L’estate non è estate se non ci sono i gelati e tutte quelle buone cose che ci fanno fuggire dal caldo torrido della città o ci fanno godere quei bei momenti post solleone sulla spiaggia.

Eppure neanche in quei momenti è possibile sfuggire dalla lunga mano della contraffazione. Ti pareva che non si poteva star tranquilli nemmeno sotto l’ombrellone (per chi ce l’ha fatta a tagliare la corda nonostante la crisi). Un bel numero arriva dritto dritto dai Nas di Parma, ben 6 tonnellate di materie prime tra frutta secca, yogurt in polvere, cacao, purea di frutta. Tutti ingredienti scaduti da almeno tre anni che dovevano finire nei gelati.

I controlli dei Nas si sono intensificati proprio sul settore della produzione e della commercializzazione dei gelati e di tutti i prodotti del ghiaccio. Sulla scia degli aromi le piste hanno portato anche a 30 tonnellate di formaggio irregolari per un valore di 200 mila euro realizzate sempre con aromi irregolari. La fantasia delle contraffazioni comunque non si è fermata qui, sono stati trovati prosciutti provenienti da suini nutriti con la spazzatura e dai Nas di Foggia uova di provenienza ignota.

Il prodotto italiano è tra i più contraffatti e questo un po’ già lo si sapeva. La truffa della contraffazione ha poi dei risvolti curiosi che raggiungono il ridicolo: i sammarzano made in Usa, il parmesao brasiliano, i salami calabresi del Canada e altro ancora. Poi in altri casi colpiscono la sicurezza alimentare, come le mozzarelle blu, l’olio ammuffito, il pesce fresco non italiano che rivive due volte perchè decongelato e molto altro ancora.

Ci si chiede, in un paese dove abbiamo appena battuto il record della disoccupazione con una cifra spaventosa, ben 2 milioni e 792 mila con una crescita del 2,7%. Emerge un dato interessante, stando alla Coldiretti solo nel 2011, combattendo la pirateria alimentare, si sarebbe potuto creare fino a 300.000 posti di lavoro. Aggiungete poi che solo nel 2011 sono state chiuse 50.000 aziende agricole, per colpa della crisi. Si potrebbe davero pensare di risollevarsi dalla crisi puntando sulla qualità, sulla sicurezza alimentare e sull’impiego dei giovani in agricoltura, visto che la disoccupazione giovanile è al 34%.

Soprattutto sui giovani spezzerei una lancia a loro favore, anche se a detta di molti per le nuove generazioni la terra è “troppo bassa”, ovvero si fa troppa fatica, ho visto molti imprenditori agricoli di oggi iniziare da giovani con grandi risultati economici. Potremmo anche aggiungere, per concludere, che da consumatori, facendo le giuste scelte con molta attenzione, riusciremo anche a contribuire a salvare qualche posto di lavoro?

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