Gli Usa hanno donato 64 milioni per aiuti umanitari. Sausan Ghosheh, membro della missione Onu in Siria, ha rivolto un appello a entrambe le parti coinvolte a dare prova di moderazione e a distinguere tra civili e combattenti.
Continua la battaglia di Aleppo. I ribelli hanno bombardato stamane l’aeroporto militare di Menagh, 30 chilometri a nord-est della città fulcro delle ultime battaglie tra ribelli ed esercito governativo. Da lì decollano gli elicotteri e i caccia che attaccano la città. L’Osservatorio siriano dei Diritti dell’uomo (Osdh) fa sapere che “L’aeroporto militare di Menagh è stato bombardato da un carro armato sequestrato dai ribelli nelle operazioni precedenti”. Fonti giornalistiche sul posto affermano di aver sentito prima i bombardamenti e poi di aver visto le fiamme provenire da quella direzione. I ribelli hanno quindi affermato che si trattava “di un attacco per prendere l’aeroporto da cui decollano gli elicotteri militari e i caccia che bombardano e i caccia che bombardano la città”.
Video – Ribelli uccidono uomini del regime
L’escalation di violenza nel nord della Siria ha fatto più volte pensare a uno scontro finale tra i ribelli e le forze guidate da Assad. Sausan Ghosheh, membro della missione Onu in Siria, parlando alla Bbc afferma che le forze di opposizione sono ora in possesso di armi pesanti, tra cui carri armati catturati alle forze regolari di Damasco. L’inviata ha quindi rivolto un appello a entrambe le parti coinvolte a dare prova di moderazione e a distinguere tra civili e combattenti. Sono oltre 200mila le persone che hanno lasciato Aleppo nelle ultime settimane, ha riferito l’Onu, mentre prosegue la battaglia delle forze governative per espellere l’Esercito libero siriano dalla città. I ribelli rivendicano il controllo del 70% del polo commerciale siriano.
I ribelli siriani avrebbero preso il controllo di un altro posto di frontiera, questa volta al confine con l’Iraq, secondo l’inviato della tv panaraba al Jazira sul posto. Parlando da Al Qaim, località frontaliera irachena, Ayub Rida, inviato di Al Jazira, ha precisato che miliziani dell’Esercito libero (Esl, i ribelli) hanno preso il controllo del lato siriano del valico nella località siriana di Mamlaha, a pochi chilometri dalla cittadina Albukamal. Il valico era stato già teatro di scontri tra ribelli e governativi a fine luglio ma le forze fedeli al presidente Bashar al Assad avevano ripreso il controllo del punto di passaggio. La frontiera tra i due Paesi è lunga più di 600 km ed è interrotta da quattro valichi ufficiali: quello di Albukamal-Qaim è il più importante poiché è attraversato dall’autostrada che collega la Siria alla capitale irachena Baghdad.
Intanto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha autorizzato missioni segrete a sostegno dei ribelli. L’ordine è stato firmato già nei mesi scorsi, permettendo alla Cia ed alle altre agenzie di intelligence statunitensi di fornire, in modo segreto, sostegno alla rivolta contro il regime di Bashar Assad. Le fonti citate dalla Cnn non specificano la natura di questa assistenza, ma fonti diplomatiche americane hanno rivelato che gli Usa stanno fornendo informazioni di intelligence sui movimenti delle truppe governative siriane. Senza dimenticare i 25milioni di dollari stanziati per il sostegno ai ribelli siriani, a cui per gli Usa non forniscono però materiale militare letale. Il portavoce del Dipartimento di Stato Patrick Ventrell ha anche precisato che già “sono stati spesi milioni dei 25 milioni di dollari che ci sono a disposizione e continueremo a spenderli man mano che arriveranno richieste”. Alcune ore prima, il portavoce della Casa Bianca Jay Carney aveva detto che finora gli Stati Uniti “hanno fornito 64 milioni di dollari alla popolazione siriana in assistenza umanitaria e anche in assistenza (con forniture di materiale) non letale all’opposizione”. Allo stesso tempo, Carney ha pesantemente criticato il presidente siriano Bashar al Assad, affermando “che le sue recenti dichiarazioni dimostrano il codardo che è” e che “non c’è alcun onore militare nel bombardare una città piena civili innocenti”.
La violenza prosegue anche in altre parti del paese. Almeno 43 civili sarebbero stati uccisi un’incursione delle forze lealiste a Jdaidet Artouz, località della provincia occidentale siriana di Rif Dimashq, situata una ventina di chilometri a sud-ovest del centro di Damasco secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani: “Le truppe del regime sono entrate a Jdaidet Artouz e hanno arrestato un centinaio di giovani che sono stati poi condotti in una scuola e ivi torturati. In mattinata – secondo gli attivisti – sono stati recuperati i cadaveri di 43 persone, alcune delle quali erano state sottoposte a esecuzioni sommarie nelle case, nei giardini o negli scantinati, con proiettili sparati loro al volto, in testa oppure nel collo”. Nel corso dell’intera giornata di ieri il numero complessivo delle vittime in Siria avrebbe raggiunto quota 163 di cui ben 98 erano civili.
Secondo la Fao tre milioni di siriani hanno bisogno di nutrimento e di aiuti per l’agricoltura. Per l’agenzia Onu, di questi tre milioni di persone, un milione e mezzo ha urgente bisogno di aiuto alimentare per i prossimi 3-6 mesi, in particolare nelle zone percorse dal conflitto.