“È nel cuore torbido delle istituzioni che vanno cercati i mandanti”. La voce di Paolo Bolognesi, presidente dei familiari delle vittime, risuona forte ed emozionata dal palco di fronte alla stazione di Bologna, poco dopo il minuto di silenzio che alle 10.25 ha ricordato la strage del 2 agosto 1980. “Nel nostro paese vi sono state ben 13 stragi, in nessuna di esse si è arrivati a scoprire i mandanti mentre in tutte vi sono stati sistematici depistaggi e coperture dei Servizi Segreti per impedire di colpire i colpevoli. Chi ha presieduto le istituzioni ad oggi non ha ancora dato risposte concrete”. Il dito ancora una volta è puntato contro lo Stato, presente davanti alla stazione nel telegramma inviato dal Presidente della Repubblica Napolitano, ma soprattutto nella partecipazione del ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri, che silenziosa ascolta alla destra dello stesso Bolognesi. “Il diritto alla verità, – continua il presidente, – è elemento coessenziale alla democrazia che vive nella trasparenza. La nostra Associazione non ha sete di vendetta, ma fame di democrazia compiuta. Oggi, sulla strage alla stazione, ci sono nuovi sviluppi giudiziari, ma vanno in ben altra direzione rispetto alla pista teutonico-palestinese: rafforzano infatti il quadro emerso dalle sentenze relative all’attentato del 2 agosto. Attendiamo che la procura, dopo aver dedicato molti anni all’esame di quella fantasiosa pista, si dedichi alla ricerca dei mandanti. Questa è una risposta ancora mancante: chi ha voluto che a Bologna venissero massacrate 85 persone e che altre 200 portassero i segni di quella bomba?”.
È lungo il discorso di Paolo Bolognesi, che dopo le polemiche degli ultimi giorni, non rinuncia a puntare il dito contro “giornalisti supponenti e autoreferenziali” e “carnefici trionfanti”. E a fare paura è la mancanza di una memoria storica che rischia di seppellire nell’oblio le vicende storiche: “Dopo anni di indagini e processi possiamo gridare in questa piazza alcuni dei nomi di coloro che hanno causato la strage più infame della storia del nostro paese. Costoro però sono tutti, da tempo, in libertà. Assistiamo da anni ad un vero e proprio trionfo dei carnefici. Come se non bastasse doverli incontrare liberi per le strade di Roma ormai da quasi quindici anni, Valerio Fioravanti è diventato il protagonista di un docufilm e di cinque libri innocentisti e perbenisti in suo favore. Francesca Mambro dall’altra parte, ha chiesto per via legali il sequestro di un cortometraggio che parla di uno studente da lei assassinato, perché questo lederebbe la sua immagine. Per le vittime invece l’oblio. Dobbiamo essere vigili: questa inquietante vicenda è emblematica di quanto la memoria storica del nostro Paese faccia ancora paura e di quanto si cerchi di seppellire nell’oblio le vicende politicamente più scomode”.