“Tonino sta mandando tutto al macero”: parola di Massimo Donadi, capogruppo alla Camera dell’Italia dei Valori. Il deputato, intervistato dal Corriere della Sera non risparmia critiche all’apertura di Antonio Di Pietro al Movimento 5 Stelle. Una scelta autodistruttiva secondo una parte del partito, che porta a un sostanziale passo indietro: “Ci abbiamo messo anni a creare tutto questo. A trasformare l’Idv da movimento di protesta a partito di governo”. Per Donadi, Di Pietro ormai “preferisce scodinzolare dietro Beppe Grillo, copiarne persino il linguaggio e gli atteggiamenti offensivi”, così come avvenuto per il video sui leader-zombie pubblicato sul sito del partito pochi giorni fa.
I primi segnali di avvicinamento “palese” ai 5 Stelle si erano avuti a fine luglio, quando Di Pietro aveva rivelato ai cronisti di Montecitorio di voler lavorare a una lista di “non-allineati“ per il post-Monti. “Dopo la riforma elettorale – è stata l’analisi del leader Idv – i partiti della maggioranza cercheranno in ogni modo di ghettizzare chi non si allinea alle loro posizioni, a cominciare da noi e dal Movimento Cinque Stelle”. I partiti di maggioranza, aggiunge, “fanno bene a temerci, perché saremo noi il futuro partito di maggioranza. E sappiano pure che troveremo sempre il modo per sfuggire alle loro furbizie”. Un “noi” che ha mostrato chiaramente in quale direzione si muoverà Di Pietro; una direzione che non piace a Donadi: “Penso che non sia giusto tradire così la nostra storia”.
Scissione dietro l’angolo? “Mi rifiuto anche solo di prendere in considerazione questa ipotesi”. Ma il malumore interno al partito è crescente: il leader dell’Idv dà ormai per scontato un’alleanza tra i partiti del centro-sinistra, ma senza di lui, in vista delle elezioni politiche. Per questo si è candidato a premier, in aperta sfida a Pierluigi Bersani, che replica: “Porte chiuse a Di Pietro? No, è lui che ha scelto un’altra strada. Noi non siamo settari”. Secondo il capogruppo alla Camera dell’Idv, se “Di Pietro fosse sceso in campo per le primarie, sarebbe stata un’ottima notizia; la prova che staremmo ancora lavorando con Bersani e Vendola nel centrosinistra. Invece no, candidandosi a premier ha fatto l’ennesima scelta di rottura”.
Intanto Pd e Sel si sono già mossi: durante l’incontro a Roma di due giorni fa, il duo Bersani – Vendola ha aperto all’Udc di Casini, estromettendo Di Pietro: “Il propagandismo esasperato di Di Pietro lo sta portando alla deriva”, ha dichiarato il presidente della Puglia. Ma per Donadi la colpa del mancato accordo con l’Udc non è dei centristi: “In questo momento mi sembra paradossale prendersela con Casini”. Lo sfogo del capogruppo alla Camera dell’Idv è stato messo nero su bianco: ci saranno conseguenze all’interno del partito? Il diretto interessato, per ora, lo esclude ma ha chiesto con forza a Di Pietro di convocare i vertici del gruppo, prima della riunione di Vasto di settembre. E se qualcuno gli chiedesse di dimettersi da capogruppo? “Non ci sono diventato con un sorteggio, ma mi hanno scelto i colleghi. E la loro scelta è revocabile”. Tuttavia, se “dimettermi da capogruppo fosse il prezzo da pagare per convincere Di Pietro ad anticipare la riunione dell’esecutivo o a convocare il congresso sono pronto a pagarlo. Anche subito”, annuncia Donadi.