“Per quasi 15 anni, fino alla prima metà del 2011 – calcola l’economista Giovanni Ferri, ex Banca Mondiale oggi membro del Banking Stakeholder Group dell’Eba – grazie all’euro abbiamo pagato tassi “tedeschi”. Contando un calo prudenziale dello spread di 400 punti sul periodo pre-euro, si arriva a 60 miliardi di minori interessi l’anno. Ottocento miliardi nei 15 anni di bonus tedesco. Se li avessimo usati per ridurre il debito pubblico oggi avremmo un rapporto debito/Pil del 70% invece che del 120, e non saremmo nel mirino della speculazione. Per questo, un giorno, qualcuno dovrà chiedere conto ai nostri politici, di destra e di sinistra, che cosa ci avete fatto col bonus tedesco?”.
Suggerisco caldamente la lettura di un articolo di Marco Alfieri apparso su La Stampa circa un mese fa, da cui è tratta la citazione iniziale, sul tema del ventennio di occasioni perdute per irresponsabilità della classe politica, di centro sinistra come di centro destra, che si è avvicendata nel periodo.
Per dare un segno indiscutibile di discontinuità con il modo di fare politica degli ultimi venti anni è necessario porre al primo punto dell’agenda politica l’abbattimento del debito pubblico. Ne guadagneremmo in credibilità sui mercati e risparmieremmo sulla spesa per interessi che a sua volta ipoteca la diminuzione della pressione fiscale e la spesa per investimenti e servizi.
Per raggiungere questo obiettivo strategico, alle classiche dismissioni di immobili e partecipazioni pubbliche che cadrebbero in un contesto di mercato non ottimale, suggerirei più opportunamente di riprendere in considerazione la vendita a undici zeri di una parte delle nostre riserve auree.
Anche nei contesti di mercato più drammatici c’è sempre un mercato in controtendenza come è oggi quello dell’oro. Il sacrificio di riserve di un Paese come l’Italia che è al terzo posto al mondo per stock sarebbe pertanto meno doloroso rispetto a quello di altri asset, a parità di introiti.
In momenti drammatici come questi per il futuro di intere generazioni, le obiezioni di carattere tecnico dovrebbero lasciare il tempo che trovano di fronte alla determinazione politica.