Tra i tanti appuntamenti estivi da segnare in agenda c’è la Festa del lampone e del mirtillo di Avasinis. Qui, in un borgo montano di 300 anime nell’Alto Friuli, ogni anno si ritrovano 150mila persone attratte dalle delizie dei frutti di bosco e dai segreti dell’elisir di giovinezza.
Dal 10 al 12 agosto le strade del paese, una frazione del Comune di Trasaghis in provincia di Udine, vengono completamente chiuse al traffico e si aprono corti, giardini, piazze e cortili per offrire ai visitatori ceste zeppe di lamponi e mirtilli appena colti. Da queste parti la filiera è cortissima, praticamente a metro zero. Le montagne all’altezza della Val Del Lago, infatti, abbondano di questi frutti che qui crescono spontaneamente. Per trovarne altrettanti bisogna andare fino in Austria o in Slovenia. E la popolazione del posto non li ha certo lasciati a marcire: «Saremo pochi, ma siamo gente di ingegno», dice orgoglioso Giovanni Rodaro, presidente e fondatore della Pro Loco “Amici di Avasinis”. Così sin dagli anni Sessanta, una lunga pausa dopo l’Orcolat, il terremoto del 1976, e ininterrottamente per gli ultimi 15 anni, ogni agosto la popolazione locale organizza la «Fiesta das molèas e das cirigniculas». A cui contribuiscono tutti, quasi nessuno escluso: i volontari sono 250 su 300 abitanti!
«Alcuni giorni prima della festa le donne vanno a raccogliere i frutti, a 1200 metri di altezza i mirtilli e a 750 i lamponi», spiega il signor Giovanni, «serve grande esperienza perché bisogna fare tutto a mano; gli attrezzi sono proibiti per non rovinare le piante affinché facciano frutti gli anni successivi». Forse chi coglie a mano i doni della propria terra si ricorda ancora di rispettarla. Quindi gerle traboccanti di gemme rosse e nere si offrono generose ad ogni angolo della borgata. Oltre a mirtilli e lamponi freschi, si possono assaggiare il gelato biologico con frutti di bosco caldi, bomboloni e crostate, sciroppi e confetture, la frittata filante, il radicchio con l’aglio di Avasinis, i fagioli di “Seghin”, il frico, wurstel e carni locali, il salame con l’aceto. I dolci abbinati al Ramandolo e i piatti salati accompagnati dai grandi vini friulani. «C’è gente che torna ogni anno. Arrivano da tutto il Nord e dal Centro Italia, ma anche dai Paesi confinanti», racconta il presidente della Pro Loco, «ad esempio c’è un dottore austriaco che ogni anno compra 2-3mila euro di mirtilli: dice che ci fa degli infusi speciali…».
Chissà se anche il medico è alla ricerca dell’elisir di giovinezza. Mirtilli e lamponi, si sa, hanno speciali proprietà salutistiche e antietà. Leggenda vuole che Gabriele D’Annunzio trovasse un supporto alle sue seduzioni amorose grazie allo sciroppo “Lampone Falomo” di Gemona del Friuli prodotto proprio con i lamponi selvatici di Avasinis. «Le nostre donne conoscono i segreti di questi frutti: si fanno le creme in casa e ogni mattina si lavano la faccia con il liquido dei lamponi. E i loro volti non hanno rughe», assicura Rodaro. Si dice anche che osservando le foto d’epoca si nota come le nonne, grandi raccoglitrici e consumatrici di lamponi, avessero pelli levigatissime.
Vero o no, di sicuro un segreto deve averlo anche la signora Annamaria, 80 anni superati da un pezzo: dal suo paesino di tre case in Carnia, dove d’inverno la neve supera i due metri, prepara ogni anno 10mila cjarsons, una sorta di ravioli tipici della montagna carnica, preparati solitamente con un interno di cioccolata (ma non sono dolci!). Solo ad Avasinis si trovano invece con il cuore di mirtillo e noci, serviti con burro fuso e ricotta affumicata. La ricetta è top secret: «Solo Annamaria la conosce», dice Giovanni Rodaro. L’altro piatto forte sono gli gnocchi, anche loro rigorosamente fatti a mano, preparati con una salsa di mirtilli e lampone. Un bel piatto dal colore violaceo “brevettato” da un giovane e bravo chef che lavora a Palma de Mallorca, ma che ha regalato questa ricetta al suo paese d’origine. E per finire una buona birra al lampone made in Friûl: «Adesso va molto di moda in Austria», nota il signor Giovanni, «ma l’abbiamo inventata noi!».
di Natascia Gargano