Nella sua informativa urgente alla Camera dei deputati il ministro dell'Ambiente ha anche denunciato la lentezza e la poca linearità delle procedure di risanamento, sottolineando che "su 57 siti da bonificare sono 3 o 4 quelli avviati e 2 quelli realizzati"
Il lavoro, la salute, l’ambiente, le leggi e il lavoro della magistratura. Nella sua informativa alla Camera dei deputati, il ministro Corrado Clini ha toccato tutti i punti della spinosa vicenda che coinvolge l’Ilva di Taranto, “sequestrata” la scorsa settimana dopo la decisione del gip Patrizia Todisco, che ha emesso un’ordinanza di arresto (ai domiciliari) per otto persone, tra cui i vertici dell’azienda. ”La situazione ha evidenti impatti ambientali e probabili impatti sulla salute che vanno messi in relazione alle normative del tempo e alle autorizzazioni nel tempo ricevute dagli impianti, come è accaduto per tutti gli impianti del genere in Europa” ha detto il ministro dell’Ambiente, secondo cui ”lo stabilimento è stato progressivamente autorizzato nelle sue diverse fasi anche di aggiornamento tecnologico, produttivo, secondo le leggi vigenti, per cui una parte delle problematiche rilevate dalle indagini epidemiologiche che sono state realizzate per conto della magistratura ma anche dell’Istituto superiore della sanità, danno conto di uno stato della salute della popolazione con evidenti eccessi di mortalità che fanno riferimento presumibilmente a contaminazioni ambientali derivanti da impianti che a quel tempo operavano nel rispetto delle leggi”.
Il nesso causa effetto tra inquinamento e mortalità – I rischi ambientali da considerare all’Ilva di Taranto, quindi, per Clini “sono quelli dei decenni passati, mentre è più difficile identificare una correlazione causa-effetto” sull’eccesso di mortalità per tumori nell’area “con la situazione attuale che, per effetto di leggi regionali e nazionali e misure ad hoc hanno avuto una evoluzione delle tecnologie con significative riduzioni delle emissioni, particolarmente della diossina e delle polveri”. Il titolare dell’Ambiente, inoltre, ha sottolineato che la questione Taranto è “una problematica aperta: va capito se lo stato attuale degli impianti può essere messo in relazione con le patologie emerse e se sono sorgente di rischio” anche perché “i dati dell’Iss evidenziano che a Taranto negli anni 2003-2005 e 2006-2008 c’è stato un eccesso di mortalità per tumori che ha una caratteristica abbastanza articolata”.
La questione bonifiche e le lentezze procedurali – Il ministro, poi, ha sottolineato come in Italia le procedure di valutazione ambientale siano “molto lunghe, troppo se comparate con altri paesi europei, e rischiano di essere fuori fase rispetto a investimenti in tecnologie”. Non solo. Clini ha denunciato anche che “le bonifiche dei siti industriali prevedono procedure complesse, non molto lineari: il processo sull’area dell’Ilva è iniziato nel 2003 e la procedura non è ancora conclusa”. E queste procedure, ha aggiunto il ministro, “non danno grandi risultati: su 57 siti da bonificare sono 3 o 4 i casi di bonifiche avviate e 2 quelle realizzate”.
Il lavoro della magistratura – ”Io non ho nulla da dire sulla iniziativa della magistratura, ma ora lavoriamo per rafforzare la capacità delle amministrazioni pubbliche e la responsabilità delle imprese a rispettare le leggi” ha detto il ministro, ricordando che ”la situazionea Taranto è molto delicata e circa 20mila persone sono molto preoccupate per una eventuale chiusura degli impianti”. E ha ribadito che domani vedrà a Taranto rappresentanti di sindacati e Confindustria “per cercare di gestire la situazione, i programmi che sono in corso e quelli che abbiamo individuato da sviluppare in maniera coordinata tra le diverse componenti”. Una iniziativa che, ha puntualizzato, “non è una risposta alla magistratura: era stata presa nel solco delle leggi italiane delle direttive Ue, per valorizzare il rispetto delle normative esistenti, prima che la magistratura attivasse le proprie procedure”.