Il taxista è innamorato?
Ci sono sensazioni e emozioni che a volte non vengono percepite. Una sordità percettiva devastante. Un giorno ero in un taxi e mi telefona mia moglie. Dopo aver parlato ci salutiamo e io le dico: “Ti amo”. Spengo il cellulare e il taxista, un uomo sulla sessantina, emette una specie di grugnito. Quando noi maschi siamo da soli senza donne a volte facciamo conversazioni senza parole: solo una serie di grugniti. Quel gorgoglio gutturale del taxista voleva significare: “Che palle le donne devi digli un sacco di sciocchezze per tenerle buone”.
La consuetudine avrebbe voluto che io rispondessi con un grugnito appropriato che significa: “È proprio vero fratello maschio, ce ne tocca di sopportare se vogliamo fare sesso.” Invece decisi di mettermi a discutere. E gli dissi che amo proprio mia moglie. Non sono obbligato a dirle frasi gentili. Lui allora mi ha raccontato che era sposato da 43 anni, certo sua moglie era una bravissima donna, gli aveva cresciuto 3 figli che avevano studiato all’università, e ora gli avevano dato dei nipoti, e lei lo aveva sempre rispettato, e aveva tenuto la casa pulita e cucinava pure bene…Insomma un sacco di apprezzamenti positivi. Però lui sua moglie non l’amava. La stimava. Ma non la amava.
Allora gli ho chiesto: “Ma se lei morisse?” E allora lui parte con un discorso su quanto la sua vita sarebbe distrutta se dovesse perdere sua moglie…Allora gli dico: “Scusi, ma sua moglie è una donna straordinaria, e lei riconosce le cose positive che ha fatto. E lei non parla di sua moglie con una stima generica, lei lo sa che questa donna è stata capace di tanti sacrifici, e ha dato tutto quel che poteva al suo uomo e ai figli. Lei la considera una donna eccellente. E dice che se questa donna morisse la sua vita sarebbe distrutta… Sa cosa le dico: mi viene il sospetto che lei ami questa donna.”
A questo punto, non ci contavo, il taxista cambia tono di voce. Il mio discorso lo ha sconcertato. Allora decido di andare avanti. “Ha mai pensato a cosa succederebbe se lei tornasse a casa, suonasse alla porta e quando sua moglie le apre lo trovasse con un mazzo di rose rosse in mano che si dichiara: ‘Volevo dirti che ti amo, che ti voglio ringraziare per tutto quello che hai fatto per me in questi 43 anni! Tu sei la luce della mia vita.’”
Il taxista sbotta: “Ma vaaa! Se vado a casa con i fiori in mano e le dico una cosa del genere lei mi chiede se sono diventato scemo.”
Ma io sento che la sua convinzione vacilla: “Ne è sicuro? Io invece immagino la faccia che farebbe sua moglie, il sorriso che le spunterebbe sulle labbra, dopo una vita che ha dato tutto senza poter avere un briciolo di romanticismo. Sa come sono le donne… A certe cose sono sensibili. Secondo me sua moglie si commuoverebbe, l’abbraccerebbe e le direbbe Grazie”.
A questo punto evidentemente il taxista si figurò il viso della moglie stupita e felice per la sua dichiarazione d’amore, e l’immagine dovette piacergli perché improvvisamente parve convinto e mi disse: “Adesso stacco, compro un mazzo di rose per mia moglie e vado a casa e glielo dico che la amo!”
Non so cosa sia successo poi, magari lo ha fatto veramente, magari ha cambiato di nuovo idea. Ma questa conversazione mi ha convinto della potenza delle censure mentali. Se non identifico qualche cosa non la vedo. Il nostro cervello seleziona poche informazioni utili tra le migliaia che riceve, così la nostra mente spesso vede sulla base di modelli preconcetti. Se pensi che il vero maschio non perde tempo con le sciocchezze sull’amore romantico, allora puoi non renderti conto di provare amore.
Esistono molti studi su questo tema, a partire dal grande lavoro di Jean William Fritz Piaget sulla percezione e l’identificazione. E su You Tube puoi trovare numerosi incredibili esperimenti che riguardano le illusioni ottiche e mentali. Ad esempio, lo spettatore al quale viene chiesto di contare il numero dei passaggi realizzati da una squadra, durante una partita di basket, non si accorge di uno scimmione che attraversa ripetutamente l’area di gioco…
Ma io credo che ci sia di più. I condizionamenti culturali sono gli agenti di una censura su gran parte delle nostre esperienze emotive. È come se invece di assaporare direttamente le sensazioni della vita le filtrassimo guardandole attraverso un videocitofono. Ma il tramonto, gli spaghetti alla carbonara, il sesso e la poesia araba del secondo secolo non sono un gran che se li percepisci appannando le emozioni.
Poi ti trovi a cadere nella depressione…E vorrei vedere…
Ma basta aprire le porte alle sensazioni, guardarle direttamente, assaporarle, che subito ti viene il sospetto che l’Universo non sia proprio una schifezza totale! E per far questo non serve nessun Guru: tutti siamo capaci di ascoltare. Basta volerlo.