E' la torre più alta del Regno Unito e si trova nel parco olimpico. L'azienda aveva assicurato che l'acciaio con il quale è stata realizzata proveniva dai cinque continenti. In realtà la maggior parte dei metalli utilizzati arriva dalla miniera di Omarska, un ex campo di concentramento bosniaco dove furono imprigionate fino a 7mila persone
All’interno del Parco Olimpico, tra lo Stadio e l’Aquatic Centre, si erge un’immensa struttura di metallo. Con i suoi 114,5 metri, la ArcelorMittal Orbit è la più alta installazione del Regno Unito e, nei pensieri e nelle parole degli entusiasti ammiratori cittadini, è meglio della Tour Eiffel parigina. Disegnata da Anish Kapoor e Cecil Balmond, la Orbit è una torre di osservazione circondata da eliche rosse di tubi d’acciaio che dovrebbero ricordare la struttura del Dna. Costata 19,1 milioni di sterline: 3 milioni provengono dalla pubblica London Development Agency, mentre i restanti 16 sono del magnate indiano dell’acciaio Lakshmi Mittal (già padrone del Queens Park Rangers, una volta insieme a Briatore ed Ecclestone), che per contratto ne recupererà almeno 6 da futuri guadagni e sponsorizzazioni.
Bella o brutta che sia architettonicamente, la storia che si nasconde all’ombra della Orbit è sicuramente orribile. ArcelorMittal, la multinazionale dell’acciaio indiana da cui il nome della torre, nel 2004 ha acquistato la miniera di Omarska, in Bosnia: un ex campo di concentramento dove nel 1992 furono imprigionati dai 3 ai 7mila bosniaci, tra cui molte donne e bambini. Di questi, almeno un migliaio è scomparso nel nulla. Omarska è uno di quei posti che l’Europa e il mondo preferiscono dimenticare, e a guerra finita si è fatto di tutto perché la miniera fosse rimessa in funzione al più presto. Quando nel 2004 Mittal ha acquisito il 51% della miniera, ha promesso di valorizzare la storia e il passato di quel posto. Nulla è però ancora stato fatto.
La ArcelorMittal utilizza invece, nella miniera di Omarska, le stesse strutture e le medesime attrezzature che vent’anni fa servirono come prigioni e strumenti di tortura, come se nulla fosse. L’unico inconveniente, come testimoniato dai lavoratori, è che ogni tanto saltano fuori dal terreno centinaia di scheletri a rallentare le operazioni di estrazione dei metalli. Quando ha presentato il progetto Orbit per il Parco Olimpico, la multinazionale indiana ha spiegato di aver usato metalli provenienti da sue miniere nei cinque continenti, come omaggio ai cinque cerchi olimpici. Peccato che poi, entrando nello specifico, nell’elenco dei paesi europei da cui sono giunti ferro e acciaio, mancasse la Bosnia.
Eppure il 14 aprile scorso Mladen Jelača, responsabile della compagnia nella regione di Prijedor, ha dovuto confermare al professor Weizman della Goldsmiths University, che la maggior parte dei metalli europei utilizzati per la costruzione della torre proviene dall’ex campo di concentramento di Omarska. Così ora sono nati diversi comitati, sia in Bosnia sia nelle varie comunità di esuli scappati dopo la guerra, che chiedono che la ArcelorMittal Orbit diventi il promesso e mai realizzato monumento alle vittime di Omarska. “Ora che i destini di Londra e Omarska sono legati così indissolubilmente, il riconoscimento della torre come monumento alla memoria sarebbe il minimo – spiega Susan Schuppli di Forensic Architecture – Non si può accettare che i profitti di una multinazionale, provenienti da un ex campo di concentramento, possano trasformarsi nel monumento che segnerà il futuro della città di Londra condannando invece all’oblio la tragedia di Omarska”.