È l’unico museo al mondo dedicato alla pallavolo, con magliette, foto e trofei donati dai giocatori di tutte le epoche che hanno fatto la storia di questo sport. Nato a Modena nel 2009 grazie all’iniziativa di Antonio Panini, ora attende in uno scantinato, rinchiuso tra mille scatoloni. Ad aprile scorso infatti, il museo del volley di Modena aveva chiuso i battenti per spostarsi dalla periferia finalmente al PalaPanini e coronare così un progetto già lungamente discusso. Poi i primi problemi con l’amministrazione comunale per trovare spazi e ora un’offerta da Milano, che ambirebbe ad ospitare un’idea così unica e rara. La proposta è arrivata dalla bocca del Presidente della Fipav Lombardia, Adriano Pucci Mossotti, che ha proposto al museo gli spazi del Centro Federale Pavesi di Milano, a fianco della foresteria del Club Italia, centro per i talenti del volley femminile. E se i dirigenti modenesi gridano allo scandalo, l’offerta che suona come una minaccia è servita a muovere la situazione e a costringere le parti in gioco a fissare un appuntamento per fare il punto della situazione.
“Abbiamo deciso – dice Franco Bertoli, ex campione di pallavolo a Modena e commentatore Sky per le Olimpiadi 2012, – di non rilasciare dichiarazioni sui giornali, per evitare di alimentare le polemiche in una situazione già delicata. Il museo del volley è un progetto di volontari come me, e quello che vogliamo è semplicemente valorizzare questo tesoro”. Bertoli, è la voce televisiva della pallavolo italiana, il commentatore tecnico che racconta a telespettatori lo sport di oggi, lui che di gare del passato ne ha giocate tante. E proprio il narratore della tv, già nel consiglio direttivo del museo del volley, molte volte metteva i panni di guida turistica per andare a raccontare alle scolaresca giunte a Modena le gesta di uno sport che ha fatto la storia dell’Emilia Romagna.
La polemica nasce da un cambio di sede: il museo avrebbe dovuto in un primo momento essere ospitato nella stessa struttura del PalaPanini là dove ci sono attualmente due palestre per yoga e judo: un open space al piano terra che, secondo gli organizzatori, avrebbe permesso l’apertura anche in orari diversi dal palazzetto sportivo. Poi lo stop da parte del Comune di Modena, che ora offre un altro spazio, al secondo piano, dove attualmente ci sono gli uffici del Coni. Locali piccoli, scomodi e difficili da raggiungere, sono le critiche dei dirigenti che chiedono la giusta valorizzazione per un museo di grande prestigio.
“Il Comune – sostiene l’assessore allo sport di Modena, Antonino Marino, – vuole fare tutto il possibile per mantenere l’iniziativa in questa città. Purtroppo dobbiamo tenere conto anche delle esigenze di chi pratica sport negli spazi scelti per il museo. Noi abbiamo offerto un’alternativa, ora bisogna che cerchiamo di venirci incontro, perché il comune ha tante altre preoccupazioni a cui pensare”. Un dialogo tra le parti che per giorni è andato avanti a botta e risposta sui giornali e che nelle prossime settimane vedrà gli interessati seduti intorno ad un tavolo. E mentre i responsabili del museo, il presidente Antonio Panini in primis, non rilasciano dichiarazioni, le proposte insistenti vengono proprio da fuori regione, e dalla Fipav Lombarda che nel 2014 ospiterà i mondiali femminili di volley.
“Sono senza parole – commenta Luigi Tondelli, Presidente Fipav Modena – “Milano ha sempre avuto mire su questo tesoro, però nell’anno del terremoto io mi sarei guardato bene dal fare proposte del genere. Il museo appartiene a Modena e basta e spero che istituzioni e responsabili si oppongano in tutti i modi al trasferimento. Noi da parte nostra, faremo sentire la nostra voce”. Tante le polemiche per un pezzo di storia di Modena e dell’Emilia Romagna che rischia di lasciare la sua patria d’origine. All’inizio c’erano due fratelli, i fratelli Panini, con un’edicola e una schiera di appassionati che giocava lo sport per divertimento. Poi sono arrivate le figurine Panini, e la voglia di sponsorizzare la società locale di pallavolo. E dai primi allenamenti del Professor Anderlini ai campioni e gli scudetti, il passo è stato breve. Montorsi, Sibani, Dall’Olio e poi Cantagalli, Bertoli, Lucchetta, Velasco, sono solo alcuni dei grandi nomi della pallavolo italiana arrivati a Modena e che qui hanno imparato a schiacciare, palleggiare e ricevere. Hanno visto la pallavolo, l’hanno giocata e poi l’hanno insegnata e sempre sul palquè del PalaPanini, dove ora vorrebbero che restasse il loro progetto. E nell’anno del terremoto, con palestre inagibili e attività sportive che rischiano di non partire a settembre, Modena teme ora di restare orfana del suo prestigioso museo dedicato alla pallavolo.