Scuola

Legge “Aprea”: intervista a Zazzera e Meloni

È stata, quella che è trascorsa, una settimana particolare per tutti coloro che negli ultimi mesi hanno studiato e ostacolato la Proposta di Legge 953, restyling del disegno di legge Aprea, rilanciata dall’attuale maggioranza mista Pd-PdL. Calendarizzata per il 6 agosto – ma voci più che attendibili escludono che durante la seduta si discuterà effettivamente – la proposta di legge relativa alla riforma degli organi collegiali sembra essersi arrestata. Un ruolo fondamentale è stato certamente svolto dall’opposizione ferma che una parte del mondo della scuola, associazioni e movimenti hanno espresso.

Ho pensato di rivolgere 3 schiette domande al vicepresidente della VII Commissione della Camera, Pierfelice Zazzera (Italia dei Valori), e a Vito Meloni, responsabile scuola della Federazione della Sinistra, due compagini che – insieme a Sel, e ciascuna dalle proprie postazioni parlamentari ed extraparlamentari – hanno manifestato un netto dissenso e coadiuvato la mobilitazione. Ho ritenuto importante – considerato lo sconcertante silenzio dei media tradizionali su una questione che impegna la scuola da alcuni mesi – utilizzare entrambi i miei blog (su Micromega online e qui sul Fatto Quotidiano) nella speranza di riuscire a sensibilizzare il maggior numero di lettori possibile e di riuscire a scuotere da una incomprensibile distrazione chi dovrebbe informare i lettori di un clamoroso caso di sottrazione al dibattito parlamentare di una questione strategica per la scuola.

Come va interpretata la mancata discussione del 31 luglio?

Zazzera – La mancata discussione della Legge Aprea, sostenuta dal partito unico dello spread PD-PDL-UDC, è dovuta alla pressione che movimenti e associazioni di docenti autorganizzati attraverso la rete stanno facendo sui componenti della commissione. Un movimento sotterraneo che i media ignorano e che non raggiunge le prime pagine dei grandi quotidiani, ma c’è ed è fortemente attivo. Basta affacciarsi sui social network e sugli infiniti gruppi in difesa della scuola statale per rendersi conto di un vulcano pronto ad eruttare. Quando questo accadrà sarà troppo tardi e come al solito non avremo capito nulla di quanto si sta muovendo nella società del nostro paese. Per la verità sulla scuola non lo stanno capendo neppure i sindacati con battaglie di assoluta retroguardia. Noi dell’IDV abbiamo detto in modo chiaro che la scuola è una questione di democrazia che non si può discutere nel chiuso di una commissione, tra 45 deputati, ma riguarda il paese e il suo assetto costituzionale. Il futuro della scuola va discusso attraverso un grande momento di partecipazione che deve coinvolgere i soggetti protagonisti della scuola. Nel merito la Legge Aprea, geneticamente modificata con il sostengo del PD, porterà alla balcanizzazione della scuola con aumento delle disuguaglianze tra scuole per ricchi e scuole per poveri, tra offerte formative diversificate al nord e al sud. E infine il processo di aziendalizzazione porterà le imprese e le fondazioni a finanziare programmi e Istituti. In tempi in cui le risorse alla scuola sono state drasticamente tagliate me lo immagino il preside-manager correre nell’ufficio di qualche fondazione bancaria per chiedere fondi alla sua scuola. In cambio però avverrà la svendita del diritto allo studio e della Costituzione. Un processo che va fermato, di cui il PD si assume una grave responsabilità. In questa maniera l’autonomia scolastica diventa un disvalore, dove ognuno si gestisce il proprio orticello!

Meloni – Mi sembra che l’iniziale determinazione del PD a voler concludere a tutti i costi e in breve tempo l’iter di approvazione della legge stia vacillando. Il fatto che il dissenso sia venuto dalle parti più diverse, comprese associazioni non certo ostili al PD, ha avuto il suo peso. Ancora di più ha pesato il fatto di aver portato le ragioni della protesta fin sotto il Parlamento, con piccole ma significative manifestazioni di piazza, Il fermo del 31 è sicuramente positivo ma la riconvocazione della Commissione per lunedì prossimo può portare a nuove pericolose accelerazioni.
Mi sembra, insomma, che stiano emergendo tutte le contraddizioni della posizione del PD, ma che gli esiti non siano ancora detyerminati. Proprio per questo non bisogna abbassare la guardia.

Accanto ai partiti politici – e forse di più – questa vicenda ha messo in evidenza l’importanza dei movimenti, delle reti di insegnanti, della discussione e del passa-parola organizzato e spontaneo sulla Rete per contrastare l’arroganza di chi non si preoccupa di ascoltare le voci del dissenso e il disinteresse evidenti dei media tradizionali. Qual è la sua opinione in proposito?

