Non mi hanno mai convinto gli argomenti a sostegno del presunto “deficit democratico” dell’Unione europea. In sostanza si giudica un’organizzazione internazionale secondo i parametri di uno Stato e si conclude che c’è “meno democrazia”, quindi un deficit. Salvo poi urlare al lupo quando, progredendo verso un’Unione più “unita” e quindi colmando il presunto deficit, si agita lo spauracchio del “super-Stato” malvagio.
Giudichiamo invece con i parametri corretti, e chiediamoci: quante altre organizzazioni internazionali (che so, l’Onu, la Nato, l’Esa…) hanno un Parlamento eletto direttamente dai cittadini e che prende decisioni legislative e di bilancio? Che risulti a me, nessuna.
In quante altre organizzazioni internazionali tutte (tutte!) le proposte di politica e di legge sono sottoposte al vaglio preventivo dei Parlamenti nazionali degli Stati membri, i quali possono esprimere pareri e se del caso bloccare le proposte? Che risulti a me, in nessuna.
In quante altre organizzazioni internazionali i cittadini possono chiedere (e ottenere, a meno di un rifiuto giustificato) che si legiferi in un certo campo? Che risulti a me, nessuna.
La lista potrebbe continuare, ma il punto che mi interessa è un altro. Un deficit a mio avviso c’è, ma non è dovuto ai Trattati o alla governance dell’Unione: è causato da noi cittadini e dai mezzi di informazione.
Mi spiego: recentemente si parla molto delle varie riunioni di “vertice” tra capi di Stato e di governo dei 27 (o dei vari G20 e combinazioni diverse). Ma se ne parla sempre e soltanto in funzione nazionale e in termini di competizione: ha vinto l’Italia, ha perso la Germania e così via. Non ci vuole una laurea in relazioni internazionali per capire che, dal momento che in quelle occasioni tutto si decide per consenso, per definizione non ci possono essere vincenti e perdenti. Evidentemente ognuno dei partecipanti ai “vertici” deve concedere qualcosa per ottenere qualcosa, ed altrettanto evidentemente, una volta fuori della sala, ognuno parla alla propria opinione pubblica (e ai propri giornalisti) “vendendo” la sua vittoria incondizionata e totale.
È anche così che, negli ultimi mesi in particolare, le opinioni pubbliche si sono polarizzate le une contro le altre: i “nordici virtuosi” contro i “mediterranei scialacquatori” o i “poveri mediterranei vittime dei mercati” contro i “tedeschi (e nordici) egoisti”, per esempio. O gli scambi di offese in prima pagina come tra Der Spiegel e il Giornale su Schettino, evento vergognoso per il giornalismo di entrambe le parti.
Come se ne esce? Non dovrebbe essere difficile: visto che, volenti o nolenti, siamo legati a doppio filo con i nostri partner europei, tanto vale parlarsi e provare a capirsi.
Qualche proposta concreta la troverete nel prossimo post, e riguarda direttamente il Fatto Quotidiano e ognuno di voi lettori.
Disclaimer: Come riportato nella bio, il contenuto di questo e degli altri articoli del mio blog è frutto di opinioni personali e non impegna in alcun modo la Commissione europea.