E’ una lettera insolita quella che compare in testa alla rubrica della posta di Repubblica. Non solo per il fatto che a scriverla è Eugenio Scalfari che del quotidiano di largo Fochetti è già fondatore e direttore. Ma anche perché accusa un’altra testata del gruppo L’Espresso-Repubblica, la rivista MicroMega di Paolo Flores d’Arcais, di aver praticamente rubato un brano di un suo articolo e di averne fatto un uso improprio.
Scrive Scalfari: “Nell’ultimo fascicolo della rivista Micromega viene pubblicato un ampio dibattito sulla indagine della Procura di Palermo relativa alle eventuali trattative tra lo Stato e la mafia. Nell’ambito di questo dibattito la direzione di quella rivista ha anche pubblicato un breve brano tratto da un mio scritto, che non ha nulla a che vedere con quel dibattito e la cui pubblicazione non mi è stata né richiesta né tanto meno da me autorizzata. Diffido pertanto la direzione di Micromega di utilizzare miei scritti senza avermene preventivamente chiesto il permesso; permesso che – lo dico fin d’ora – non sarà mai comunque concesso”.
L’ultimo numero del bimestrale diretto da Flores d’Arcais non deve essere piaciuto molto al fondatore, da tempo collocato nella trincea scavata da Monti-Napolitano. Nel 2010 proprio MicroMega ospitò un confronto tra Scalfari e Flores sulla scomparsa del berlusconismo e sul concetto di “male minore” che ne sarebbe dovuto seguire: fu allora che si registrò una prima sensibile divergenza tra i due. L’ultimo MicroMega dal titolo “Un Presidente al di sopra di ogni sospetto”, tocca però un nervo ben più scoperto del dibattito politico: le conseguenze dell’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia.
Parte infatti con un inciso di Loris D’Ambrosio, il consigliere giuridico del Colle recentemente scomparso, che al telefono con Nicola Mancino afferma: “Il presidente è orientato a fare qualcosa… ma per ora non le posso dire nulla… sto elaborando un pochino le cose… però la decisione l’abbiamo presa…”. Prosegue con un carteggio (di cui ha dato conto anche il Fatto Quotidiano) tra lo stesso Flores e Barbara Spinelli, altra firma di punta di Repubblica. E continua con un excursus che Marco Travaglio fa iniziare il 4 novembre 2011, giorno in cui il gip di Palermo Riccardo Ricciardi autorizza le intercettazioni dei telefoni degli ex ministri Nicola Mancino e Giovanni Conso.
Come intermezzo ecco il breve capitolo dal titolo “lesa maestà” che passa in rassegna le dichiarazioni a favore dell’intangibilità del Quirinale. E’ qui che compare, primo della fila in un balletto che conta tra gli altri Giuliano Ferrara, Renato Schifani, Walter Veltroni e Paolo Cirino Pomicino, il brano di Eugenio Scalfari. Tratto da RSera del 20 giugno, il fondatore non deflette dalla linea che tiene dall’inizio di questa vicenda. Il pensiero di Scalfari, ripreso da Micromega, è il seguente: il Colle ha fatto bene (“Napolitano ha fatto nient’altro che esercitare i suoi poteri e doveri”), chi lo critica è irresponsabile e lo fa “per creare una situazione di marasma al vertice delle istituzioni dalla quale deriverebbe inevitabilmente la caduta del governo Monti”. E’ la posizione di Scalfari, espressa del resto in più scritti. E non coincide con quella dei cronisti di Repubblica che da settimane stanno dando conto dei fatti che accadono sulla linea Palermo-Roma. Non solo loro. Giusto domenica Scalfati si diceva addolorato “che alcune persone alle quali sono legato da profonda amicizia e stima” non si siano schierati a difesa del Colle. Il riferimento è ad altri prestigiosi editorialisti di Repubblica come Barbara Spinelli, Stefano Rodotà e Franco Cordero rei di avere esposto giudizi critici sulla vicenda Mancino (trovando però ospitalità su Corriere, Fatto e MicroMega). La citazione di MicroMega deve aver colmato la misura. Invece di divenire un editoriale è però stata indirizzata nella posta dei lettori.