Zazzera – Attraversiamo un periodo in cui forte è il distacco dei cittadini dalla politica tradizionale e i media restano in silenzio su un tema cruciale come la scuola e il sistema formativo. Sembra che parlare di scuola non conviene, eppure è una questione che riguarda lo stesso assetto democratico del paese. È chiaro che di fronte alla sordità della politica e al disinteresse dei media tradizionali oggi la rete svolge un ruolo di supplenza democratica. La rete dimostra che i cittadini conservano una voglia incredibile di partecipare ai momenti decisionali e lo fanno attraverso i canali della modernità (la rete, i social network, le web-tv, i blog e le mail). È un fiume sotterraneo che scorre nel paese, che crea reti tra vasi comunicanti distanti tra loro attraverso cui scambiarsi in tempo reale informazioni che il sistema non fornisce. È una grande novità che in pochi nel mondo della politica stanno cogliendo. Nella scuola sta accadendo proprio questo. Di fronte all’arroganza del partito unico dello spread PD-PDL-UDC e al silenzio dei sindacati la risposta è stata l’autorganizzazione attraverso la rete. Il movimento dei docenti oggi scorre sotterraneo e trova nuove forme di partecipazione, ma a settembre quando riapriranno le scuole potrebbe dalla rete nascere un grande movimento democratico alternativo alle politiche di questo governo sulla scuola, che sono devastanti.

Meloni – Il ruolo dei movimenti e delle forze della “società civile” è essenziale ed insostituibile, tanto più in tempi di totale oscuramento del dissenso. Resta il problema della debolezza della loro iniziativa in assenza di adeguate sponde politiche e, aggiungo, di iniziative sindacali forti. In Parlamento non esiste più una sinistra appena degna di questo nome, le forze della sinistra di alternativa sono ancora troppo deboli, il sindacato confederale sta rinunciando al suo ruolo di organizzatore del conflitto sociale: sono condizioni drammatiche che rendono più difficile il contrasto ai devastanti processi in atto, sulla scuola come su tutti gli altri temi. È importante, perciò, che si riorganizzi una vera sinistra che metta insieme forze politiche, associazioni, comitati, singoli cittadini e ponga il tema dell’alternativa alla marmellata bipartisan cui stiamo assistendo.

Come può l’opinione pubblica interessata alla democrazia e al pieno rispetto del mandato costituzionale della scuola, che anche dal punto di vista elettorale non ha mai mostrato cedimenti verso la destra, far comprendere al PD che la sua deriva verso la frammentazione del sistema scolastico nazionale è inaccettabile?

Zazzera – Il PD sarà travolto dai suoi stessi elettori. Come pensa il PD di costruire un progetto di centrosinistra se poi sulla scuola ha politiche chiaramente di destra? Rispetto alla risposta da dare alla crisi mi sembra che il PD sia appiattito sulle posizioni dei banchieri e della finanza. Mentre un centrosinistra di popolo dovrebbe mettere la scuola al primo posto del proprio programma, perché la risposta alla crisi non è la riduzione dei diritti ma un potenziamento della qualità formativa nel mondo della competizione globale. Investire sulla scuola, sui processi formativi, sull’Università e la ricerca significa fare una scelta politica forte per dare risposte reali alla crisi di questi anni. I nostri cervelli e i nostri talenti sono le uniche cose che non ci possono copiare e ci rendono competitivi nel mondo. E non è vero che non ci sono risorse! Un centrosinistra di popolo fa una scelta per il paese investendo meno risorse sulle armi per dirottarle sulla scuola e sul futuro dei propri figli. Il prossimo piano della difesa prevede 230mld di euro nei prossimi 12 anni, quel piano sarà sostenuto dal PD. Noi dell’IDV chiediamo che una parte di quei miliardi venga restituito alla scuola. È una scelta politica questa che o il PD decide di sostenere oppure saranno i suoi elettori a farglielo capire.

Meloni – Confesso il mio pessimismo. Il sostegno del PD al governo Monti non è un fatto episodico, è la naturale conclusione di una parabola politica iniziata due decenni fa. Esso ha cambiato radicalmente il quadro politico, l’accordo della “strana maggioranza” per l’approvazione della legge ex-Aprea è figlio di questi cambiamenti, che incideranno profondamente anche sugli assetti politici futuri. Nel mondo della scuola la tensione democratica non è mai venuta meno, anche nei momenti più duri del ventennio berlusconiano. È verosimile che tutto ciò influenzerà gli orientamenti di voto ma questo non basta, in qualche misura il PD lo mette in conto. Occorre una ripresa su larga scala dei movimenti di opposizione alle politiche in atto che irrompa nell’atmosfera ovattata degli accordi di palazzo e dissolva la nebbia narcotizzante diffusa dalle vestali dello spread. Ci sono segnali positivi perché a settembre, nelle scuole, l’anno scolastico  ricominci nel segno delle lotte, con un obiettivo tanto semplice quanto ambizioso: cambiare radicalmente il segno delle politiche scolastiche, fare in modo che la scuola, per dirla con uno slogan, torni alla Costituzione. Non vedo altra strada.