Cologno Monzese respinge bollandoli come "inaccettabili" i toni e le titolazioni delle cronache di martedì e mercoledì sui suoi conti semestrali che hanno evidenziato un crollo degli utili del 73,5% su base annua. E attacca direttamente gli altri gruppi editoriali perché in perdita
Sarebbero stati usati toni e titolazioni “inaccettabili” nelle cronache finanziarie con le quali la stampa italiana nei giorni scorsi ha riportato i conti del primo semestre di Mediaset. A sostenerlo è la stesso gruppo televisivo della famiglia Berlusconi che in una nota inviata poco fa agli organi di informazione – ma non a Borsa Italiana, dalla quale vengono pubblicati obbligatoriamente gli annunci “price sentitive” delle società quotate come conti, operazioni finanziarie e tutte le informazioni che possono influenzare l’andamento del titolo – “respinge vocaboli come “crisi”, “crollo, “ko” usati nei resoconti giornalistici”.
Termini che secondo Cologno Monzese non sarebbero giustificabili visto l’utile di 43,1 milioni di euro presentato dalla società, che però rappresenta poco più di un quarto degli utili registrati da Mediaset l’anno scorso. Ovvero, più precisamente, il 73,5% in meno del 2011, con i ricavi che sono scesi a 1,999 miliardi, dai 2,253 miliardi. E le prospettive per fine anno non sono delle più rosse, se la stessa società licenziando i conti aveva precisato che “poiché il quadro economico generale non prospetta verosimili segnali di ripresa nei prossimi mesi, l’andamento del mercato pubblicitario difficilmente potrà vedere nel secondo semestre una radicale inversione di tendenza, sia in Italia sia in Spagna, rispetto a quella registrata nel primo semestre. Sul fronte ricavi è quindi poco probabile ipotizzare una crescita rispetto al 2011”. A proposito degli utili, poi, il gruppo aveva confermato “la previsione già annunciata al termine del primo trimestre di chiudere l’esercizio 2012 con un utile netto consolidato inferiore a quello registrato nel 2011”. Quanto alla parola crisi, è ancora fresco l’annuncio ai sindacati di uno nuovo piano tagli per 150 milioni di euro di metà luglio che ha portato a quota 400 milioni l’obiettivo di risparmio che Cologno intende raggiungere, passando anche per l’esternalizzazione della controllata Videotime, con i suoi 74 lavoratori e le sedi regionali.
Eppure Mediaset si sente descritta ingiustamente come un’azienda “in gravissima difficoltà” raccontata in questi termini ai lettori italiani in articoli “opera di gruppi editoriali italiani che stanno vivendo momenti difficilissimi con conti in rosso e annunci di interventi strutturali anche sugli organici. Solo per limitarsi ai bilanci pubblici delle società quotate, hanno comunicato in queste ore perdite rilevanti Rcs Mediagroup (427 milioni), Telecom Italia Media- La7 (35 milioni) e Gruppo 24 Ore (8,4 milioni)”. E ha quindi chiesto “al sistema editoriale italiano di non disinformare l’opinione pubblica”. Nessun riferimento, invece, alla stampa straniera come il Financial Times che all’indomani dei conti aveva sottolineato il crollo del titolo in Borsa, aggiungendo che “i guai di Mediaset stanno rafforzando le attese sul fatto che Mr Berlusconi tenterà un ritorno sulla scena politica per proteggere i suoi affari”.