La replica del bimestrale che ha sede due piani più su di Repubblica nel palazzone del gruppo L’Espresso è lineare: “Non volendo imbarcarsi in fin troppo facili polemiche, MicroMega si limita a ricordare di aver utilizzato più volte citazioni, anche molto più lunghe, di numerosi autori, in conformità alle vigenti leggi sul diritto d’autore e alla convenzione di Berna, confortata infine anche da un parere legale dello studio Ripa di Meana e associati, chiesto nel 2008 dal Gruppo Espresso a nome di MicroMega, testata del Gruppo. Alle disposizioni vigenti MicroMega continuerà a conformarsi anche in futuro”. Ne hanno fatto anche una lettera da pubblicare nella rubrica delle lettere di Repubblica. Luogo di confronto effettivamente insolito tra condomini.
da Il Fatto Quotidiano dell’1 agosto 2012
Media & Regime
MicroMega ‘riprende’ un suo scritto, Eugenio Scalfari attacca Flores d’Arcais
Il fondatore del quotidiano di largo Fochetti: "Lo diffido". La rivista: "Rispettata la legge sul diritto d'autore". Tutto per un articolo 'anti-Procura' di Palermo pubblicato sull'ultima edizione del bimestrale del gruppo Repubblica- l'Espresso
E’ una lettera insolita quella che compare in testa alla rubrica della posta di Repubblica. Non solo per il fatto che a scriverla è Eugenio Scalfari che del quotidiano di largo Fochetti è già fondatore e direttore. Ma anche perché accusa un’altra testata del gruppo L’Espresso-Repubblica, la rivista MicroMega di Paolo Flores d’Arcais, di aver praticamente rubato un brano di un suo articolo e di averne fatto un uso improprio.
Scrive Scalfari: “Nell’ultimo fascicolo della rivista Micromega viene pubblicato un ampio dibattito sulla indagine della Procura di Palermo relativa alle eventuali trattative tra lo Stato e la mafia. Nell’ambito di questo dibattito la direzione di quella rivista ha anche pubblicato un breve brano tratto da un mio scritto, che non ha nulla a che vedere con quel dibattito e la cui pubblicazione non mi è stata né richiesta né tanto meno da me autorizzata. Diffido pertanto la direzione di Micromega di utilizzare miei scritti senza avermene preventivamente chiesto il permesso; permesso che – lo dico fin d’ora – non sarà mai comunque concesso”.
L’ultimo numero del bimestrale diretto da Flores d’Arcais non deve essere piaciuto molto al fondatore, da tempo collocato nella trincea scavata da Monti-Napolitano. Nel 2010 proprio MicroMega ospitò un confronto tra Scalfari e Flores sulla scomparsa del berlusconismo e sul concetto di “male minore” che ne sarebbe dovuto seguire: fu allora che si registrò una prima sensibile divergenza tra i due. L’ultimo MicroMega dal titolo “Un Presidente al di sopra di ogni sospetto”, tocca però un nervo ben più scoperto del dibattito politico: le conseguenze dell’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia.
Parte infatti con un inciso di Loris D’Ambrosio, il consigliere giuridico del Colle recentemente scomparso, che al telefono con Nicola Mancino afferma: “Il presidente è orientato a fare qualcosa… ma per ora non le posso dire nulla… sto elaborando un pochino le cose… però la decisione l’abbiamo presa…”. Prosegue con un carteggio (di cui ha dato conto anche il Fatto Quotidiano) tra lo stesso Flores e Barbara Spinelli, altra firma di punta di Repubblica. E continua con un excursus che Marco Travaglio fa iniziare il 4 novembre 2011, giorno in cui il gip di Palermo Riccardo Ricciardi autorizza le intercettazioni dei telefoni degli ex ministri Nicola Mancino e Giovanni Conso.
