In molti in Francia guardano all’esternazione a sorpresa dell'ex presidente che invita a intervenire come all’occasione colta per ritornare sulla scena, in una fase in cui il suo partito è afflitto da lotte intestine e stenta a trovare un suo erede: una sorta di sindrome da Pdl italian
Il suo “fioretto”, la promessa solenne di abbandonare la scena politica dopo la sconfitta alle presidenziali? Solo tre mesi è riuscita a mantenerla: Nicolas Sarkozy è improvvisamente ricomparso, nel mezzo di un’estate torrida ormai anche a Parigi. E per attaccare François Hollande, criticato nella sua gestione della crisi siriana. Per il suo immobilismo. Le sue indecisioni. Insomma, per la mancanza di iniziativa della Francia.
Martedì sera Sarkozy è rimasto al telefono per una quarantina di minuti con Abdel Basset Sayda, presidente del Consiglio nazionale siriano, la principale forza di opposizione al regime di Bashar al-Assad. Il comunicato congiunto poi pubblicato dai due non lascia dubbi: lancia diverse frecciatine all’attuale Presidente. Sarkozy e Basset Sayda chiedono “un’azione rapida della comunità internazionale per evitare nuovi massacri”. Ed evocano “le similitudini della crisi siriana con quella libica”, dove, su iniziativa della Francia, era stata lanciata un’operazione militare contro Gheddafi.
Già alla fine di luglio il quotidiano Le Parisien aveva riportato presunte frecciatine pronunciate da Sarkozy nei confronti di Hollande: “Mi hanno criticato sulla Libia – avrebbe detto l’ex Presidente -, ma io almeno ho agito. Bisogna essere più duri contro il regime di Damasco”. Il suo entourage aveva poi smentito quelle dichiarazioni, confermate pero’ da esponenti dell’Ump, il suo partito. E ora che Sarkozy è in un certo senso uscito allo scoperto, altri colleghi di partito gli stanno dando man forte contro la politica del Governo. “Hollande è in vacanza e pure Sarkozy – ha sottolineato Nadine Morano, ex ministra della Famiglia, molto vicina all’ex Presidente – ma il secondo, a differenza del primo, è attivo sul dossier siriano, come lo fu nel 2008 per la Georgia”. Allora, sempre in pieno agosto, Sarkozy riuscì in effetti, con il suo iperattivismo, a contribuire alla soluzione di quel conflitto. “Hollande non puo’ fare meno di Sarkozy – ha rincarato la dose Philippe Juvin, uno dei segretari nazionali dell’Ump, riferendosi al caso libico -: la Francia deve intervenire militarmentee e far cessare i massacri in Siria. Basta con questo attendismo criminale del nuovo capo di Stato”.
Dalla sinistra, ovviamente, non sono mancate le risposte. Il deputato socialista Jean-Christophe Cambadélis ha giudicato “inopportuna e poco elegante” l’uscita di Sarkozy, ora che in Siria si spara e si muore, “tanto più che la Francia si trova all’avanguardia nel sostegno della rivoluzione siriana”. Quanto a Laurent Fabius, ministro degli Esteri, subito dopo le rivelazioni del Parisien, aveva già commentato così: “L’unico ricordo che ho riguardo a Sarkozy nei confronti di Assad è di averlo invitato a presiedere le cerimonie del 14 luglio nel 2008″. In effetti, fino a tempi relativamente recenti, l’ex Presidente francese si presentava come il migliore amico in Europa del dittatore siriano. Così come aveva intessuto con Gheddafi relazioni privilegiate fino a un anno prima del patatrac. E stamani, in un’intervista rilasciata al Parisien, Fabius si è detto “sorpreso che Sarkozy possa suscitare una polemica su un evento così grave, mentre da un ex Presidente si aspetterebbe ben altro”.
In molti in Francia guardano all’esternazione a sorpresa di Sarkozy come all’occasione colta per ritornare sulla scena, in una fase in cui il suo partito è afflitto da lotte intestine e stenta a trovare un suo erede: una sorta di sindrome da Pdl italiano. Ma in tanti anche rimpiangono il suo iperattivismo in mezzo alle crisi internazionali, che poteva apparire esagerato e megalomane, ma che certe volte funzionava. Le critiche in questo senso provengono pure da sinistra, vedi il filosofo Bernard-Henri Lévy, che si è detto pubblicamente deluso dalla gestione del dossier da parte di Hollande. Il Presidente potrebbe anche accettare un intervento militare (sebbene questa non sia la priorità del momento) ma solo sotto l’egida dell’Onu. Come dire, con il sì del Consiglio di sicurezza, che, fra l’altro, è presieduto proprio dalla Francia dall’inizio del mese. Ma in quell’organismo la Cina e soprattutto la Russia si oppongono a un’iniziativa del genere. E forse non accetteranno neanche una risoluzione di tipo umanitario, per consentire la gestione dell’Onu di aiuti massicci a Damasco, per il timore che questa sia l’anticamera ad altro.
Intanto Fabius ha previsto una visita nell’area a partire dal 15 agosto (in Giordania, Libano e Turchia). Ma visto come la situazione sta precipitando, non sarebbe forse meglio interrompere le vacanze e partire subito?