Nessun intervento normativo del ministro della Giustizia, Paola Severino, in materia di intercettazioni del Presidente della Repubblica prima del pronunciamento della Consulta. E’ quanto fa sapere il ministero, interpellato dall’Ansa a seguito di alcune ricostruzioni di stampa, escludendo che possa essere approntata una legge ad hoc prima che la Corte Costituzionale abbia deciso sul conflitto d’attribuzione sollevato dal Capo dello Stato nei confronti della Procura di Palermo.
Il Guardasigilli, interpellata a seguito dell’uscita oggi di articoli sulla questione, aveva già espresso una sua posizione in una intervista al Foglio, pubblicata sabato, in cui chiariva che un conto è il disegno di legge sulle intercettazioni in discussione al Parlamento, un altro il problema delle garanzie per il Presidente della Repubblica. “Sulla legge che riguarda le garanzie del Capo dello Stato – dichiarava Severino – deciderà la Corte Costituzionale. Potrebbe fornire una interpretazione della legge, così come ha chiesto l’Avvocatura dello Stato, chiarendo che quelle intercettazioni vadano immediatamente distrutte, oppure ritenere che la normativa debba essere integrata. Altra cosa è la normativa ordinaria in tema di intercettazioni, che prescinde dalla speciale condizione del Capo dello Stato e che è contenuta nel codice di procedura penale, cui hanno ritenuto di doversi riferire i magistrati di Palermo”.