Come intermezzo ecco il breve capitolo dal titolo “lesa maestà” che passa in rassegna le dichiarazioni a favore dell’intangibilità del Quirinale. E’ qui che compare, primo della fila in un balletto che conta tra gli altri Giuliano Ferrara, Renato Schifani, Walter Veltroni e Paolo Cirino Pomicino, il brano di Eugenio Scalfari. Tratto da RSera del 20 giugno, il fondatore non deflette dalla linea che tiene dall’inizio di questa vicenda. Il pensiero di Scalfari, ripreso da Micromega, è il seguente: il Colle ha fatto bene (“Napolitano ha fatto nient’altro che esercitare i suoi poteri e doveri”), chi lo critica è irresponsabile e lo fa “per creare una situazione di marasma al vertice delle istituzioni dalla quale deriverebbe inevitabilmente la caduta del governo Monti”. E’ la posizione di Scalfari, espressa del resto in più scritti. E non coincide con quella dei cronisti di Repubblica che da settimane stanno dando conto dei fatti che accadono sulla linea Palermo-Roma. Non solo loro. Giusto domenica Scalfati si diceva addolorato “che alcune persone alle quali sono legato da profonda amicizia e stima” non si siano schierati a difesa del Colle. Il riferimento è ad altri prestigiosi editorialisti di Repubblica come Barbara Spinelli, Stefano Rodotà e Franco Cordero rei di avere esposto giudizi critici sulla vicenda Mancino (trovando però ospitalità su Corriere, Fatto e MicroMega). La citazione di MicroMega deve aver colmato la misura. Invece di divenire un editoriale è però stata indirizzata nella posta dei lettori.
La replica del bimestrale che ha sede due piani più su di Repubblica nel palazzone del gruppo L’Espresso è lineare: “Non volendo imbarcarsi in fin troppo facili polemiche, MicroMega si limita a ricordare di aver utilizzato più volte citazioni, anche molto più lunghe, di numerosi autori, in conformità alle vigenti leggi sul diritto d’autore e alla convenzione di Berna, confortata infine anche da un parere legale dello studio Ripa di Meana e associati, chiesto nel 2008 dal Gruppo Espresso a nome di MicroMega, testata del Gruppo. Alle disposizioni vigenti MicroMega continuerà a conformarsi anche in futuro”. Ne hanno fatto anche una lettera da pubblicare nella rubrica delle lettere di Repubblica. Luogo di confronto effettivamente insolito tra condomini.
da Il Fatto Quotidiano dell’1 agosto 2012
La Repubblica tradita
di Giovanni Valentini 12€ AcquistaArticolo Precedente
Il rispetto, anche per le notizie
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Flores d’Arcais – Eugenio Scalfari: due visioni del mondo
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Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Qual è il suo sogno quando era piccolo?". "Questa è una domanda interessante, perché i sogni cambiano nel corso della vita, con l'età. Quando ero piccolo mi sarebbe piaciuto fare il medico, poi ho cambiato idea. Quando si è a scuola, crescendo, si studia un po' tutto. C'è un momento in cui bisogna scegliere cosa fare. Alla fine ho scelto il diritto, la legge". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella rispondendo ai bambini della scuola de Amicis di Palermo. "Non ho mai sognato di fare il calciatore perché non ero per niente bravo", ha aggiunto sorridendo.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "C'è molto di buono in questo paese, e questo mi conforta sempre". Così il Presidente della repubblica Sergio Mattarella ai bambini della scuola de Amicis di Palermo. "La fatica viene cancellate dal vedere cose buone che si vedono in Italia", ha detto.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Le piacerebbe fare un altro lavoro?". Questa è stata a prima domanda rivolta dagli alunni della scuola de Amicis di Palermo al Capo dello Stato Sergio Mattarella, in visita a sorpresa questa mattina nel plesso. "Io sono vecchio - ha risposto - il mio lavoro non è quello che faccio adesso, il mio lavoro abituale era quello di insegnare Diritto costituzionale all'Università, ma ormai non lo faccio più da tempo. Questo impegno che svolgo ora non è un lavoro, è un impegno per la nostra comunità nazionale. E' faticoso, però è interessante perché consente di stare in contatto con la nostra società, con tutti i cittadini di ogni origine, ed è una cosa di estremo interesse".