Dirigenti della Rtve sostituiti da un giorno all'altro. E ora la rimozione di Ana Pastor, giornalista e conduttrice che "provocò" Ahmadinejad, per alcune domande sgradite a esponenti del Partito Popolare. Svanisce l'effetto della riforma voluta nel 2006 da Zapatero, che prevedeva la nomina di esperti di comunicazione e non di rappresentanti politici alla guida dell'azienda
Il velo ha cominciato a scivolarle impertinente, sotto gli occhi di Mahmud Ahmadinejad. Poco prima aveva messo a posto il presidente iraniano che, incalzato, cominciava a dare segni di insofferenza: “Non so qui, ma in Spagna sono i giornalisti a fare le domande”, gli aveva sibilato. Poi l’hijab è sceso completamente, lasciandole scoperta la testa e lei ha lasciato che cadesse. Tenuto a bada uno come Ahmadinejad, un anno e mezzo dopo Ana Pastor, 35 anni, giornalista e conduttrice, si trova a dover fare i conti con i politici spagnoli, altrettanto insofferenti alle domande, che hanno deciso di sostituirla alla guida di Los Desayunos de Tve, popolare trasmissione del mattino. E che stanno mettendo mano nella emittente pubblica Rtve con una purga delle voci ostili al governo Rajoy. La riforma voluta da Zapatero per rendere la tv di Stato indipendente dalla politica è stata smantellata lo scorso aprile e i risultati iniziano a vedersi.
La controriforma è cominciata. Ci ha messo un mese Julio Somoano, nuovo responsabile delle testate giornalistiche, a far sentire che a Rtve i tempi di Zapatero sono finiti. Mentre anche ai piani alti numerosi dirigenti venivano sollevati dai loro incarichi a ritmi vertiginosi, in poche settimane molti volti noti della tv pubblica sono stati sostituiti senza tanti complimenti. Ha aspettato agosto, il direttore, per fare un po’ di pulizia nelle redazioni: solo negli ultimi sette giorni sono stati rimossi pezzi da novanta della tv come Alicia G. Montano, direttore di Informe Setimanal, il responsabile de La noche en 24 horas, Xabier Fortes, e il direttore del Telediario 1 (l’equivalente del nostro Tg1), Josefa Voices Rodriguez. “E se non si fosse dimessa il mese scorso, avrebbero cacciato anche Pepa Bueno”, direttrice del Telediario 2, rivela a El Pais una fonte interna all’emittente pubblica.
Sabato è stato il turno di Ana Pastor. Alle 12 l’azienda annunciava in una nota di cinque righe: “La giornalista ha rifiutato l’offerta fattale dal direttore delle news Julio Somoano di presentare un programma di interviste in fascia notturna”. La risposta arrivava poco dopo via Twitter: “Possono dire quello che vogliono, la verità è che mi hanno fatto fuori perché sono una giornalista e faccio domande, è stata una decisione politica”. Poi i retroscena nel racconto fatto a El Pais: “Somoano mi ha chiamato e mi detto: ‘Perché non fai un programma di interviste?’ Ma non c’era nulla di concreto. Era a disagio e ripeteva di continuo che di qui a gennaio avremmo trovato qualcosa da farmi fare”, fa spiegato la Pastor. “Non dirà mai che è un licenziamento – ha continuato – ma lo è a tutti gli effetti”.
Il fastidio che la Pastor creava negli ambienti del Partito Popolare è documentato. Il portavoce del PP nel comitato di controllo parlamentare su Rtve, Ramon Moreno Bustos, intervistato e messo sulla graticola dalla giornalista, si è vendicato sul suo blog: “Los Desayunos esisteva prima di Ana Pastor e continuerà ad esiste, con notevoli possibilità di miglioramento”. Risale allo scorso anno, invece, lo scontro tra la giornalista e Maria Dolores de Cospedal, segretaria generale del partito di governo. Ventisei aprile 2011: intervistata durante Los Desayunos, Cospedal si scaglia contro la Pastor e le sue domande: “Lei è faziosa, l’informazione della tv pubblica deve essere di un’oggettività cristallina”. Pronta come il cane di un revolver, la risposta della giornalista: “Sono orgogliosa lavorare per Tve in questa fase di libertà dalla politica”, disse la Pastor riferendosi alla riforma della tv voluta da Zapatero.
Ma la libertà è finita. La riforma aveva lo scopo di liberare la tv pubblica dal controllo dei partiti: in base alla legge del 2006, i 12 membri del Cda erano votati sì dalla Camera e dal Senato (4 ognuno), ma con maggioranza dei 2/3 ed erano scelti tra esperti della comunicazione. Stessa cosa per gli altri 4, designati dai sindacati e dal Consiglio Audiovisivo (eletto dal Parlamento con il compito di regolare le frequenze, i costi della tv pubblica, i flussi pubblicitari e la qualità dei programmi). Sei anni dopo, la controriforma del PP. Ad aprile il governo Rajoy ha modificato il meccanismo di elezione del presidente: ora basta la maggioranza assoluta e il direttore viene di nuovo nominato dal governo. E a farne le spese è stata Ana Pastor, la giornalista che spiegò il giornalismo ad Ahmadinejad: “E’ evidente che ai politici non piacciono le interviste scomode: il Partito Popolare ha scatenato una guerra contro di me”.