Nel tentativo di ottenere dalla Troika gli aiuti sperati, l'esecutivo ellenico si prepara ad altri 11,5 miliardi di tagli. Ma litiga sulla nuova possibile riduzione degli assegni previdenziali, quando la minima è già scivolata a 250 euro. Intanto si fanno sentire gli effetti dei tagli precedenti: a settembre migliaia di scolari potrebbero non trovare posto nelle classi
Cinque miliardi di euro per evitare la crisi di governo e convincere la troika a finanziare un’ulteriore tranche di aiuti per casse dello Stato vuote. Un’ulteriore immissione di liquidità che in ogni caso concederà ossigeno solo per pochi mesi e non risolverà il problema a monte. Prosegue la telenovela euro-ellenica: la Grecia non soffre soltanto per le pur altissime temperature di una delle estati più torride degli ultimi trent’anni (picchi di 44 gradi e numerosi incendi). Ma a spaventare cittadini e osservatori sono le condizioni in cui prosegue l’applicazione del memorandum della troika, con serrati confronti tra i leader politici che appoggiano il governo Samaras e che si dice potrebbero metterne in discussione la sopravvivenza.
I rappresentanti ad Atene di Fmi, Bce e Ue necessitano di ulteriori 11 miliardi e rotti di tagli da parte del governo greco per staccare un altro assegno: ma sulla portata di quei macro tagli si è incagliata la sintonia dei tre partiti che formano l’anomalo governissimo ellenico (conservatori, socialisti e democratici di sinistra). Fotis Kouvellis, leader della sinistra democratica esclude di dare il proprio assenso a un’ulteriore riduzione di pensioni, stipendi, indennità e servizi sociali già vessati da un biennio di misure di austerità (tutti ridotti già del 20%, con le pensioni minime crollate a 250 euro). Ultima in ordine di tempo la direttiva del premier Samaras di alzare l’età pensionabile a 66 anni e di tassare le pensioni sopra i 1.400 euro. Due gli scenari sul tavolo delle contrattazioni. Il primo: riduzione del 3% per le pensioni da 700-1000 euro; del 5% per le pensioni da 1000-1400 euro; del 10% per quelle oltre i 1.400 euro. Il secondo: riduzione del 2% per le pensioni da 700-1000 euro; del 3% per quelle da 1000-1300 euro; del 5% per quelle da 1300-1600 euro; del 10% per le pensioni da 1600-2000 euro e del 15% per quelle oltre i 2.000 euro. Altri pesanti risparmi potrebbero arrivare, come rivelato dalla Reuters, dalla riduzione di 40mila dei 700mila dipendenti pubblici della faraonica macchina burocratica greca. Il tutto senza toccare i grandi patrimoni, come rimprovera il leader dell’opposizione Alexis Tsipras, oltre gli stipendi dei manager di Stato, gli euro greci in Svizzera e ritardando ancora le privatizzazioni che il tecnico Lucas Papademos (premier per soli sei mesi) invocava dallo scorso novembre.
In occasione di un vertice a cui ha preso parte il ministro delle Finanze Ioannis Stournaras pare siano volate parole grosse tra i due. Con Kouvellis che ha definito la misura “un fiasco, e non è possibile concordare con un fiasco”. La risposta di Stournaras: “I numeri non usciranno senza rompere le uova”. Una metafora greca per dire che se i nuovi tagli saranno avallati, qualche altra cosa verrà rotta. Non ha detto cosa, ma è facile intuirlo: o gli equilibri interni di una maggioranza che scricchiola o la vita degli undici milioni di cittadini ellenici che stanno facendo i conti con l’iva al 23% e con una macelleria sociale già in atto. Degli 11,5 miliardi da tagliare non c’è accordo su cinque: se Kouvellis esclude di mettere mano ad ammortizzatori sociali e fondi disoccupazione, il socialista Venizelos annuncia altri licenziamenti nel pubblico impiego, provocando la dura reazione dei sindacati oltre che del suo partito che vive giorni di forti faide intestine. Secondo Stournaras per raggiungere l’obiettivo della troika dovrebbero essere garantiti 5 miliardi di risparmio dal Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, (il 50% della loro portata attuale). Con ripercussioni sui livelli occupazionali, sui meccanismi di cassa integrazione, sull’intero sistema previdenziale già azzoppato da decenni di politica. L’impressione è che la manovra porterà con sè chirurgiche conseguenze sul piano politico. In molti sostengono che alla fine di agosto, quando sarà necessario fornire alla troika numeri e dati, ci potrebbero essere delle sorprese.
Ma la notizia del giorno ad Atene è un’altra: oltre 53.000 bambini potrebbero non essere ammessi all’asilo nido e nelle scuole materne il prossimo settembre in virtù dei tagli già effettuati ai servizi sociali. E confermando i timori delle associazioni di genitori, che negli ultimi giorni hanno scritto al ministero per protestare contro la drastica riduzione. Secondo il presidente dell’Unione Regionale dei Comuni di Attica (PECA) Nick Sarantis “ancora una volta e in pochi giorni lo strangolamento economico da parte del governo centrale getta il peso della crisi solo ed esclusivamente sulle spalle dei cittadini”. Intanto il rating della Grecia viene relegato a ‘CCC/C’ , rivisto l’outlook portandolo da stabile a negativo. Così Standard and Poor’s secondo cui la decisione è stata presa in seguito “ai ritardi nell’attuazione delle misure di risanamento del bilancio e del peggioramento della situazione economica greca”. S&P stima che la Grecia “avrà probabilmente bisogno di ulteriori finanziamenti per il 2012”. Anche se il problema primario rimane chiudere quella gigantesca falla, anziché ripianare debiti con altri (e infiniti) debiti.
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