Silvio Berlusconi non ha dubbi: nel processo Ruby, che lo vede imputato di concussione e prostituzione minorile, non sarà condannato. L’ex premier lo spiega in un’intervista al quotidiano francese Libération, domani in edicola e disponibile sul sito: ”Sono sempre stato assolto – dichiara al giornale-, e sarà così anche per il processo Ruby”. Poi attacca “una parte estremista e politicizzata della magistratura” che ha cominciato “a perseguitarmi da quando sono entrato in politica, e non ha più smesso”. Una posizione che secondo il Cavaliere è condivisa dagli italiani (“lo hanno capito”) che, peraltro, lo sostengono (“sono con me”).
Oltre alle sue vicende giudiziarie, il Cavaliere parla a tutto tondo di politica ed Europa, dalle sue dimissioni all’ipotesi di uscire dalla moneta unica. Interpellato su una possibile “azione concertata” di Francia e Germania per spingerlo a lasciare la guida del governo, l’ex premier spiega: ”Non ne so niente e non ci credo”. La scelta di fare un passo indietro, aggiunge, è venuta dalla volontà di “far nascere un governo di tecnici che beneficiasse dell’appoggio di maggioranza e opposizione, al fine di poter finalmente cambiare la struttura dello Stato e fare dell’Italia un Paese governabile come la Francia”. Speranze che non si sono realizzate visto che, osserva, “sfortunatamente, per il momento, così non è stato”.
Commentando la situazione europea e la crisi economica, smentisce di avere usato la parola “bestemmia” riguardo all’uscita dell’euro. Al contrario, dice di avere “sempre affermato che l’uscita dall’euro di uno o più Paesi provocherebbe la disintegrazione dell’eurozona. Sarebbe il fallimento di un progetto storico di un’Europa unita, e nessuno può auspicarlo”. E corregge il tiro: “Da parte mia – conclude – ho solo detto che di fronte all’intransigenza sulla disciplina di bilancio e al rigore, che sono obiettivi importanti ma insufficienti se non si prendono come controparte misure sulla crescita, il problema di un’uscita dall’euro finirà per porsi inevitabilmente, almeno per salvare la forza produttiva del nostro Paese”. Attribuisce “l’ipotesi di un’uscita dall’euro” al Pdl, visto che “senza dubbio è stata brandita da certi membri del mio partito in modo tattico per far cambiare direzione alla posizione tedesca. Ma nel Pdl riteniamo tutti che l’uscita dall’euro sarebbe un disastro”.
Tornando a temi di politica interna, a Libération spiega che il suo partito ha ”sostenuto lealmente il governo Monti, e questo si è manifestato in parlamento con 34 voti di fiducia. Ma è vero che si tratta di un sostegno critico, un pungolo per l’adozione di riforme costituzionali e di misure per la crescita”. Su una sua nuova discesa in campo dichiara che “tutto il partito, a cominciare dai deputati, mi chiedono di tornare per beneficiare della mia popolarità in campagna elettorale. Non ho ancora deciso ma una cosa è sicura: sono sempre stato al servizio del mio Paese”. Dice di continuare nel suo impegno politico per “senso di responsabilità verso il mio paese e forse l’amarezza di non aver fatto tutto ciò che volevo”. Infine ricorda ancora una volta che il suo ingresso in politica nel 1994 “ha permesso di evitare che la sinistra arrivasse al potere, tenendo conto che in Italia abbiamo una sinistra che è ancora ancorata alle pratiche del vecchio partito comunista. E’ un merito storico di cui sono fiero”.