La questione Ilva arriva in Parlamento. La Camera sarà convocata tra stasera e domani per l’annuncio dell’arrivo a Montecitorio del decreto sull’Ilva. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo. “Siamo incerti se riusciremo a presentarlo stasera o domani” ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, perché il decreto, varato all’ultimo Consiglio dei Ministri di venerdì scorso, è ancora alla firma del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il decreto sarà assegnato alla commissione competente, ma l’esame del provvedimento inizierà a settembre. Nel calendario di massima stilato oggi dalla conferenza dei capigruppo, infatti, figura che nella settimana dal 10 al 14 settembre dovrebbe essere inserito in calendario d’Aula il decreto sulle bonifiche nelle aree inquinate nel sito di interesse nazionale di Taranto. Il provvedimento era stato annunciato quattro giorni fa dal ministro dell’Ambiente  Corrado Clini.

Intanto per cercare di risolvere la questione dello stabilimento sotto inchiesta per disastro ambientale si susseguono gli incontri. “Noi, in questi giorni, tra ieri e oggi, siamo andati al di la’ delle autorizzazioni amministrative e del dettato normativo proprio per dare il segnale di un impegno serio, concreto, di una volontà precisa anche da parte di Ilva di ridurre l’impatto ambientale che lo stabilimento ha sul territorio di Taranto” dice il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, a conclusione di un incontro con il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, e l’assessore regionale all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, e all’indomani del tavolo tecnico a Bari in cui sono stati fissati alcuni importanti passaggi per l’ambientalizzazione. “E’ stato fatto un ottimo lavoro, un lavoro molto concreto –  aggiunge Ferrante – che ha individuato degli obiettivi e anche delle soluzioni. Un ottimo lavoro anche per il metodo che è  stato utilizzato, che vede tutte le parti pubbliche e private allo stesso tavolo a dialogare, a confrontarsi  su problemi e sulle soluzioni possibili. Credo che questo sia il metodo di lavoro, anche per il futuro”.  

C’è però attesa per la decisione della magistratura dopo il sequestro deciso dal gip Patrizia Todisco per disastro ambientale. Decisione che ha portato nei giorni scorsi  i lavoratori dello stabilimento a manifestare e protestare con forza. Il Tribunale del Riesame è blindato e presidiato dai mezzi dei carabinieri e della polizia. Il verdetto dei giudici (presidente del collegio è Antonio Morelli, che è anche presidente del Tribunale di Taranto) è atteso per domattina, un giorno prima della scadenza dei termini. La difesa dell’Ilva nel corso delle due udienze ha dato battaglia. Ha contestato il sequestro, definendolo illegale, ha detto che l’Ilva ha sempre rispettato l’autorizzazione integrata ambientale rilasciata dal ministero un anno fa, ha sottolineato che le emissioni del siderurgico sono state sempre nei limiti fissati dalle autorizzazioni, ha negato che a Taranto vi sia stato un eccesso di mortalità dovuto all’inquinamento industriale e ha richiamato le responsabilità di quando l’acciaio era gestito dallo Stato attraverso l’Iri perché la privatizzazione, e quindi la vendita al gruppo di Emilio Riva, è avvenuta nel 1995. Anche la procura ha dato battaglia. Ha osservato che le emissioni fuggitive, come quelle dei parchi minerali, eccedono significativamente i limiti, che gli atti di intesa che l’Ilva negli anni ha stipulato con la Regione per il contenimento dell’inquinamento sono rimasti inattuati, e, mostrando un primo fascicolo di intercettazioni, ha chiesto la conferma degli arresti domiciliari per Emilio e Nicola Riva, nonche’ per altri sei dirigenti dello stabilimento di Taranto, evidenziando come l’azienda Ilva sia in grado di sviluppare un potere condizionante sui centri pubblici e sulle persone chiamate a decidere sulle autorizzazioni ambientali.

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