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "La musica, così come le iniziative sui libri, la cultura, sono il veicolo della vita, della convivenza, dell'apertura, della crescita personale e collettiva. E' quello che state facendo in questa scuola. Per me è davvero un motivo di soddisfazione essere qui e farvi i complimenti". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella incontrando i bambini della scuola De Amicis. Nel novembre scorso i bimbi della quinta C furono insultati mentre si esibivano davanti alla Feltrinelli, vestiti con abiti tradizionali africani. "Io ogni anno vado in una scuola per l'apertura dell'anno scolastico, ma non è frequente che vada in altre occasioni. Sono lietissimo di essere qui questa mattina- dice Mattarella- E ringraziarvi per quello che fate. Ringrazio i vostri insegnanti per quello che vi trasmettono e per come vi guidano nell'accrescimento culturale".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Voi siete una scuola che con la cultura, la musica, la lettura, e altre iniziative di crescita culturale, esprime i valori veri della convivenza nel nostro paese e nel mondo, che sempre è più unito, connesso, sempre più senza confini. Ed è una ricchezza crescere insieme, scambiarsi opinioni e abitudini, idee, ascoltare gli altri. fa crescere e voi lo state facendo, per questo complimenti". Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella si è rivolto ai bambini della scuola De Amicis di Palermo. Nel novembre scorso i bimbi della quinta c, molti dei quali di origini africane, furono insultati per strada mentre si esibivano in uno spettacolo vestiti con abiti tradizionali. "Cercate di trovare la vostra strada secondo le vostre inclinazioni, auguri a tutti voi e complimenti", ha aggiunto. "Sono lietissimo di incontrarvi in questo auditorium che ci accoglie, ragazzi. Ringrazio la dirigente scolastica e i collaboratori, gli insegnanti e li ringrazio per quanto fanno. Voglio fare i complimenti a voi, siete bravissimi. Avete eseguito magistralmente questi due pezzi", ha detto ancora il Capo dello Stato parlando ai ragazzi che si sono esibiti in un breve concerto. "Non è facile con tanti strumenti ad arco, a fiato, a percussione. Complimenti ai vostri insegnanti e a voi".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - “Vivere insieme, dialogare fa crescere. Rivolgo un sentito grazie ai vostri insegnanti. Insegnare è un’impresa difficile ma esaltante”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, rivolgendosi agli alunni della scuola De Amicis-Da Vinci di Palermo dove si è recato a sorpresa questa mattina. I bambini, lo scorso novembre, furono insultati con epiteti razzisti davanti alla Feltrinelli di Palermo, dove si erano esibiti in uno spettacolo tradizionale. Molti dei bimbi della 5 c, visitata oggi da Mattarella, sono di origini africane. Oggi, tutt’altro che imbarazzati dalla presenza dell’ospite illustre, perché la visita è stata tenuta segreta dalla dirigente scolastica Giovanna Genco, i bambini hanno rivolto al Presidente alcune domande, consegnandogli dei doni. Sulla lavagna di classe spiccava un grande tricolore.
I bambini hanno poi scortato il presidente nell’aula magna dove l’orchestra dei ragazzi delle classi della secondaria ha suonato due brani di Giuseppe Verdi, il coro delle Zingarelle dalla Traviata e il 'Va, pensiero' dal Nabucco.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo avere incontrato i bambini della quinta C dell'Istituto De Amicis-Da Vinci di Palermo, che lo scorso novembre furono insultati in centro città per il colore della pelle, perché molti di loro sono di origini straniere, si è fermato in classe a rispondere alle loro domande. Sopra la lavagna in classe c'è una bandiera tricolore.