipendenti e pensionati”. Proponiamo una lotta prioritaria all’evasione fiscale per ridurre l’imposizione fiscale in primo luogo ai lavoratori a basso reddito e proponiamo una tassazione sui grandi patrimoni che sostituisca l’ingiusta tassa sulla prima casa per i cittadini meno abbienti”. Secondo Sel: La riduzione del debito pubblico deve avvenire senza dogmi rigoristi, poiché sappiamo che dalla crescita della ricchezza possono venire benefici assai più fruttuosi che dalla mera riduzione dello stock del debito. Se cresce la disoccupazione e diminuisce il tenore di vita e il potere d’acquisto dei salari e degli stipendi, l’aumento delle tasse e taglio dei servizi produrrà soltanto effetti recessivi”. E poi “vogliamo investire le risorse recuperate dalla lotta all’evasione fiscale, dal contrasto alla corruzione e – prosegue il documento – dal taglio alle spese militari, in un piano per il lavoro, pubblico e privato, basato sugli investimenti per la messa in sicurezza del nostro territorio e delle città, nella erogazione di un reddito minimo garantito come c’è nel resto d’Europa e il recupero del potere d’acquisto perso dai salari negli ultimi vent’anni”. “Abbiamo bisogno di rafforzare il welfare e la spesa pubblica in settori strategici. La salute, le pensioni, l’assistenza per i non autosufficienti, l’istruzione pubblica, i trasporti pubblici, il diritto ad una giustizia certa e celere, sono diritti inalienabili ma anche fattori di sviluppo essenziali per la tenuta della coesione economica e sociale del paese. La spesa per la formazione e la ricerca va aumentata e riqualificata. Oggi assistiamo ad una ingiusta penalizzazione, in particolare per i giovani che – argomenta Sel – vogliono insegnare o fare ricerca e che spesso sono costretti ad emigrare, che sta impoverendo brutalmente il nostro paese. Non si tratta di “costi” ma di “risorse”.
Ecco il documento