Le cellule del cuore che derivano dalle staminali embrionali possono integrarsi nel muscolo cardiaco e ripararlo. La ricerca della University of Washington di Seattle è stata pubblicata sulla rivista Nature. “Queste cellule battono esattamente come le altre, in sincrono con il resto del muscolo cardiaco”, ha spiegato Chuck Murry, che ha condotto lo studio. I cardiomiociti (cellule cardiache) umani derivanti da staminali embrionali di solito battono meno di 150 volte al minuto e una corrente elettrica esterna può aumentare il loro passo fino a 240 battiti al minuto: purtroppo il cuore dei topi arriva ad avere fra 400 e 600 battiti al minuto, e quindi non è mai stato semplice verificare gli effetti di queste cellule sulla funzionalità cardiaca generale, agendo sui topolini. Ma i porcellini d’India hanno un battito che oscilla fra le 200 e le 250 pulsazioni al minuto, vicino al limite per i cardiomiociti umani.
Gli scienziati, trapiantando nei porcellini d’India cellule cardiache umane derivanti da staminali embrionali, hanno mostrato che queste si adattavano subito al cuore ospite, battendo in sincrono con le altre cellule del muscolo cardiaco. Quando, dopo quattro settimane, i ricercatori hanno simulato un attacco di cuore negli animali, le regioni che avevano ricevuto le nuove cellule mostravano una maggiore resistenza e contrazioni più forti rispetto alle altre. Inoltre, i cardiomiociti trapiantato non sembravano causare aritmie, un sintomo molto comune nei trapianti di questo genere.