Lo scriva bene! Sono o-r-g-o-g-l-i-o-so di essere andato in carcere a visitare Francesco Bellavista Caltagirone”. Claudio Scajola scandisce ogni lettera. Ripete tre volte la parola: “Orgoglioso”. Si accerta ancora: “L’ha scritto?”. Non gli pare sconveniente essere andato in prigione a visitare l’imprenditore indagato con lui per associazione a delinquere. Gli sembra “doveroso” essere entrato mostrando il tesserino parlamentare. Parla di “torture”.

Sabato mattina le guardie carcerarie di Imperia non credevano ai loro occhi. Alla porta del penitenziario si presenta lui, sì, proprio Scajola, per decenni il signore della città. Mostra il tesserino parlamentare, chiede di visitare Caltagirone Bellavista. “Possibile?”, si chiedono , visto che i due sono coindagati nell’inchiesta della procura di Imperia. I pm gli hanno contestato l’associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta. È il grande scandalo del porto che doveva essere il monumento all’era Scajola e che invece rischia di diventarne l’epitaffio: costi lievitati – gonfiati, secondo la polizia postale che ha condotto le indagini – da ottanta milioni a quasi duecento. Scajola non fa una grinza. Mostra i documenti, punta dritto verso la cella di Caltagirone Bellavista. La voce, però, si diffonde in un batter d’occhi in città. Viene confermata senza alcun imbarazzo da Alessandro Turco, l’avvocato dell’ingegnere arrestato mesi fa e poi finito di nuovo in manette perché avrebbe continuato a operare con le sue società: “Certo, Caltagirone Bellavista è stato visitato dagli onorevoli Giovanni Consolo, Riccardo Villari e Claudio Scajola”.

Già Scajola. Ma chi si immagina che l’ex ministro cerchi di nascondere il suo gesto, prende un abbaglio. Anzi, quando comincia a parlare con il cronista usa quel tono che i suoi sostenitori e avversari politici conoscono bene. Alza il volume della voce, scandisce le parole, pare mettere il petto in fuori: “Certo che sono andato a visitare Caltagirone Bellavista. Me l’hanno insegnato da bambino, lo dice anche il Vangelo, bisogna visitare i carcerati. E io l’ho sempre fatto”. Il cronista riesce appena a interloquire, Scajola è un fiume in piena: “Avete visto le fotografie dell’arrivo di Caltagirone al penitenziario? Sono una vergogna. È arrivato con il cellulare, sofferente, e davanti al portone c’erano decine di fotografi ad attenderlo. Appena ho visto quelle immagini sono rimasto sconvolto”. Anzi, “s-c-o-n-v-o-l-t-o”, scandisce ancora. Aggiunge: “Non ci ho pensato un istante e dopo mezzora ero lì a trovarlo. Ho passato mezzora con lui. Poi, come faccio sempre, ho visitato il carcere”. Per entrare ha mostrato il tesserino parlamentare? “Sono un parlamentare e ho diritto a entrare negli istituti di pena per valutarne le condizioni”. Ma Caltagirone è un suo coindagato… “Per me visitarlo era un dovere morale”. Poi Scajola fa una pausa, come se volesse valutare se dare un affondo. Ma l’uomo è un miscuglio di scaltrezza e irruenza. E forse vuol dimostrare che lui non si arrende. Così aggiunge: “Sono orgoglioso di essere stato in carcere da Caltagirone Bellavista”. Ma ecco l’affondo finale: “Il carcere preventivo dovrebbe essere un rimedio non una tortura. Basta con gli abusi, basta con le torture”. Ma i magistrati come giudicheranno questa sua mossa? “Io sono un uomo, prima che un opportunista. Mi sono comportato secondo scienza e coscienza e non ho niente da nascondere. Come sempre. E poi, ripeto, come parlamentare devo impegnarmi contro un uso del carcere preventivo che ricorda la tortura”. Con Caltagirone Bellavista ha parlato dell’inchiesta che vi vede coindagati? “Abbiamo parlato soltanto delle sue condizioni di salute”.

A quanto sembra Caltagirone Bellavista gode di molta solidarietà in ambienti parlamentari, soprattutto di centrodestra. Giuseppe Consolo non è figura di secondo piano anche se al grande pubblico è noto soprattutto come il padre dell’attrice Nicoletta Romanoff. Ma è anche nella giunta per le autorizzazioni a procedere (famosa la sua battaglia contro l’autorizzazione a procedere nei confronti di Pietro Lunardi). Ma forse il legame con Caltagirone Bellavista è la comune stima per Maria Angiolillo (nel fascicolo dell’inchiesta ci sono foto di una cena commemorativa della regina dei salotti romani in cui l’ingegnere arrestato sedeva con l’onorevole Giustina Destro e pezzi grossi della stampa e delle forze dell’ordine, nessuno indagato). Riccardo Villari (un passato nel Pd, un presente nel centrodestra) invece racconta: “Sono andato a visitare Caltagirone Bellavista perché lo conosco, ma anche per valutare le condizioni dei carcerati. Io visito anche detenuti comuni”. Per esempio Totò Cuffaro.

Da Il Fatto Quotidiano del 7 agosto 2012

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